Il 25 dicembre, in fondo, è da sempre una data piuttosto particolare, da molto prima che il Cristianesimo facesse la sua comparsa e si affermasse quale religione universale. Essa è stata adottata dalla Chiesa, come data ufficiale della nascita di Gesù Cristo il Messia o il Salvatore, solo nell’anno 354 d. C. da papa Liberio, che scelse questo giorno perché corrispondente alla celebrazione pagana del solstizio d’inverno, chiamata in latino, lingua ufficiale dell’impero romano, “Natalis Invictus” cioè “Natività del Sole Invincibile”. La parola “Natale” deriva dalla fusione di due parole o vocaboli celtici: “noio” e “hel” che significano “rinascita del sole”. Si arguisce chiaramente che la nascita di Gesù Cristo viene paragonata alla nascita del sole, il quale rivestiva una certa importanza nell’antica religione celtica e in diversi culti pagani praticati da molti popoli prima dell’avvento del Cristianesimo. Basti pensare, ad esempio, al culto persiano di Mithra che a lungo ha “rivaleggiato” col Cristianesimo per l’affermazione di religione principale dell’impero. Anche Mithra veniva paragonato al sole, il quale con la forza dei suoi raggi illumina e riscalda il mondo, e pare che la sua nascita coincidesse proprio con i giorni che seguono il solstizio d’inverno. Gli stessi ebrei ritenevano che il Messia promesso al loro popolo da Dio, cioè “l’Unto del Signore”, designato a compiere un destino di gloria per l’intera nazione doveva nascere nei giorni adiacenti il solstizio d’inverno. Un’antica profezia, riportata in diversi testi apocrifi, recitava: “L’Unto del Signore, il protetto dell’Altissimo nascerà la notte più lunga dell’anno perché la sua luce illuminerà tutti i popoli della Terra”. Forse la scelta del 25 dicembre, come data ufficiale della nascita di Gesù Cristo, la si può spiegare anche così: considerando, appunto, che l’insediamento e la diffusione principali del Cristianesimo avvennero nell’impero romano dove, come si è accennato di sfuggita, si adoravano un’infinità di dei e si praticavano molti culti sincretistici, cioè di divinità diverse la cui nascita, però, convergeva più o meno nel medesimo periodo dell’anno. Per dare una prova significativa a quanto appena detto, riportiamo infine che le principali feste dei romani erano i Saturnali celebranti il dio Saturno (dio dell’abbondanza, dei tempi primordiali, di un’era improntata alla pace e all’uguaglianza fra gli uomini) e si svolgevano proprio in prossimità del 25 dicembre.
Una poesia di quattro versi, semplici ma intensi e toccanti, universali perchè indirizzati a tutti gli uomini senza distinzione alcuna. Quasi una sorta di “messaggio chiuso in una bottiglia” e lanciato tra le onde impetuose dell’oceano del mondo… un forte messaggio di speranza in occasione del Natale, affidato alla Poesia poiché proveniente da un papa particolare e speciale nella storia della Chiesa Cattolica Romana, forse proprio perché innanzitutto un poeta, ossia Giovanni Paolo II. Egli invoca un Gesù Bambino nato da donna e venuto al mondo con un primo vagito, esplosione di vita, come ogni altro bambino. Lo invoca in modo umile, spontaneo, quasi naturale, parlandogli in un intimo dialogo dove ogni parola è elevazione poetica che avvicina, vivifica, unisce. Lo prega di asciugare le lacrime dei fanciulli; di accarezzare il malato e l’anziano; di spingere gli uomini a deporre le armi di guerra e di morte e di far sì che tutti possano stringersi in un abbraccio universale di pace… forse quella pace che solo Dio può dare: pace dell’anima, pace dello spirito, pace interiore, la quale si rende manifesta e agisce anche in mezzo alla discordia più grande e alla guerra più disastrosa, facendo sopportare con animo sereno anche le più atroci avversità. Anni fa, nella Basilica di San Pietro, in Vaticano, a Roma, ho dialogato con mons. Pedro Huidobro (mons. Pedro Huidobro, spagnolo, è stato rettore del Collegio Ecclesiastico Internazionale “SEDES SAPIENTIAE” di Roma, dove ricevono la formazione per il sacerdozio seminaristi provenienti da diocesi di tutto il mondo. E’ rettore della Basilica di Sant’Apollinare alle Terme Neroniane Alessandrine, cappellano della Pontificia Università della Santa Croce di Roma e direttore del centro romano di Incontri Sacerdotali. Il 3 gennaio 2003, il Santo Padre Giovanni Paolo II lo ha nominato cappellano di Sua Santità). Ad un certo punto del nostro dialogo, concentrati sulla figura di Gesù, egli ha detto: ” Per me il mistero più grande è che Dio ha voluto essere bambino, vivendo, in tutto e per tutto, ogni fase della vita dell’uomo… e quella del bambino è forse la più bella, ma è anche la più indifesa, la più fragile e la più difficile”. E io, con un sorriso lieve sulle labbra, gli ho risposto: “Sì… un mistero così grande e meraviglioso che non riusciremo mai a capire veramente e pienamente”.
Francesca Rita Rombolà
Bambino Gesù asciuga le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini a deporre le armi
e a stringersi in un universale abbraccio di Pace.
Versi tratti da “Poesie” di Giovanni Paolo II
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