“Esso deve produrre un tale silenzio che il bussare alla porta dovrebbe far paura.”
Arnold Bocklin,
a proposito del suo dipinto più famoso L’ISOLA DEI MORTI
Arnold Bocklin (1827 – 1901), pittore svizzero, rappresentante importante del Simbolismo che si colloca nell’Art Nouveau, inizialmente fu un paesaggista. Molto frequenti furono i suoi viaggi in Italia, fino a quando non si stabilì definitivamente a Firenze, dove morì e dove tutt’ora si trova la sua tomba. Un romanticismo, genuino e nordico, venato di mitologia classica e germanica caratterizza principalmente la sua pittura. Le creature alle quali dà corpo e luce sulla tela sono come sospese o fluttuanti all’interno di una dimensione onirica che sfocia spesso nel surreale. Sogno e veglia, vita e morte si rincorrono in una specie di gioco armonioso che finisce per prediligere il sogno e la morte. Arnold Bocklin sceglie, come soggetti per i suoi quadri, ninfe e naiadi, centauri e altri esseri immaginifici, trasferendoli dentro un’architettura allegorica che “sente” irresistibile il richiamo, sempre presente, della morte. Attento al simbolo nel suo significato più riposto e oscuro, egli trasfigura perciò ogni sua tela con la precisione del contrasto, spesso marcato, della luce e dell’ombra, donando, così, ad ogni minima sfumatura cromatica una bellezza e una sublimità senza eguali. Il suo dipinto più famoso e più conosciuto è certamente L’ISOLA DEI MORTI. L’opera fu molto apprezzata fin da subito. Il titolo L’ISOLA DEI MORTI gli è stato dato dal mercante d’arte Fritz Gurlitt senza tuttavia che Arnold Bocklin ne fosse consapevole, anche se in una lettera inviata, nel 1880, ad Alexander Gunter che ne aveva commissionato l’opera vi è una frase che lo lascia ad intendere. Egli dipinse diverse versioni del quadro fra il 1880 e il 1886. Tutte le versioni del dipinto ritraggono, in fondo, lo stesso tema, seppur con varianti accentuate o meno. Un isolotto roccioso in mezzo ad una distesa di acqua immota e scura: una barca si sta avvicinando guidata a poppa da un personaggio enigmatico, ma ancora più enigmatica è la figura ritta sulla barca, avvolta in un drappo bianco, e la bara bianca che ella ha accanto coperta di fiori come in un solenne funerale. E’ chiaro che questo piccolo insieme di figure – personaggi si sta recando sull’isolotto, che ha al suo centro un fitto quanto oscuro bosco di cipressi e ai lati, nelle sue rupi scoscese, degli avelli, dei loculi o dei sepolcri scavati nella roccia. L’atmosfera è decisamente misteriosa, ipnotica, intensa e sottilmente irreale. Ben cinque furono le versioni de L’ISOLA DEI MORTI dipinte da Arnold Bocklin. Nella prima, i colori e le luci soprattutto sono forti, notturni e assoluti, a tratti quasi violenti. Nella seconda, luci e colori si attenuano smorzandosi un pò, e danno spazio a tonalità più sfocate; il cielo colpisce molto per il suo blu fosco senza nuvole. Nella terza, colori e luci sono tenui quasi pastello, e il bianco sembra predominare (la figura ritta nella barca, le nuvole in cielo, gli avelli o sepolcri ai lati). Nella quarta, non sono più le luci e i colori a creare e a disfare ma gli elementi che compongono il dipinto, infatti la barca è molto a sinistra rispetto alle tre versioni precedenti e più prospetticamente in lontananza dal cancello d’entrata sull’isola. Nella quinta, molti elementi cambiano come, ad esempio, il muro di cinta che delimita l’isola; il bosco di cipressi è più fitto e le cime sono molto più alte; il cielo, principalmente, è un misto di grigio e viola preludio dell’alba o dell’Apocalisse. Il quadro affascinò personaggi quali Sigmund Freud, Georges Clemenceau, Gabriele D’Annunzio, Salvador Dalì, Adolf Hitler e Nikolaij Lenin! Adolf Hitler, in particolare, ne possedeva una versione originale, acquistata nel 1933, e che poi espose nel suo studio alla Cancelleria del Reich, a Berlino. Le cinque versioni de L’ISOLA DEI MORTI si trovano oggi: la prima(1880) – The Metropolitan Museum of Art, New York; la seconda(1880) – Kunstmuseum, Basilea; la terza (1883) – Alte Nationalgalerie, Berlino; la quarta (1884) – Distrutta a Rotterdam durante la Seconda Guerra Mondiale; la quinta (1886) – Museum der Bilden Kunst, Lipsia. Adolf Hitler possedeva la copia ora conservata a Berlino. Cosa immaginare o pensare intorno a questo dipinto? Forse soltanto questo: che se lo scopo dell’Arte (in questo caso pittorica) è quello di suscitare un’impressione oggettiva nel fruitore, cioè che sia uguale e allo stesso tempo diversa per chiunque ne osservi l’oggetto, perchè ha il potere di fermare il tempo e di preservarlo nell’attimo che eternamente è allora L’ISOLA DEI MORTI ha raggiunto lo scopo o quantomeno si è avvicinata molto all’obiettivo – Arte. Di più forse non si riesce e non si può immaginare, pensare o disquisire perchè come ha affermato proprio Arnold Bocklin, dandoci un indizio importante circa il suo dipinto, il silenzio domina incontrastato, soave e senza tempo, forse da far anche paura se interrotto dal più impercettibile dei rumori ma di sicuro maestoso e potente nella visione che si fa mistero ed enigma, trasportando verso lidi lontani e sconosciuti.
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Francesca Rita Rombolà
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