Del FAUST di Johann Wolfgang Goethe, uno dei maggiori poeti della letteratura tedesca e mondiale, si è scritto molto e tanto; si può scrivere di tutto e nulla, e sarà ancora così anche fra cento o duecento anni. Non tanto per la camplessità e la vastità dell’ opera, quanto piuttosto per la soggezione e, in un certo senso, anche il timore che essa incute ad ogni critico letterario come a ogni lettore, colto o comune. Forse è inutile ricordare che il FAUST di Goethe è l’ ultima grande epopea umana scritta in versi, dopo l’ Iliade e l’Odissea di Omero, L’ Eneide di Virgilio, La Divina Commedia di Dante, La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso e L’ Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. All’ interno di quest’ opera vi è veramente di tutto e di più. Ogni tipo di sentimento e di passione umani; il dolore e la gioia; la speranza e la disperazione; la tristezza e la letizia; la vita e la morte; il Divino e il suo contrario; il Bene e il Male. Riassume in sè le doti del capolavoro letterario, umano, religioso che si innalza, possente e sicuro, oltre il tempo e lo spazio. Si potrebbero scrivere pagine e pagine di commento, cercare e cercare le molte ragioni della sua esistenza, tentare di decifrarne il messaggio nascosto o gli infiniti messaggi che nascosti non appaiono o magari lo sono più di tutti; ma ciò forse esula dalla nostra competenza, dal nostro interesse o dalla nostra curiosità. Quel che ci preme sottolineare, qui e adesso; quel che ci importa mettere in evidenza, in tale contesto e in tale momento, è l’ inizio del poema e il suo protagonista Faust, e per un’ ovvia ragione che l’ autore non ha certo lasciato al caso: Faust di notte nel suo studio, la vigilia di Pasqua. Professore di università, scienziato, alchimista, Faust ha studiato per tutta la vita: ” E nulla, vedo, ci è dato sapere! ” Per questo si è dato alla magia, alla ricerca di una scorciatoia che sveli i segreti della Natura. Sfogliando un libro esoterico, scorge il segno del Macrocosmo, simbolo della Natura come tutto. Sublime, ma è solo uno scenario. Faust allora evoca lo Spirito della Terra, principio creatore immanente al mondo. Ma non può sostenerne la vista, e si volge disfatto. Bussano. E’ Wagner, il suo assistente, che venera la parola scritta e concepisce la Scienza come accrescimento privo di contraddizioni. Egli crede che Faust stia declamando una tragedia greca, e vorrebbe approfittare di quella lezione di retorica. Faust risponde che per toccare i cuori bisogna parlare con il cuore. Wagner esce a malincuore. Faust, ripreso dai suoi cupi pensieri, decide di uccidersi. Ma quando sta per portare alle labbra la coppa del veleno, ode le campane e i cori dei fedeli della chesa vicina, e riaffiora in lui il ricordo della funzione religiosa della notte di Pasqua alla quale vi ha sempre partecipato durante l’ infanzia. Faust allora piange e… miracolosamente ” ritorna in vita “. Cosa sembra voglia dire all’uomo di ogni generazione, di ogni tempo, presente e futuro, l’autore del FAUST, con un inizio così maestoso e struggente eppure dalla semplicità disarmante? La notte di Pasqua, col suono potente e mistico delle campane a festa, ha davvero una magia del tutto speciale? Quel che può sentire o percepire o capire la notte di Pasqua ciascun essere umano è molto importante per il cuore, per l’ anima, per lo spirito? Domande alle quali non si può dare una risposta precisa ed esauriente, ma che tuttavia sembrano contenere in sè un ‘ unica implicita risposta. Cosa avviene la notte di Pasqua? E cosa è avvenuto la notte di Pasqua di duemila anni fa? Un ritorno alla vita dalle profondità abissali della morte. Un passaggio, glorioso ed eterno, da questa vita terrena ad una vita celeste e soprannaturale. Pasqua di resurrezione. E Faust percepisce, sente, comprende e ritorna alla vita, quasi risorge da morte come il Cristo. Anche se il suo spirito inquieto lo porterà più volte sull’ orlo del baratro, lo farà errare e lo travierà; anche se i personaggi che incontrerà sulla sua strada, in primis l’oscuro quanto misterioso Mefistofele, incarnazione del Diavolo o del Male, e poi le diverse donne quali Margherita, Sofia, Elena, Maria incarnazioni, diverse e graduali, dell’eterno femminino che lo precipiteranno o lo innalzeranno; egli non si perde mai definitivamente, e alla fine troverà la salvezza eterna, forse perchè l’ antidoto del ricordo della notte di Pasqua lo ” proteggerà ” da ogni avversità e da ogni male. ” E’ la notte della luce! Cristo è risorto! ” Prorompono con questa esclamazione di gioia tutti i fedeli la notte di Pasqua durante il rito greco -ortodosso. La verità di fede della notte di Pasqua… o comunque il delicato passaggio dalla morte alla vita che tutti, al pari di Faust, in un modo o in un altro, vorremmo sperimentare.
Francesca Rita Rombolà
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