“Il nostro animo è preso da una profonda amarezza dinnanzi allo spettacolo smisuratamente triste di numerosissimi lavoratori di molti Paesi e di interi Continenti, ai quali viene corrisposto un salario che costringe essi stessi e le loro famiglie a condizioni di vita infraumane.(…) Riteniamo perciò nostro dovere riaffermare ancora una volta che la retribuzione del lavoro, come non può essere interamente abbandonata alle leggi di mercato, così non può essere fissata arbitrariamente; va invece determinata secondo giustizia ed equità.”
Brano tratto dall’enciclica MATER ET MAGISTRA di Giovanni XXIII
L’enciclica MATER ET MAGISTRA di Papa Giovanni XXIII resta tutt’ora una delle voci più alte, più nobili e più profondamente coinvolgenti levatesi, in questo nostro tempo, a difesa della giustizia sociale e della dignità del lavoro. Sembra allora che Giovanni XXIII, facendosi interprete del nuovo pensiero e del nuovo corso della Chiesa, Madre e Maestra di verità e di amore in tempi di mutamenti sociali radicali e spesso imprevedibili, riveli in questa enciclica tutta la sua attenzione (quasi di padre amorevole) per i bisogni dei più poveri, dei più umili e dei più indifesi e voglia, in un certo senso, indicare le vie di un dignitoso riscatto dalla povertà e di una più giusta convivenza sociale. Il brano su riportato non può essere che un esempio significativo, il quale dovrebbe indurci tutti ad una riflessione costante e operante sulla prospettiva attuale per quel che riguarda il lavoro e i lavoratori. La realtà globale nella quale oggi viviamo ha trasformato e continua a trasformare i rapporti sociali interumani, ma soprattutto la visione del mondo di popoli e nazioni. Dice bene papa Giovanni XXIII quando parla di “molti Paesi e di interi Continenti” a proposito di lavoratori poiché egli, in questa enciclica, ebbe come la visione profetica di ciò che sarebbe avvenuto nei decenni futuri. Oggi, primo maggio Festa Internazionale del Lavoro, mi sento solo di dire questo: che proprio i lavoratori di molti Paesi e di interi Continenti, in poche parole, di ogni angolo del mondo hanno più che mai diritto a quella dignità umana che si legittimizza anche e per mezzo di un lavoro determinato secondo la vera giustizia e la vera equità.
Francesca Rita Rombolà
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