“Durante l’ultima persecuzione della Santa Chiesa Romana, siederà sul trono di San Pietro, Pietro il romano che si prenderà cura del suo gregge in mezzo a molte tribolazioni. Quando esse saranno terminate, la città dei sette colli verrà distrutta, ed il giudice terribile giudicherà il popolo.”
Ultima parte della “Profezia dei Papi” di San Malachia
L’ultima parte della famosa “Profezia dei Papi” di San Malachia, la più inquietante, la più spaventosa, la più apocalittica perchè preannuncia la fine del papato e forse della Chiesa Cattolica Romana fra tribolazioni e distruzione per la città di Roma e per il mondo intero, con vaghi cenni sul nome e sull’operato dell’ultimo papa o del papa dei tempi ultimi della Chiesa. Domandiamoci, prima di tutto, chi era San Malachia. Nel 1595, un monaco benedettino pubblicò a Venezia un’opera dal titolo LIGNUM VITAE (l’Albero della Vita) nella quale riferiva dell’esistenza e dell’opera dei discepoli di San Benedetto. Fra i monaci ricordava, in modo particolare, un vescovo irlandese: San Malachia, vescovo di Armagh (Irlanda del Nord), morto nel 1148, e concludeva scrivendo: << (…) Altro di lui non conosco, se non alcune profezie sui Pontefici Sovrani. >> Ed elencava una serie di centoundici motti, molto enigmatici, riferiti ai papi destinati a salire sul soglio pontificio di San Pietro a partire da Celestino II, papa dal 1143 al 1144. San Malachia si chiamava in realtà O’ Morgair ed apparteneva ad un’antica famiglia irlandese che nei propri antenati contava dei druidi, ossia sacerdoti dei culti pagani celtici. Egli possedette, fin da bambino, spiccate doti di chiaroveggenza forse stimolate anche dall’ambiente nel quale era cresciuto e da una certa “innata predisposizione familiare e atavica” (i druidi vedevano nel futuro e lo predicevano in modo del tutto naturale). La sua famosa “Profezia dei Papi” assegna ad ogni papa, a partire dall’anno 1144, un breve motto in latino che riassume le qualità proprie del pontificato di quel papa. Ad esempio, Gregorio XVI, papa dal 1831 al 1846, viene definito DE BALNEIS ETRURIE perchè di Camaldoli, in Etruria. Inoltre, questo papa apparteneva all’Ordine dei Camaldolesi fondato da San Romualdo a Camaldoli, in Etruria. Il papa della profezia centocinque, Pio XII (1922 – 1939), è definito FIDES INTREPIDA “la fede intrepida” in quanto fu il papa che istituì le Missioni. Giovanni XXIII, invece, ebbe il motto di PASTOR NAUTAQUE spiegato col fatto che fu patriarca di Venezia, città di mare e lagunare. Il motto di Giovanni Paolo I fu DE MEDITATE LUNAE ossia “luna ridotta” visto che il suo pontificato durò appena trentuno giorni. DE LABORE SOLIS, che significa “il lavoro del sole”, è riferito a Giovanni Paolo II perché i suoi frequenti e numerosi viaggi lo hanno portato praticamente in ogni parte del mondo dove “il sole nasce e tramonta” in un continuo lavorìo. Egli è il centodecimo papa della profezia. Dopo di lui vi è il centoundicesimo, ovverossia Benedetto XVI, il cui motto è DE GLORIA OLIVAE che tradotto in italiano è “la gloria dell’ulivo.” Egli si è avvicinato molto al popolo di Israele, il cui simbolo è appunto l’ulivo. Inoltre, l’ulivo è l’albero preferito dai monaci Benedettini, e Benedetto XVI ha un legame particolare con quest’Ordine. E’ l’ultimo papa della lunga, diciamo così, lista. Dopo di lui, San Malachia conclude con la profezia riportata all’inizio. L’11 febbraio 2013, inaspettatamente e senza preavviso, Benedetto XVI annuncia al mondo le sue dimissioni dalla carica di Pontefice assiso sul trono di Pietro a Roma. La sua decisione lascia tutti nello sconcerto e nel dubbio più grande! Molte ipotesi, congetture e previsioni si sono fatte al momento e si continuano a fare. Dal 1 marzo la Cattedra di Pietro sarà vacante, e i cardinali indiranno il Conclave nel quale (si spera) eleggeranno il nuovo papa. A questo punto possiamo solo domandarci: cosa ci riservano i tempi a venire? La fine del papato e della Chiesa Cattolica o non piuttosto un rinnovamento epocale delle sue istituzioni e dei suoi dogmi millenari? Forse L’Apocalisse, cioè la “rivelazione finale” che sconvolgerà e muterà ogni realtà umana e non umana? Non ci è dato saperlo, non ci è dato comprenderlo, né lo può prevedere la tecnologia avanzata di questo inizio del Terzo Millennio. Come sempre, l’uomo può solo proporre ma, alla fin fine, è Dio a disporre ogni singola cosa e il tutto.
Francesca Rita Rombolà
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