William Blake(1757-1827)è uno dei più profondi, intensi, oscuri e complessi poeti di tutta la letteratura inglese. Egli fu anche incisore e pittore. I suoi molti dipinti non sono da meno della sua poesia in quanto a complessità e intensità, e possiedono un qualcosa di ipnotico e di incredibile che colpisce e cattura la vista. E’ stato definito poeta visionario per eccellenza, forse “iniziato” alla Poesia per forza maggiore e per una sorta di destino di predestinazione; infatti, nei suoi scritti si legge: << Non mi rivolgo al mio occhio corporeo o vegetativo più di quanto non mi rivolga a una finestra per un panorama. Vedo attraverso l’occhio e non con l’occhio>>. Interprete di una poesia nuova e rivoluzionaria, che ha infranto gli schemi tradizionali fino ad allora conosciuti e applicati, William Blake ha mostrato tutta la sua potenza espressiva e linguistica in un elevato impulso visionario che ha creato effetti di sublime suggestione. Il mondo dei sensi è per William Blake illusione o maschera sul volto della vera realtà, il quale va penetrato per vedere l’essenza dietro il fenomeno; la sostanza dietro l’apparenza; l’eterno oltre l’effimero e il contingente. <<L’immaginazione è il mondo reale ed eterno di cui questo universo sensibile è solo debole ombra>>, scrive ancora William Blake. La Poesia è per lui ispirazione, visione mistica delle cose, del mondo, dell’Universo; visione che conduce al Divino, principio primo dell’ essere. Ed ecco che da visionaria, la sua poesia si fa profetica: le opere maggiori (IL LIBRO DI URIZEN, GERUSALEMME, VISIONI DELLE FIGLIE DI ALBIONE, IL MATRIMONIO FRA IL CIELO E L’INFERNO, IL LIBRO DI LOS) sono libri a pieno titolo profetici che esprimono, per la prima volta in letteratura, un concetto sacrale-religioso dell’ Arte. William Blake è precursore del Romanticismo, che è già nell’aria, in Inghilterra e nel resto dei paesi del Nord-Europa; genio rivoluzionario, che riesce a farsi interprete e cantore dello spirito di ribellione con candore assoluto e radicale; genio indiscusso che incarna quell’enigma abbagliante, filo conduttore della sua particolare tensione mitopoietica.
Molto si potrebbe dire di William Blake indagando a fondo sulla sua natura e sul suo carattere specifico… più a fondo sulla sua ispirazione di origine quasi soprannaturale e sull’iperbole perfetta della sua visione assoluta e unica, ma sarebbe inutile perché le dissertazioni, lunghe o brevi; le definizioni, ardite o semplici, intorno alla sua poesia non porterebbero da nessuna parte oppure potrebbero portare addirittura nelle zone in ombra dell’anima e della percezione extrasensoriale. E HANNO QUEI PIEDI IN TEMPI ANTICHI è una poesia tratta dal poema in due libri MILTON, ma in realtà è una specie di preludio inconfondibile a GERUSALEMME. L’Inghilterra dei tempi mitici, di un passato lontanissimo che bussa sempre alle porte della memoria collettiva(forse i tempi di Stonehenge? O di re Artù e di Merlino?) è “vista” e “percepita” come la patria ideale di un genere umano divino, la quale si identifica nella Gerusalemme Celeste del libro dell’Apocalisse di Giovanni e prende “vita propria” dal desiderio struggente del poeta che chiede, con insistenza, l’arco, le frecce, la lancia, il carro di fuoco (tutti simboli di un linguaggio apocalittico e di profezia) per poterla conquistare o edificare ancora tra le verdi brughiere inglesi, giacché ella rappresenta il mondo unitario non più nel regno dell’immaginazione di William Blake bensì nella piena felicità dell’umanità rinnovata e resa fanciulla, pronta per un nuovo inizio che superi dicotomie e antinomie e sia eternità raggiunta per sempre.
Nel 1998, il cantante del famoso gruppo heavy metal inglese IRON MAIDEN, Bruce Dickinson, mette a punto un CD di canzoni dal titolo THE CHEMICAL WEDDING, con un booklet composto da immagini di dipinti di William Blake e i cui testi si rifanno quasi completamente ai libri profetici dello stesso. Notevole è la canzone JERUSALEM, una trasposizione in musica proprio della poesia E HANNO QUEI PIEDI IN TEMPI ANTICHI dove la voce, possente e armoniosa, di Bruce Dickinson si mescola ad un’interpretazione molto personale quantomai sentita, coinvolgente per l’artista e per chi voglia e sappia ascoltarla.
Francesca Rita Rombolà
E HANNO QUEI PIEDI IN TEMPI ANTICHI
E hanno quei piedi in tempi antichi
camminato sopra le verdi montagne inglesi:
e fu il santo Agnello di Dio
visto sui dolci pascoli d’Inghilterra!
E risplendette l’Aspetto Divino
sopra le nostre colline annuvolate?
E fu Gerusalemme costruita qui
fra queste cupe sataniche officine?
Portatemi il mio arco di splendente oro:
portatemi le mie frecce di desiderio:
portatemi la mia lancia: o nuvole schiudetevi:
portatemi il mio carro di fuoco!
Io non desisterò dalla lotta della mente
nè la mia spada riposerà nella mia mano
fino a che non avremo costruito Gerusalemme
nella dolce e verde terra inglese.
Poesia tratta dal poema “MILTON” di William Blake
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