Gravità e leggerezza. Le due componenti principali del nuovo album di Fabio Biale

27 Aprile 2017

Quindici brani piuttosto densi, corposi in cui la musica è abbastanza corroborante per l’ascolto attento o semplicemente distratto.

Sono i pezzi che compongono “La gravità senza peso” il nuovo album di Fabio Biale. Un titolo che, di primo acchito, può sembrare addirittura un pò bizarro ma che risulta, in realtà, profondo e, in un certo senso, simbolico.

I generi musicali si frappongono e sembrano fondersi insieme nella giusta misura. Infatti, Fabio Biale, in quest’album, spazia dall’indie rock a Django Reinhardt fino a “Lezioni americane” di Italo Calvino. Una certa ampiezza di stili musicali e di sonorità “trasporta” l’ascoltatore in atmosfere che sanno evocare un altrove possibile e uno spirito esotico che non si esaurisce in una sbiadita lontananza. Il sound dell’album è molto elevato, i ritmi acustici scorrevoli e possenti e, a tratti, possono risultare perfino sconvolgenti.

Brani quale “Marzo” sembrano trascinare e coinvolgere nel suo ritmo di ballad irlandese e di velata epopea: il brano è dedicato al partigiano ligure Giovanni Battista Canepa detto, appunto, “Marzo”(il suo nome di battagia).

Egli fu scrittore e partigiano. Amò e si battè per la libertà in un impeto di meraviglioso idealismo. “Con la mano tesa” ha un ritmo musicale orecchiabile e disinvolto dovuto soprattutto a un violino stupendamente suonato da Fabio Biale.

Nel brano “Tutto sommato” colpisce, subito e molto, la voce di Fabio Biale dal timbro davvero intenso e possente che, spesso, diventa graffiante e quasi groove. “Viene la musica” è un piacevole swing che sembra contenere tracce di blues, radenti e forse di striscio. Un album in cui Fabio Biale da molto della sua “artisticità”, e al quale auguriamo che possa ricevere molto, in tutti i sensi, dagli ascoltatori.

Francesca Rita Rombolà

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