“Arriveranno da tutte le parti dalle città dalle campagne dal sud da ponente da levante per l’esodo il grande esodo…” .
Sono alcune parole di una famosa canzone di Franco Battiato risalente agli anni ottanta del secolo scorso. Perchè ricordarla adesso? Perché forse si può adattare alla situazione che l’Italia vive e fronteggia da un bel po’ di anni, e cioè l’emergenza degli sbarchi clandestini sulle sue coste meridionali.
Ormai non passa mese, settimana e perfino giorno che non si abbia notizia, dai giornali e dai telegiornali, di un barcone carico di disperati (siriani, pakistani, tunisini, libici, irakeni, etiopi, eritrei ecc. ecc.) che sbarca sulle coste di Lampedusa, della Sicilia tutta (orientale, occidentale, meridionale) e della Calabria ionica; in cerca di cosa? E per fuggire da chi o da cosa?
In cerca di fortuna, di una vita migliore forse, di un futuro incerto, oscuro ma comunque possibile. Pieni di speranza e, allo stesso tempo, al colmo della disperazione. Fuggono principalmente dalla guerra civile (la peggiore fra le guerre) che imperversa in diversi paesi del Medio Oriente; fuggono dalla persecuzione politica ed etnica, da forme di governo avulse ai diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino; e, non ultimo, dalla miseria, per non dire dalla fame, una sorta di fame quasi endemica, fame di tutto e di ogni cosa.
E molti sono donne (anche incinte); bambini di ogni età (anche piccolissimi); ragazzi senza più famiglia; uomini divenuti l’ombra di se stessi.
Gli enti dello Stato e i privati (semplici cittadini di ogni genere) li salvano e li accolgono nei centri di accoglienza si può dire da sempre. Tante di quelle volte hanno evitato “tragedie del mare” da ecatombe, e se qualche volta non le hanno potute proprio evitare hanno almeno restituito, ad ogni disperato, nella morte una certa dignità di essere umano.
Da qualche anno il fenomeno si è molto intensificato. L’Italia, e soprattutto gli italiani, cominciano ad essere stanchi di salvare, di aiutare, di accogliere; chiedono supporto all’Europa (ahimè ad un’ Europa che fa spesso orecchie da mercante verso il problema) e talvolta si disperano (dai ministri, ai politici, ai cittadini sconosciuti), forse al pari di questi disperati,e qualcuno diventa anche insofferente, nervoso e finisce per “esplodere” con atteggiamenti e frasi che sanno di malcelata xenofobia e di velato razzismo, i quali, per finire, in tempi di grave crisi in tutti i campi quali gli attuali tendono a far percepire nel proprio simile un nemico, neppure troppo silenzioso, venuto da lontano o da chissà dove per portarci via tutto quello che abbiamo conquistato, col sacrificio o con la frode, e al quale non rinunceremmo per nessuna ragione al mondo.
Certo quella di Franco Battiato è solo una canzone… però, molti anni fa, chi poteva immaginare che sarebbe venuta, in Italia e in Europa, così tanta gente disperata “… da tutte le parti dalle città dalle campagne da sud da ponente da levante per l’esodo il grande esodo…?” Quasi nessuno. In fondo era solo una canzone, ma con un alto livello di chiaroveggenza.
Francesca Rita Rombolà
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