Andrea Lucani è nato a Sant’Angelo Romano il 3 novembre 1957. E’ sposato e ha una figlia. Ha conseguito la laurea in scienze politiche presso l’università “La Sapienza” di Roma. Dopo una breve carriera militare (tenente presso l’Istituto Geografico Militare di Firenze) dal 1987 lavora presso una grande multinazionale americana di informatica fino al 2016, per poi transitare in una realtà nazionale più piccola operante nel settore della sicurezza informatica e delle telecomunicazioni. Nel 1990 ha vinto il premio di poesia “Città di Sant’Angelo”. Nel novembre 1998 ha pubblicato il suo primo libro: una raccolta di poesie dal titolo “Segni interiori”. Le due ultime raccolte di poesie dal titolo “Cercando le parole” e “La piena felicità” sono state pubblicate nel 2010 la prima e nel 2012 la seconda. Nel 2016 ha pubblicato la sua prima opera di narrativa dal titolo “Prova di un romanzo”. Suoi testi sono apparsi in alcune antologie e riviste letterarie e su diversi blog letterari.
Francesca Rita Rombolà ha conversato con lui
D – Dottor Lucani, come riesce a conciliare la Poesia con l’informatica? Poesia e informatica possono andare d’accordo oppure no?
R – Certo l’informatica richiede un approccio diverso da quello della poesia, un po’ come osservare il mondo con gli occhi di un ingegnere piuttosto che con quelli dell’artista. E’ un modo di guardare diverso il quale più che ai sentimenti bada a scoprire quali sono le cause che connettono le cose. Ma l’informatica, per essere apprezzata nella sua originalità, deve essere frequentata come un bosco: non solo dagli sguardi attenti del falegname ma anche dalle occhiate, sensibili e appassionate, del poeta.
D – Ha pubblicato diverse raccolte di poesie. Che cos’è per lei la Poesia e cosa prova nello scrivere versi?
R – Ho pubblicato tre raccolte di poesie: “Segni interiori”, “Cercando le parole”, “La piena felicità” e un romanzo di formazione, cioè quel genere narrativo dove più che la storia dei personaggi si raccontano le loro emozioni, dal titolo “Prova di un romanzo”. E anche qui ho cercato di far conoscere la mia percettibilità, il mio modo di entrare nelle cose per capirne più che la sostanza il loro modo di agire… e la Poesia è l’unica forma di arte per mezzo della quale riesco a spiegare tutto questo, riuscendo anche a far percepire l’odore delle emozioni e di tutto quello che si muove intorno a me.
D – La letteratura è importante, secondo lei, per l’uomo del ventunesimo secolo?
R – La letteratura, la scienza… sono l’istruzione tout court, importanti in quest’epoca balorda per restituire alla scuola l’autorevolezza nei confronti dei ragazzi, che non riescono più ad essere motivati, con sistemi di studio intelligenti. Eppure la letteratura è importante per comprendere il senso del mondo e far emergere il carattere e la gentilezza necessarie per sopportare la verità e insieme le menzogne della vita. E cosa c’è di meglio di una buona letteratura che li possa aiutare visto che affianca alla razionalità logica anche il sentimento, che riesce a perepire e a conoscere ogni cosa prima del pensiero anche se non lo argomenta rigorosamente come la logica?
D – Quando ha avuto inizio il suo feeling con la Poesia? Forse nel periodo in cui è stato tenente presso l’Istituto Geografico Militare di Firenze?
R – No, il mio interesse per la Poesia non ha una data precisa o, per lo meno, non lo ricordo. So solo che forse sono stato influenzato dai canti della Divina Commedia che mia nonna recitava a me e a mia cugina nelle sere d’inverno accanto a una stufa di ghisa. Già… è stata la voglia di ricreare quei momenti che mi ha dato l’impulso di scrivere qualche verso, convinto forse che il suo suono avrebbe potuto tenerli accanto a me ancora più saldi.
D – La scrittura è creatività, arte libera, poesia che si avvale di lettere e anche di ideogrammi per esprimersi, o e piuttosto qualcos’altro?
R – La scrittura, all’inizio, era solo una tecnica per ricordare con esattezza procedure e cose tralasciando tutto l’inutile che non servisse allo scopo. Oggi invece è diventata qualcosa di più di una consecutio temporum, di segni che rimandano a un qualche cosa che è ad essi esterno. Quando si legge una poesia o un romanzo si è penetrati da significati… da esperienze che da soli non si riesce a fare e che vale la pena di vivere, anche se di riflesso. La letteratura riesce ad esplicare ciò e può dare un nome all’emozione e ai tanti sentimenti che, altrimenti, non sapremmo riconoscere… a dare un nome anche a quelli complessi che con il linguaggio convenzionale non è possibile comunicare.
D – Il futuro della poesia e della figura del poeta per Andrea Lucani, poeta e informatico?
R – Il poeta è sempre in bilico sull’abisso ad ascoltare la fragilità dell’anima, che non vuole dipendere dal rigoroso raziocinio o da chi le impedisce di percepire e di capire. I poeti rimarranno sempre così anche nel futuro, perchè sono metafora di luce in mezzo alle tenebre fino alla fine del mondo.
Grazie infinite, dottor Lucani
Francesca Rita Rombolà
Andrea Lucani
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