Il cuore è soltanto un organo vitale del corpo, non solo umano ma anche animale, o è qualcosa di più grande, di più importante, di più misterioso? Sappiamo che se il cuore si ferma, le funzioni vitali cessano e sopraggiunge la morte. Sappiamo che i battiti del cuore scandiscono il ritmo della vita, che il pulsare del cuore da movimento al sangue e riscalda, rianima e vivifica. Un cuore rosso, ardente, caldo e tellurico come lava è il simbolo della passione, l’ emblema dell’amore fra l’uomo e la donna. Il cuore allora è davvero un qualcosa che va sempre oltre i propri significati e la propria realtà; molteplice e sfaccettato come nessun’altra cosa.
AFFARI DI CUORE è una raccolta di poesie scritta da una voce significativa e costante nel panorama della letteratura italiana. Paolo Ruffilli ne è l’autore, e si tratta, peraltro, della sua ultima fatica letteraria. Al di là dei luoghi comuni, al di là di quanto si è scritto e parlato di questa raccolta di poesie, rimane una cosa, fondamentale e primaria, che domando con urgenza: le pulsioni del cuore, i sentimenti più profondi o più oscuri, la passione provata, vissuta o soltanto immaginata; in breve l’amore può ancora essere affidato alla parola che lo sublima e lo esalta o semplicemente lo racconta, al Canto che lo porta all’ascolto degli uomini, alla Poesia che lo rende eterno, immortale? Ho sempre ribadito, e ribadisco ancora, che questa è un’era di sentimenti estinti, di passioni bruciate e incenerite dal sesso sfrenato, dall’amore ridotto a mercificazione assoluta, del sentire e del percepire dell’anima trasformate in perversioni senza limiti e che perciò, talvolta, diventa quasi una lotta impari ed immane voler “purificare” l’Amore da tutte le scorie velenose della modernità. Talvolta penso anche che la Poesia non basti più a sostenere, ad aiutare, a dare una via d’uscita tanto la situazione odierna, il mondo che si presenta ogni giorno sotto i nostri occhi completamente disincantati sono privi di umanità e di calore. Eppure, quasi oserei dire, ci si “aggrappa”, noi per primi intermediari con i nostri versi della realtà e dell’Assoluto, al poetare per esprimere, per esternare, per raccontare gli “affari” di cuore. Ho spesso dialogato con Paolo Ruffilli. Ho quasi sempre comunicato con lui per mezzo della Poesia, della parola che viene dall’Essenza e dall’Essere e all’Essere e all’Essenza conduce, quasi come in una sorta di linguaggio segreto, da iniziati col quale riusciamo a capirci e tentiamo di capire il mondo che ci circonda, fin dall’inizio, ossia dagli anni in cui (prima metà degli anni duemila) egli è stato il curatore della mia raccolta di poesie PETALI GRIGI per le Edizioni del Leone di Venezia. C’è poeticità e ispirazione; c’è forza e sentimento; c’è scontro e riconciliazione: piccole incomprensioni e dolore muto e nascosto nelle poesie di AFFARI DI CUORE, realtà tutte dell’ amore, impossibile che non ci siano in un rapporto di coppia, anche fragile e passeggero. Il loro linguaggio scava, cerca, riporta alla luce le ere sublimi del canto quando al poeta-vate l’uomo dava il suo cuore con tutto quel che contiene affinché ne cantasse con dovizia di particolari e disinteresse materiale e ne trasmettesse la forza, l’audacia o il disinganno ai posteri, cioè alle generazioni future, attraverso i secoli e a volte anche i millenni. I versi iniziali della lirica PAOLO E FRANCESCA ne sono un esempio, adattato all’oggi, convulso e paranoico, immuni tuttavia dall’odierno agire schizofrenico e assurdo. Il tempo rallenta, l’ora si concentra nel movimento dell’incavo della mano, nell’abbandono privo di tensione, nel tacere tranquillo; in un riposo che sembra quiete raggiunta delle e nelle cose; nell’alito del vento che è soffio discreto e benefico. Versi che parlano e molto più spesso non parlano, ma cercano di afferrare il silenzio nel frastuono incessante, negli schiamazzi continui del giorno e della notte divenuti monotoni e privi di fascino. Versi formati da due parole appena o da una parola soltanto come un verbo al gerundio o un avverbio di tempo tra due virgole prima di una congiunzione che rimarcano il presente e attenuano un’ansia innaturale e consueta per il futuro. L’Amore e la Poesia, vecchi quanto l’uomo, remoti quanto la nascita dell’Universo, ancora possibili, ancora reali, in un modo o in un’altro, in AFFARI DI CUORE di Paolo Ruffilli. Amico nel difficile dispiegarsi dello scrivere, compagno di viaggio nell’esplicare ludico e doloroso dell’ascolto del Dire Originario, la Poesia, un giorno, salverà il mondo dalla distruzione? Salverà, la Poesia, gli uomini dalle loro follie inconsce e dal male che essi operano? L’Azzurro, colore della vita e dell’incanto, della purezza e delle meraviglie; il colore dei poeti e dei bambini trasfigurerà la Terra… Sì, un giorno.
Francesca Rita Rombolà
C’è un’ora in cui
tutto riposa
e, finalmente,
trova il suo posto inaspettato
ogni cosa
e l’alito del vento
facendosi discreto
invita il movimento
dentro l’incavo
della sua posa…
è come quando
il gatto steso
chiude il suo cerchio
con uno scatto…
Le voci assottigliate
tintinnano appena
come le posate
contro il piatto
è la promessa della vita
è quasi una certezza
distesa e preservata
dentro la fortezza.
Sfiorandomi,
la testa con la mano,
stavo sul piccolo
divano del giardino
leggendo
di Paolo e di Francesca
dispersi nell’aere dell’inferno.
E tu di già partita
fissandomi, discesa
e risalita di nuovo sulla bici,
piangendo mi chiedevi:
<< Perchè siamo infelici? >>
E’ la lirica che chiude la sezione CANZONETTE DELLA PASSIONE AMARA, tratta dall’ultima raccolta in versi di Paolo Ruffilli.
Un commento
Molto bella.