“Giunto nella città vicina, sita presso le foreste, Zarathustra vi trovò radunata sul mercato una gran massa di popolo: era stata promessa infatti l’esibizione di un funambolo. E Zarathustra parlò così alla folla: Io vi insegno il superuomo. L’uomo è qualcosa che deve essere superato. Che avete fatto per superarlo? Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sè: e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l’uomo? Che cos’è per l’uomo la scimmia? Un ghigno o una vergogna dolorosa. E questo appunto deve essere l’uomo per il superuomo: un ghigno o una dolorosa vergogna. Avete percorso il cammino dal verme all’uomo, e molto in voi ha ancora del verme. In passato foste scimmie, e ancora oggi l’uomo è più scimmia di qualsiasi scimmia. E il più saggio tra voi non è altro che un’ibrida disarmonia di pianta e spettro. Voglio forse che diventiate uno spettro o una pianta? Ecco, io vi insegno il superuomo! Il superuomo è il senso della terra. Dica la vostra volontà: sia il superuomo il senso della terra!”
Brano tratto da COSI’ PARLO’ ZARATHUSTRA di Friedrich Nietzsche
Al di là di tutto quello che ha rappresentato, per oltre centotrenta anni, un classico dei tempi moderni qual’è il COSI’ PARLO’ ZARATHUSTRA; al di là di tutte le sue interpretazioni reali, possibili o soltanto immaginarie che si fanno, appunto, da oltre un secolo; al di là soprattutto delle sue implicazioni, dei suoi fraintendimenti, delle sue manipolazioni politiche, sociali, culturali; al di là delle sue responsabilità etiche, morali, umane e storiche che, di volta in volta, lo hanno innalzato a libro sacro, sorta quasi di bibbia profana per rivoluzionari, anarchici, rigidi amministratori dell’ordine, della disciplina, del potere, o lo hanno gettato nel fango macchiandolo irrimediabilmente; al di là dei fiumi e fiumi di inchiostro che si sono scritti ovunque e dappertutto sul libro più letto, più conosciuto e più famoso di Friedrich Nietzsche vorrei fare, nell’oggi che tutto ha bruciato o consumato in attimi di storia ormai sbiadita e impotente, che tutto continua a consumare e a bruciare nell’impotenza imperante la quale sbiadisce ogni senso ultimo o primo, una breve o anche piccola riflessione soffermandomi solo sull’ultima frase del brano riportato: “sia il superuomo il senso della terra!” Cosa può voler mai dire ciò? Forse qualcosa di difficile e di oscuro ma, allo stesso tempo, di semplice e di immediato? Che cos’è, per Friedrich Nietzsche, il superuomo? Una corda tesa fra l’uomo e l’animale. Ma una corda tesa sopra l’abisso. Se si vuole esprimere in termini concettuali il superuomo forse si ricava ben poco, giacché egli crea ed esprime il senso della terra. E’ egli stesso il senso della terra. Ma cosa significa il senso della terra? Chi vive, pienamente e interamente, il senso della terra non conosce la preoccupazione del futuro o il tormento del passato. Il suo tempo è il presente, che scorre e insieme non scorre, rimane fermo e insieme si muove. Un principio di eternità o l’eternità medesima, in un ciclo continuo che sempre ritorna eppure mai è uguale e identico a sé stesso seppure lo sia in un oscillare armonioso che non porta sconfitta o doloroso travaglio. La terra è madre. E’ insieme benigna e distruttiva. Chi affida la propria esistenza alla terra sa che esiste il morire ma non la morte. Pur nelle fatiche e nelle sofferenze quotidiane, affidarsi alla terra ed essere della terra rappresenta l’approdo ad un porto sicuro per cui il fardello delle lotte e delle brutture è lieve da portare, e lievi sono i passi che calpestano il suolo: lievi, sicuri e gioiosi come danza. “Ogni desiderio è appagato. Muoio e rinasco. Sono ritornato alla terra.” dicevano gli iniziati ai Misteri di Eleusi, nell’antica Grecia, al culmine del rito che li vedeva trasformati a sé stessi e al mondo. La loro discesa agli Inferi era terminata, la loro ascesa al Cielo si era compiuta perché non avevano più desideri inappagati: erano ritornati alla terra, la quale terra non genera nell’essere quella tensione espressione di conquista, di possesso, di manipolazione e di rivalsa nei riguardi della Natura, prive di senso e avulse da un senso. Sembra allora forse che Friedrich Nietzsche, scavalcando i secoli e millenni, in fin dei conti abbia voluto dirci o trasmetterci proprio questo? Una piccola verità antica e inattuale per il mondo? Chi lo sa? Forse no. Oppure sì.
La scena iniziale dello storico e mitico film di fantascienza di Stanley Kubrik 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO si avvale delle musiche di Richard Wagner tratte dall’opera ALSO SPRACH ZARATHUSTRA (Così parlò Zarathustra) ispirate al famosissimo libro di Friedrich Nietzsche. Forse il regista Stanley Kubrik, sciegliendo proprio questa musica per tale scena, ha voluto comunicare al pubblico molto e in modo profondo sullo Zarathustra di Friedrich Nietzsche e sul concetto – figura del superuomo.
P.S. Quante volte insieme, tu da filosofo io da profana spinta dalla passione per la conoscenza, abbiamo letto, meditato, riflettuto su questo libro “per tutti e per nessuno”; forse arricchendoci interiormente, forse soltanto soffrendo interiormente; unici e soli nel contesto sociale e culturale dove, malgrado tutto, abbiamo sempre vissuto e continuiamo a vivere… Buon Compleanno!
Francesca Rita Rombolà
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