Inanna in sumero, Isthar in accadiano, dea dell’ amore e della guerra presso i sumeri e i babilonesi. Divinità controversa, molto amata e venerata sia dal popolo che dai nobili e dal sovrano, accompagnata sempre da una fama incredibile, Inanna – Isthar ha una personalità divina davvero eccezionale. Ella, infatti, non ha vincolo coniugale nè materno, gode di un’ indipendenza e di un potere enormi. E’ lei ad aver inventato l’ amore libero, che per tanto tempo le donne hanno ricercato e per il quale hanno anche lottato, ritenendolo un loro diritto ed un indiscusso segno di libertà ed emancipazione femminile. A Inanna – Isthar si attribuiscono molte avventure di ogni genere, anche di guerra e di conquista ma soprattutto amorose. Quella di cui si è conservata più viva memoria e di cui ci rimane una gran mole di documentazione archeologica e letteraria ( quest’ ultima conservata principalmente nei vari inni sacri a lei dedicati ) è la sua prima e più importante storia d’ amore con Dumuzi in sumero, Tammuz in accadiano. Molto probabilmente, Dumuzi – Tammuz fu un re di età arcaica, trasformato in eroe in tempi non ancora storici e più tardi divinizzato. Egli è visto come un pastore e Inanna – Isthar aveva, all’ inizio, esitato tra lui e il dio dell’ agricoltura Enkimdu. Forse, in questa rivalità e in questa scelta, si riscontra l’ eco di una rivalità sociale molto arcaica tra gruppi stanziali dediti all’ agricoltura e altri dediti, invece, all’ allevamento del bestiame. Alla fine la dea ha scelto il pastore Dumuzi – Tammuz. Molti inni descrivono la dea mentre si prepara per fare l’ amore con Dumuzi o mentre attende, con trepidazione, che l’ amante divino vada a trovarla nella sua dimora nascosta e protetta come una fortezza. Sempre dal materiale archeologico – letterario pervenuto fino a noi, sappiamo che gli amori di Inanna e di Dumuzi sono stati celebrati anche nella liturgia sacra, specialmente tra il III e il II millennio avanti Cristo.
Il Matrimonio Sacro, l’ unione tra i due amanti divini veniva nello stesso tempo rappresentato e realizzato con una vera notte d’ amore tra il re del paese, nelle vesti di Dumuzi, e una sacerdotessa in quelle di Inanna. La cerimonia notturna, che avveniva nella camera più riposta del tempio, era segreta e si svolgeva secondo un rituale tramandato fin dalla notte dei tempi. Secondo quanto è riportato nel famoso poema L’ EPOPEA DI GILGAMESH, Isthar si innamorò di Gilgamesh e tentò di sedurlo, ma questi la respinse ed ella, furente d’ odio e di gelosia, gli lanciò una terribile maledizione che gettò l’ eroe nella pena e nell’ angoscia. Alla dea Isthar furono intitolate le possenti e meravigliose mura di Babilonia, la cui fama circolò per tutto il mondo antico e si protrasse nei secoli. Si diceva che fossero inespugnabili e che la stessa dea, in tenuta da battaglia, sorvegliasse l’ ingresso principale alla città durante gli assalti o i preparativi di guerra.
Nel frammento dell’ inno riportato si passa dalla tenerezza alla passione, dalla dolcezza alla voluttà con una freschezza e una vitalità che sembra di essere ai nostri giorni!
Francesca Rita Rombolà
Frammento da un inno sumero a Inanna
( … ) Quando mi sarò lavata per il mio signore, per Dumuzi,
e mi sarò adornata i fianchi,
coperto il volto di crema,
e avrò truccato gli occhi con il Kohl.
( … ) Poni la mano, ti prego, su questo nascondiglio dolce come il miele:
ponici la mano come su una stoffa piacevole da toccare
fermaci su la mano, come su una stoffa voluttuosa da palpare!
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