“Tra i molti capi ribelli che popolano la storia irlandese, solo uno può essere considerato un vero rivoluzionario: Michael Collins. A prescindere dal fatto che durante la sua breve carriera politica fu troppo impegnato in faccende pratiche per elaborare dottrine sociali, egli fu una specie di Lenin irlandese. Si impadronì di una situazione potenzialmente rivoluzionaria e la tradusse in atto”.
Brano tratto da STORIA DELL’IRLANDA – Un’eredità rischiosa – di Robert Kee
Chi è stato e che cosa ha rappresentato Michael Collins per una nazione e un popolo come quelli iralndesi sotto il giogo dell’Inghilterra per più di settecento anni?
Nato nel 1890 nelle campagne del Cork occidentale, a sedici anni emigrò in Inghilterra come molti altri giovani intraprendenti nelle sue condizioni.
Lavorò alle poste, in seguito, nella filiale londinese della Guaranty Trust Company di New York. All’inizio del 1916, tornò in Irlanda forse perché spinto dall’imminente insurrezione di Dublino. Fece parte del gruppo che stava nel quartier generale alla Posta Centrale e, di conseguenza, venne, più tardi, internato in un campo di prigionia a Frongoch, nel Galles settentrionale, come altri semplici partecipanti alla rivolta.
A Frongoch, con un gruppo di prigionieri irlandesi che già conosceva, Michael Collins creò una rete efficiente della Fratellanza Repubblicana Irlandese. Organizzò anche delle lezioni, alcune di argomenti puramente culturali, altre dedicate all’educazione militare e in particolare alla guerriglia. Ma forse, al di là di queste poche righe sulla sua vita, Michael Collins incarnò il rivoluzionario ideale e seppe applicare i principi della Rivoluzione nella storia tanto tormentata del suo paese. Figura di leader e insieme di intellettuale che gli irlandesi hanno capito poco e in ritardo ma che, in compenso, hanno amato e seguito fin dal principio.
La rivoluzione irlandese per l’indipendenza dall’Inghilterra fu forse l’unica rivoluzione della Storia che raggiunse i suoi obiettivi senza sfociare in una dittatura collettiva (come avvenne in Russia nel 1917) o nella dittatura di un solo uomo (come nella Francia rivoluzionaria del 1789 che, in un certo senso, partorì la figura monolitica di Napoleone Bonaparte, o come in quella cubana sfociante nel dominio incontrastato di Fidel Castro). Fu daratura e produsse, nel tempo, frutti abbondanti e buoni.
Sarà stato soltanto un caso se la maggior parte dei capi rivoluzionari (per non dire tutti) irlandesi erano poeti o leggevano e amavano la Poesia?
Forse no, visto il rapporto stretto che gli irlandesi hanno, da sempre, con la musica e la poesia. Grazie a loro e a Michael Collins, in particolare, l’Irlanda si liberò dal dominio inglese e divenne una repubblica libera e indipendente. Deve molto, se non addirittura tutto, a Michael Collins. E se oggi si ritrova ad essere una nazione progredita, con un forte sviluppo in tutti i campi e facente parte della Comunità Europea dovrebbe ringraziare quest’uomo coraggioso, ribelle, colto, idealista e poeta che ha amato la causa della sua libertà pagandola con la propria vita.
Francesca Rita Rombolà
Il cinema ha riproposto, di recente, questo personaggio eclettico del quale non si finirebbe mai di scrivere e di parlare, con un film nel 1996 dal titolo MICHAEL COLLINS, regista Neil Jordan e attore protagonista Liam Neeson, che impersona un Michael Collins convincente e abbastanza vicino alla verità sulla sua vita e sulla sua azione rivoluzionaria. Il film è stato vincitore del Leone d’Oro, come miglior film, alla 53° edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia e ha raggiunto un successo enorme in tutto il mondo, segno forse che gli idealisti, i rivoluzionari, i poeti non finiranno mai di essere apprezzati ed amati nell’inconscio collettivo anche in un tempo abulico e indifferente a tutto qual’è il nostro.
P. S. – Happy birthday to you that live in Dublin. This winter day be for you and your family peacefull and rich in joy!
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