I ricordi di un passato, forse neppure troppo lontano, di un Portogallo ancora sotto la dittatura di Salazar, di una Lisbona brulicante di suoni, di voci, di odori; con vie acquose e profonde e piazze con monumenti incrostati dalla salsedine dell’ aria impregnata di oceano. IL GIOCO DEL ROVESCIO dello scrittore Antonio Tabucchi è uno strano racconto. Il passato e il presente si rincorrono come in un gioco di bambini. Si alternano flashes improvvisi e atmosfere surreali: un treno di notte che percorre la campagna spagnola per raggiungere Lisbona, e sul treno il protagonista, forse lo stesso autore in altre vesti, che si reca nella capitale portoghese per rendere omaggio all’ amica morta Maria do Carmo Meneses de Sequeira. La memoria si trasforma in itinerario che svela percorsi impensabili; così Lisbona è la città dei poeti e degli scrittori che ne hanno tracciato la sua mappa e consolidato la sua struttura urbanistica. Il crepuscolo, quando si accendono le prime luci e il fiume Tago brilla di riflessi cangianti, ” trasmette ” al paesaggio la grande malinconia degli occhi di Maria do Carmo. La vita è un gioco del rovescio dove ognuno gioca ad essere quel che non è, dove si può cambiare significato persino alle parole scrivendole o pronunciandole al contrario. Il punto di fuga di qualunque prospettiva può rovesciarsi, cambiare in un istante, forse non esistere nemmeno più. Ma chi se ne accorge? Chi può capirlo? Il gioco, in realtà, è talmente sottile, talmente complicato e così sofisticato nella sua facilità da sfuggire all’ osservazione, da passare sempre inosservato sotto lo sguardo, attento o indifferente, della nostra esistenza vacua o assurda, piena o insignificante.
Un omaggio allo scrittore Antonio Tabucchi scomparso di recente ( il 25 marzo 2012 ) a Lisbona, in Portogallo, dopo una lunga malattia… nella sua Lisbona che in tanti racconti e romanzi ha descritto mirabilmente; nella Lisbona che amava e che ha amato tanto fino a voler esalare l’ ultimo respiro proprio nella sua atmosfera di vento oceanico e di sogni scagliati verso latitudini lontane.
Francesca Rita Rombolà
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