PRESENZE
Notturne presenze
cavalcano ostinate menti
sopportandosi a vicenda
… spunta l’alba
e sforzi imbarazzanti
per equilibrare pesi
sempre più squilibrati
arriva settembre
e arriva aria nuova
da troppo anelata
IMPROVVISE ESIGENZE
Allarmati!
da un’improvvisa esigenza
voler evadere
e godersi il vento da soli
STABILI EQUILIBRI PRECARI è un titolo che suona un pò strano e inusuale per una raccolta di poesie. Eppure bisogna anche dire che il linguaggio della Poesia è un linguaggio del tutto speciale, che non è e non dovrebbe mai essere o diventare convenzionale. Premesso ciò, allora si possono accettare termini apparentemente in contraddizione e in antitesi fra loro, perché un qualcosa in equilibrio stabile non può essere precario e viceversa per la logica e il raziocinio più rigorosi.
Cosa immagina il poeta? E qual’è la sua ispirazione più immediata quando vuole comporre in versi una realtà separata o altra o altrimenti inconciliabile? Immagina forse molte cose insieme perché la sua immaginazione non ha limiti, e la sua ispirazione a volte è inconscia e irresistibile, talvolta “stabile” in “equilibrio” e “precaria”; l’importante è saper mediare fra le parole e la lingua e riuscire a trovare la sinergia perfetta che crea, produce e sintetizza i vari elementi alla maniera dell’alchimia, arte o scienza superiore e nascosta di ogni realtà originaria.
Su due poesie mi soffermo, in particolare, facenti parte della raccolta STABILI EQUILIBRI PRECARI di Francesco Montalto. Nella poesia PRESENZE è l’idea del notturno a predominare, quasi una sorta di mondo parallelo onirico e virtuale visualizzato dalla mente in momenti di sonno o di veglia che soltanto lo spuntare, forse improvviso, dell’alba(marcato dai puntini sospensivi all’inizio del verso)spezza e rompe per immettersi di nuovo nella realtà di ogni giorno, cercando un punto, seppur anche minimo, di equilibrio in una dimensione che appare sempre di più squilibrata. Ma è il mese di settembre a irrompere, mese gioioso e particolare, che porta aria nuova e nuova vita da troppo tempo nemmeno attese ma addirittura anelate. E allora settembre è solamente un mese dell’anno o non piuttosto un topos che indica un luogo della mente e porta ai luoghi dell’anima al termine di una lunga notte tormentata? IMPROVVISE ESIGENZE è una poesia breve che, nella sua brevità, stigmatizza e inchioda. Il primo verso è abbastanza folgorante come un’esclamazione spontanea. Gli altri versi sembrano porsi quale corollario di un’avvenuta liberazione interiore e mentale “entrando” nel vento in piena solitudine per godere della sua levità. La punteggiatura, quasi inesistente o ridotta al minimo in queste due poesie come del resto in tutte le altre della raccolta, non può che denotare assenza di rigore e di rigidità e una certa scioltezza di espressione che si sforza di cercare nel linguaggio poetico la ragion d’essere del mondo, della vita e del senso che ad essi diamo o riusciamo a dare.
Francesca Rita Rombolà
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