Nella Creta minoica la donna godeva di una libertà che può sembrare incredibile per i tempi (si tratta del secondo/terzo millennio a. C.). Lo si deduce (sono state, di recente, anche trovate prove che suffragano la cosa) principalmente dai giochi nell’arena, in primis la famosa tauromachia, così popolare nella Creta arcaica, nella quale è la donna (ragazze giovanissime, diremmo oggi giovani atlete) ad esibirsi e a condurre la lotta con il toro.
Nei dipinti vascolari e negli affreschi del palazzo di Cnosso vi sono riprodotte scene che documentano, dal principio fino alla fine, tutte le fasi della tauromachia, cioè la lotta dell’atleta o del guerriero contro il toro, e con una frequenza che lascia a dir poco sbalorditi. Ma, in ogni caso e quasi sempre, si tratta di un atleta o di un guerriero di genere femminile!
Fanciulle giovani e belle, con corpi flessuosi e sciolti, si esibiscono quasi nude (coperte solo da un perizoma intorno ai fianchi e un altro intorno ai seni) senza armi in una specie di rituale che non esclude salti, piroette (spesso sulla groppa di un esemplare poderoso e infuriato di toro nero) e una vaga parodia di danza, che culminerà con l’abbattimento del toro.
Passaggio all’età adulta, strano battesimo del fuoco e dell’esistenza, “debutto in società”, iniziazione adolescenziale alla vita e alla morte; di certo vi è compreso tutto ciò in questa lotta della donna contro una forza bruta e maschia quale quella di un toro.
Eppure vi è un qualcosa di molto più importante: la libertà della donna, il suo potersi esprimere ed esibire in pubblico, addirittura in un’arena, con scioltezza e disinvoltura; una libertà della quale la donna non godrà più nei secoli e nei millenni futuri fino ad oggi.
Da questo si è dedotto (storici, archeologi e sociologi lo hanno affermato con sicurezza) che nella Creta dei tempi di Minosse, del labirinto e del Minotauro era ben radicata un tipo di società matriarcale e piuttosto femminista, usando un’espressione moderna. In questa società di “marcata impronta femminile” vi fiorivano le arti, venne inventata una forma di scrittura con un alfabeto dai caratteri quasi rivoluzionari (la scrittura lineare A e lineare B) e vi prosperò a lungo la pace, il benessere e il progresso in ogni ambito della conoscenza.
Di sicuro la donna, in una tale società, sarà stata una figura dal carattere forte, volitivo, eppure dolce e comprensivo; di un coraggio sorprendente e sprezzante del pericolo e ciò nonostante pronta ad aiutare, a difendere, a prodigare cure materne e a dare amore e calore ad ogni essere vivente, primo fra tutti il proprio compagno, fratello, padre, figlio. Magari potesse tornare in auge o essere riproposta, almeno nelle sue linee generali e a livello globale, un tale tipo di società dove la donna, attraverso una simbolica tauromachia, esprima se stessa e sia portatrice e fautrice di quei valori e di quegli ideali umani auspicati e perseguiti dai grandi poeti e dai grandi pensatori di ogni epoca.
Tauromachia
Corpi flessuosi
nel sole e nel vento,
e gigli fra i capelli.
O tu, femminilità dei giorni
più remoti e odierni dell’umanità
sii ancora libera
ed esprimi te stessa.
E tu, fanciulla, che sogni
di distruggere il male
e di cambiare il mondo
combatti ancora con coraggio
e con fierezza antica
la tua lotta più segreta
contro l’oscura forza bruta
di quell’atavico nemico
che ti vuole incatenata
alle forme più umilianti e turpi
dell’umana esistenza.
Francesca Rita Rombolà
P. S. – Un augurio speciale a tutte le donne nel giorno della nostra festa in tutto il mondo. Buon 8 marzo a tutte!
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