Cosa è mai il silenzio? L’ assenza di voci, di suoni, di lotta e di vita? O piuttosto forse una categoria astratta sulla quale si può riflettere all’ infinito? Un concetto forse che non si riesce mai veramente a definire bene? Il racconto IL SILENZIO DELLE SIRENE del grande narratore praghese Franz Kafka può dare un ‘ idea della complessità che si nasconde dietro questa semplice parola: silenzio. Il canto delle sirene era noto a tutti nell’ antichità, e non sarebbero certo bastate una corda e dei tappi di cera per le orecchie, artifici che utilizzò Ulisse per sè e i suoi compagni, per sfuggire al canto delle terribili ammaliatrici. Tutto preso sulla nave ad organizzare l’ evento, cioè a distribuire tappi di cera e a sistemare corde intorno all’ albero maestro, Ulisse non si accorge che le Sirene fissano lo sguardo nel riverbero dei suoi grandi occhi e dimenticano di cantare. Ma le Sirene hanno un’arma che è ancora più terribile del loro canto, ossia: il silenzio. Forse qualcuno si sarà salvato dal loro canto, ma non dal loro silenzio! Eppure Ulisse non udì il loro silenzio e credette che cantassero, e che solo lui fosse protetto dall’ udirle. Egli vede di sfuggita, mentre la nave passa davanti al loro scoglio, i loro occhi pieni di lacrime e le loro bocche socchiuse e crede che ciò faccia parte del canto che non udito risuona intorno a lui; e proprio quando è più vicino a loro esse scompaiono alla sua vista perchè, abbagliate da ciò che avevano scorto di profondo o di terribile nel suo sguardo, non vogliono più sedurre. Proprio Ulisse, il più astuto fra gli uomini, non si è accorto che le Sirene in realtà tacevano? Sì se n’ è accorto e ha opposto a loro la sua finzione. In un racconto di una pagina soltanto, il genio letterario di Kafka sembra volerci dire che Ulisse si sia difeso non dal canto delle Sirene bensì dal loro silenzio, molto più micidiale del canto. Allora ci pare di capire che il silenzio è un qualcosa di molto più potente del canto, e che ha una sua interna melodia la quale, se percepita, è irresistibile per l’ orecchio umano, forse anche mortale. Sarà sensuale, suadente; oppure tumultuosa, forte, trascinante; chissà? La sua frequenza potrebbe demolire o edificare. In fondo in molti miti sull’ origine del mondo presso molti popoli, l’ Universo nasce sempre dalla vibrazione del silenzio che si trasforma in melodia e pone in essere ogni cosa. Perciò possiamo dire che il silenzio non è quell’ assenza o quel vuoto insignificante che sembra.
Francesca Rita Rombolà
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