La scienza medica ha studiato, con sempre maggiore attenzione, la relazione tra corpo, psiche e arte definendola con molta precisione. Nel 1950, uno psicanalista americano di origini ungheresi, Franz Alexander, pubblicò un libro molto importante,”Medicina Psicoanalitica. principi e applicazioni”, in cui individuava lo stretto legame che c’è tra il battito del cuore e l’ansia e, più in generale, tra fattori psicologici e l’insorgere di alcune malattie del corpo. In seguito, fu chiarito il rapporto tra lo stato d’ansia e il funzionamento delle ghiandole endocrine, tra la preoccupazione e la produzione di ormoni corticotropi. Ultimamente, è stata studiata, in modo approfondito, la relazione tra i sentimenti e i tumori: si è dimostrato, ad esempio, che la depressione diminuisce la capacità del sistema immunitario, e può predisporre al tumore.
Il pensiero risente del modo di essere, si confronta con i sentimenti, le pulsioni e le passioni, la volontà e i desideri e si modifica insieme ad essi. Ciò è risaputo da sempre dai romanzieri e soprattutto dai poeti che lo hanno ben ribadito nelle loro opere, specie in quelli che vengono considerati i capolavori mondiali della letteratura. Ecco perché, in fondo, la ragione pura è una finzione, così come è una finzione l’emotività pura. L’emotività diventa ragione e la ragione diventa emotività, e proprio in questa capacità di integrare i due aspetti risiede la differenza sostanziale tra l’uomo e il robot, l’uomo e gli altri animali. Ed è anche la forza straordinaria dell’uomo concreto nonché dell’artista, ben diverso da certe astrazioni: saper mettere al servizio delle emozioni, dei sentimenti e degli affetti gli strumenti dell’intelletto e della ragione.
Solo in questi ultimi anni si è cominciato a leggere e decodificare il genoma dell’essere umano, ovvero i codici contenuti nei nostri cromosomi. Ora, i geni sono circa 100.000 e, di questi, il 60% riguardano il cervello. In questa lettura in corso del genoma, i genetisti si imbattono di continuo in geni, ovvero loghi del cromosoma, che hanno a che fare con funzioni del cervello. In questi geni, però, non si legge e si decodifica il comportamento effettivo della persona ma soltanto una sua potenzialità che, sommata alle esperienze della primissima infanzia e all’azione effettiva dell’ambiente in cui l’uomo si trova ad agire, darà come risultato il comportamento nel suo complesso. In particolare, non esiste, ad esempio, il gene dell’intelligenza o quello della felicità: esistono dei geni che sovrintendono alla costruzione di determinate parti del cervello che sono correlabili ad alcuni comportamenti soprattutto inconsci. Insomma, il gene dell’intelligenza non è altro che un insieme di “contenitori vuoti” che potrà essere riempito dalle esperienze della vita, da genitori particolarmente attenti e consapevoli, da un ambiente positivo e ricco di stimoli. In quante opere letterarie abbiamo riscontrato ciò? In parecchie davvero dall’antichità classica fino ai giorni nostri. Ma che (ritornando al gene dell’intelligenza) potrebbe rimanere “desolatamente vuoto” se il bambino verrà lasciato a se stesso.
Il ruolo dei genitori (intesi come primo e fondamentale ambiente in cui il bambino si trova ad agire) è quindi importantissimo. Sta a loro, infatti, trasformare le potenzialità intellettuali ed emotive in intelligenza effettiva. Sta a loro influire positivamente sulla parte del cervello che è disposta geneticamente a essere modificata, oltre che sulla psiche, cioè dell’encefalo plastico. Il nostro encefolo è formato da due parti. Una parte è determinata geneticamente, potremmo dire che è “innata”, ed è la parte più voluminosa. Ma c’è anche una parte, che viene chiamata plastica, la quale ha la capacità di strutturarsi grazie all’esperienza. Esperienza di ogni tipo: dolorosa o gioiosa, estrema o soft in grado di stimolare l’immaginazione e di portare alla creazione artistica in poesia come in pittura, nell’arte visiva come nella scrittura creativa.
L’encefalo plastico è localizzato principalmente nei lobi frontali, in quelli temporo-parietali, e interessa tutta quella zona del cervello che partecipa alle cosìddette funzioni superiori: la memoria e l’apprendimento. Anche l’encefalo plastico, come l’encefalo innato, è formato da neuroni, con la differenza, però, che questi neuroni non sono organizzati in sistemi fissi, cioè la loro struttura si crea progressivamente attraverso l’esperienza. Questa parte del cervello è in continua evoluzione. Anche in questo momento, ad esempio, le righe che state leggendo ne influenzano la struttura. Se fra un anno, cari lettori, ricorderete questa pagina sarà perchè essa avrà modificato il vostro encefalo plastico, creando un circuito neuronale che è, appunto, il ricordo di questa pagina. Un circuito che non è affatto innato e non si crea necessariamente, ma solo come reazione, attraverso l’interazione con l’ambiente esterno che, in questo caso, è rappresentato da questa pagina del sito web poesiaeletteratura.it. Ecco, dunque, che l’ambiente, i genitori, le esperienze diventano una sorta di “agenti chimici della mente” modificando concretamante la struttura della mente del bambino e dell’uomo e lasciandovi la “propria impronta indelebile” allo stesso identico modo in cui fa un piede che preme l’argilla. E proprio la metafora dell’impronta(pragung, in tedesco, parola in seguito tradotta universalmente con l’inglese imprinting)per spiegare le variazioni sostanziali del comportamento indotte dall’ambiente fu utilizzata, per la prima volta, dal premio Nobel per la Medicina Konrad Lorenz(Vienna 1903 – Altenberg 1989)etologo austriaco.
Dunque, sembra proprio che essere genitori (dei bravi, per non dire mai ottimi, genitori)è un compito davvero gravoso, difficile e di immensa responsabilità. Insieme all’ambiente circostante possono contribuire a fare di un bambino sano e normale un genio o un mostro. Eppure tutto sembra andare verso una strada tracciata nei secoli e nei millenni, cioè la strada della letteratura che ha saputo descrivere e scandagliare a fondo sentimenti, pulsioni e passioni dell’uomo. Mentre la Poesia, essenza primaria dell’Essere, è da sempre considerata “farmaco, stimolo e guarigione”della psiche e dei sintomi patologici del corpo ad essa correlati, senza chiedere mai nulla in cambio se non il proprio ascolto e la libertà, in tutti i sensi, che da esso deriva per l’essere umano completo, totale, universale.
Francesca Rita Rombolà
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