“(…)E’ il carattere di lotta, carattere che pone in luce la dinamicità della libertà in qualunque significato la si voglia intendere. Ne segue che la libertà non è uno status che si possa raggiungere una volta per sempre oppure che, una volta conseguito, richieda solo di essere difeso. Al contrario, esso richiede di essere perennemente ampliato, approfondito, discusso. L’unico modo di difenderlo è quello di sottoporlo a continue critiche; è quello di potenziare la sua creatività”.
Brano tratto dal saggio LA LIBERTA’ di Ludovico Geymonat
Uno dei saggi sulla libertà forse fra i più particolari e originali che siano mai stati scritti. E’ il famoso saggio LA LIBERTA’ scritto da Ludovico Geymonat (1908 – 1991), filosofo, matematico ed epistemologo fra i più importanti del secolo scorso. Il carattere di questo libro è interamente improntato ad una flessibilità totale, e la fluidità delle pagine scorre lineare e quasi sempre costante. Generazioni di studenti, di studiosi, di persone di ogni genere semplicemente attratti dal tema di primaria importanza e così caro, sia a livello di inconscio collettivo sia a livello di singolo inconscio, si sono formati con la lettura e la meditazione de LA LIBERTA’ di Ludovico Geymonat. Chiediamoci allora, per un momento, che cos’ha di tanto importante questo libro dal titolo che può sembrare talmente scontato talvolta perfino banale? Niente e forse molto. Nulla e forse tutto. La cosa che più colpisce è forse la “libertà” stessa del testo, nel senso che esamina i vari aspetti del concetto di libertà uno per uno, li raffronta e li collega fra loro, ne stabilisce i possibili nessi e ne da descrizione o presentazione in un modo mai scontato o definitivo, lasciando sempre aperta la questione ad una interpretazione priva di forzature, di luoghi comuni o di perniciosi stereotipi. Il linguaggio non è scientifico e freddo, non si smarrisce mai: mantiene il suo proprio filo conduttore dal principio alla fine, anche se forse a volte possiede quel rigore razionale tipicamente matematico. Che cos’è la libertà e come va scandagliata e capita secondo Ludovico Geymonat? La libertà ha vari aspetti: personali, singolari e oggettivi, sociali, politici e umani ma una sola cosa la rende specifica e la segna, imprimendogli quasi una sorta di sigillo quale connotazione divenuta, in un certo senso, endemica. E’ la lotta. Il carattere di lotta. Distinzione che la rende unica e, per molti versi, anche affascinante. Ludovico Geymonat si preoccupa di rigettare la tesi, per lui insostenibile, che vuole identificare la libertà con “l’estinzione della lotta, con la morte dello spirito combattivo. Al contrario, la libertà è lotta continua perché sono continui gli ostacoli che si incontrano nell’attuazione dell’iniziativa scelta dall’individuo fra le varie iniziative compatibili con lo stato di cose che egli ha trovato innanzi a sé. Si tratta di ostacoli ora più piccoli ora più grandi ma pur sempre ostacoli, che verranno comunque superati”. Poiché, è dimostrato e assodato, che la libertà autentica si rivela nei tentativi diretti a superare gli ostacoli, ovverosia nell’atto in cui si lotta contro di essi. Infatti, è nella lotta contro di essi che la libertà trova la sua espressione piena, completa. Si stabilisce allora il nesso, piuttosto stretto, fra libertà e violenza, che si intrecciano l’una con l’altra in modo talmente coesivo da non poter stare separatamente, soprattutto nel concreto della Storia. Si pensi, ad esempio, alle varie rivoluzioni concepite e attuate per conseguire o affermare una libertà letteralmente reale come nel caso della rivolta degli schiavi capeggiata da Spartaco nell’antica Roma, o una libertà coronata e abbellita anche di principi astratti caposaldo della Rivoluzione Francese, o una libertà venata di assunti sociali e di classe propugnata dalla Rivoluzione di Ottobre in Russia, e ai vari movimenti moderni per la liberazione di stati, di nazioni, di interi popoli da un giogo coercitivo divenuto troppo duro e insostenibile. Nessuno prescinde o è mai stato separato dalla lotta, spesso armata, ma comunque sempre violenta per ottenere la libertà per sé, per i propri seguaci, la propria gente, il proprio popolo. Ma anche la libertà del singolo necessita di lotta e non è mai esente del tutto dalla violenza. La libertà da o dei sentimenti può essere emblematica. Liberarsi di certi sentimenti negativi che possono avvelenare la vita e i rapporti con gli altri è un lottare cruento e violento contro sé stessi. Esprimere certi sentimenti che la società, il regime politico o una determinata mentalità tentano di reprimere è lotta che comporta perfino violenza per riuscire ad affermarli nel rispetto di una dignità della persona che non deve mai venire meno. Il saggio LA LIBERTA’ di Ludovico Geymonat non da risposte né certe, né definitive. Forse non da affatto risposte. E’ aperto. Alla discussione, al pensiero, al movimento. Pone delle domande. L’autore si interroga continuamente e continuamente chiede: alla Storia, alla vita, all’uomo, alla società civile, a sé stesso. Ma non fornisce risposte. Perché la vera filosofia e il vero filosofo non lo hanno in fondo mai fatto e non potrebbero mai farlo. Il filosofo tedesco Martin Heidegger diceva che l’essenza della filosofia e la peculiarità del filosofo sono il domandare, il domandare soltanto, e guai a dare risposta! Quanto la libertà sia importante per gli uomini, gli animali, le cose tutte; quanto sia un bene inalienabile e un valore ineliminabile per ciascuno di noi, per chiunque, per tutti non è il caso di ribadirlo ancora. Libertà: una parola appena, una parola soltanto. Una parola umana e semplice, dal suono dolce e insieme duro, che può essere sussurrata, pronunciata ad alta voce o gridata. LIBERTA’.
Nel 1995, il regista e attore australiano Mel Gibson gira il film BRAVEHEART – Cuore Impavido. In esso viene narrata la storia del patriota ed eroe nazionale scozzese William Wallace. Interpretato dallo stesso Mel Gibson nella parte del protagonista, William Wallace appunto, il film ha vinto cinque premi oscar nel 1996 e il regista Mel Gibson è stato premiato con il Golden Globe per la miglior regia. Sembra che proprio il film BRAVEHEART di Mel Gibson ha avuto un ruolo determinante nel risveglio della coscienza nazionale scozzese, il cui moderno paladino è l’attore Sean Connery, per il quale vi è stato il referendum sulla Devolution nel settembre del 1997 e la ricostituzione, conseguenza di ciò, del Parlamento scozzese nel 1998. Il film è stato visto e apprezzato da milioni di persone in tutto il mondo… potremo mai dimenticare la scena finale del film, piccolo e insieme grande capolavoro, quando il rappresentante del re d’Inghilterra si avvicina al condannato William Wallace, ormai sul patibolo e sotto gli strumenti di tortura, per proporgli la grazia in cambio della rinuncia ai suoi principi e soprattutto alla libertà e poi, rivolto alla folla dei presenti, esclama: << Il prigioniero desidera dire una parola. >> credendo che quest’ultimo accetti di salvarsi la vita, e William Wallace invece pronuncia ad alta voce, anzi grida una parola soltanto sì, ma: libertà?! No, credo di no. Perché il tema della libertà ci tocca tutti da vicino e profondamente.
Francesca Rita Rombolà
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