Pierluca Zizzi è nato nel 1970 a Torino, dove vive e lavora. Si laurea in architettura ed esercita la professione per qualche anno per poi inseguire le sue passioni, le ricerche in campo spirituale ed esoterico. Diventa autore di giochi da tavolo, e gli vengono pubblicate in molte nazioni giochi ed espansioni. In parallelo tiene corsi e conferenze su evoluzione spirituale umana, archeologia alternativa, vie di autoconoscenza con uso di meditazione e tarocchi. Tra le sue predilizioni vi sono i viaggi in luoghi di consapevolezza e grande energia di cui indaga i misteri e le potenzialità. Fin da ragazzo è un lettore appassionato di fantasy e fantascienza, e da anni sogna di veder pubblicata la propria saga e di raccontare il complesso e affascinante universo da lui creato. Di recente ha iniziato strette collaborazioni con editori di letteratura fantastica e di saggistica dello sviluppo della coscienza. Un’altra sua grande passione sono le arti marziali di cui è istruttore. Da poco pratica anche lo yoga.
Francesca Rita Rombolà ha conversato con lui intorno a diversi argomenti ma principalmente sulla sua saga fantasy “Immortalis”.
D – Pierluca Zizzi, è da poco uscito il primo volume, “Il Signore delle Maschere”, della saga fantasy “Immortalis”. Vuole parlare di questo primo volume e della saga in generale? Perchè il titolo “Il Signore delle Maschere” per il primo volume e perchè quello di “Immortalis” per l’intera saga?
R – Il nome della saga, “Immortalis” appunto, è correlato al filo conduttore dei libri e dei racconti, ovvero l’immortalità, il modo per raggiungerla e le azioni dei protagonisti, quasi tutti eroi che non possono morire di vecchiaia, malattie o stenti e che potenzialmente possono vivere per migliaia di anni. “Il Signore delle Maschere” introduce l’universo narrativo, presenta i suoi protagonisti e racconta di una trama sottostante alle loro azioni: una sorta di giallo d’azione guerresco sotto la cui superficie agisce un nemico invisibile e intelligentissimo che sembra nascondersi sotto ogni intrigo. Il ciclo di “Immortalis” racconta di un impero il cui potere si espande in molte dimensioni e domina i destini di intere civiltà da millenni. I suoi governanti sono eterogenei e rappresentano chi il potere militare, chi quello economico o alcuni archetipi narativi tipici del fantasy ma fusi tra loro con una certa complessità. I due veri protagonisti sono una giovane donna, appena diventata immortale, e un eroe millenario poetico e saggio che non mancherà di stupirvi per originalità. Si pensi che ha un occhio di giada, al quale deve il suo nome, ed è zoppo. Le loro azioni si svolgono tra mondi e situazioni differenti, a volte pericolosissime, e altre di viaggio e di guerra.
D- “Il Signore degli Anelli” e “Il Ciclo di Shannara”, a suo parere, sono capolavori del fantasy in assoluto oppure altre opere sono più complete, migliori e le superano?
R – Una domanda a cui è difficile dare una risposta che non sia meramente personale ed emotiva! “Il Signore degli Anelli” è un capolavoro letterario prima che di narrazione fantastica. Il suo respiro e il mondo creato da Tolkien sono talmente “grandi e veri” da non poter essere paragonabili ad altro. La saga di Brooks ha pesanti debiti con tolkien… che io preferisco per profondità, pur riconoscendo meriti innegabili alla saga di Shannara. Non mi piace fare classifiche e raccontare cosa, secondo me, potrebbe superarle. Io ammiro visceralmente M. Moorkock, D. Gemmel e R. Zelazny, e li cito spesso per fornire alternative di lettura che hanno, per tutti e tre, qualcosa di grandioso.
D – Lei è un creatore di games molto conosciuto e apprezzato a livello internazionale. Vuole raccontare qualcosa al riguardo?
R – Volentieri, parlo sempre con gioia del mio lavoro di creatore di giochi da tavolo. Pochi sanno che ci sono delle persone che per vivere inventano giochi, non tecnologici, e provano ad ambientarli, proprio come si fa con la scrittura fantastica, ma in più inventando regole, e conoscono profondamente i modi che portano delle persone a sedersi intorno a un tavolo per giocare e divertirsi. Posso raccontarvi che di recente ho avuto grandi soddisfazioni da un gioco il cui titolo è “Tang Garden”, con un coautore di nome Francesco Testini. I giocatori sono creatori di giardini tradizionali cinesi e della loro bellezza, possono mettere paesaggi di cartone sul tavolo e farli “ammirare” da personaggi che vengono posizionati per popolare il giardino stesso, interagendo l’uno con l’altro. Il gioco è davvero bellissimo per estetica e aderenza all’idea che abbiamo del mondo cinese dell’antichità.
D – Com’è la società del ventunesimo secolo: ossessivamente materialista o con una latente spiritualità di fondo più marcata rispetto al Novecento o anche ai secoli precedenti?
R – Ogni fenomeno sociale che avvicini l’uomo alla materia come unica realtà non fa che rivelare, prima o poi, che tutto è pensiero, spirito ed è governato dalla consapevolezza. Un’umanità bambina, molto spaventata e inconsapevole, è destinata ad un risveglio spirituale che, nell’osservazione storica, passa attraverso momenti di crisi sociale e personale. L’ombra definisce il volume delle cose, la luce può illuminare solo dove le permettiamo di arrivare ma, presto o tardi, illumina la notte. E’ una legge universale ben nota a ogni tradizione mistica.
D – So che ama viaggiare e conoscere culture altre del pianeta, come vede il processo di globalizzazione in atto ormai da anni? Positivamente o negativamente nei confronti delle molte culture del mondo?
R – Chiunque viaggi, non per “collezionare luoghi” ma per avere esperienze animiche e culturali, sa bene una cosa: prima o poi tutte le culture verranno inglobate da altre e fonderanno la loro essenza con quella che si verrà a creare. Vedo, in negativo, che la nostra cultura sta spazzando via le altre troppo velocemente e con dolore per chi avrà forti crisi identitarie. La globalizzazione è soprattutto economica e materialistica, fortemente tecnocratica e speso priva di quell’umanesimo che noi europei dovremmo rappresentare. Di contro, le culture dei paesi in via di sviluppo non hanno saputo contrapporre strutture sociali e culturali altrettanto forti e sono quindi destinate a subire il fascino sinistro del consumismo. Non sono per nulla contento di questo, ma so che anche noi verremo trasformati in meglio dalla parte più profonda delle culture vicine e lontane. Viaggiare mi serve, appunto, a capirle e a farle entrare in me. Scrivo di questi processi anche nella saga di “Immortalis”.
D – Ama la Poesia? E’ importante la Poesia in sè per l’uomo?
R – Leggo poca poesia. Mi piacciono i poeti indiani e sufi dei secoli passati. Ogni tanto li rileggo con emozione. Ogni forma di produzione artistica è fondamentale per migliorare la nostra vita e quella delle generazioni a venire. Credo che attraverso la catarsi della poesia, e della letteratura in generale, si parli da anima ad anima.
Grazie mille
Grazie a voi e un saluto ai lettori
Francesca Rita Rombolà
Pierluca Zizzi
Nessun commento