Riccardo Maffoni, dopo essere stato ospite fisso dei concerti dei Nomadi, grazie ad una collaborazione con la Premiata Forneria Marconi, vince il “Premio Speciale Fandango”. Nel 2000 riceve il “Premio Piero Ciampi, città di Livorno. Omaggio a Stefano Ronzani”. L’anno seguente, il 2001, è fra gli otto finalisti del “premio Città di Recanati” in cui ottiene la “Targa Stream” come vincitore delle selezioni televisive e la pubblicazione del brano “Una grande rosa rossa” sul CD ufficiale della rassegna. Nel 2002 vince il Festival di Castrocaro con il brano “Le circostanze di Napoleone”, e partecipa successivamente al programma Destinazione Sanremo. Nel 2004 pubblica l’album “Storie di chi vince a metà”, interamente scritto da lui e contenente il singolo “Uomo in fuga” dedicato al ciclista Marco Pantani. La canzone, scritta prima della scomparsa del ciclista, viene scelta dalla Fondazione Marco Pantani Onlus per rappresentare tutte le manifestazioni ufficiali riconducibili a Marco Pantani. L’album gli permette di essere scelto per l’apertura dei concerti dei Nomadi, di Van Morison(il 17 marzo e il 18 marzo a Milano)e di Alanis Morissette(il 7 e il 10 luglio 2004). Vince anche la prima edizione del “Gran Premio di Primavera 2004” nella sezione “Giovani” con la canzone “Viaggio libero”. Nel 2006 partecipa e vince il Festival di Sanremo “Sezione Giovani” con la canzone “Sole negli occhi”. Il secondo album di Riccardo Maffoni “Ho preso uno spavento” esce nel 2008 anticipato dal singolo “Vorrei sapere” il quale entra nella classifica dei singoli più venduti, al numero 8, la settimana dal 9 al 15 maggio 2008. Nell’estate 2008 Riccardo Maffoni apre le date del “Ferro e Cartone Tour 2008” di Francesco Renga, oltre ad effettuare un proprio tour nelle piazze italiane. Nel giugno 2010, come chiusura di un tour acustico iniziato nell’ottobre 2009, intraprende un mini tour negli USA, che lo porta a suonare in Florida e a New York. Nel marzo 2011 pubblica un nuovo lavoro, “1977”, in versione digital download. Nell’aprile 2018 esce “Faccia”, un disco di quattordici tracce inedite contenente l’omonimo singolo uscito a marzo. Il 22 giugno 2018 il brano “Provate voi”, contenuto nell’album “Faccia”, vince il “Premio Peppino Impastato – Targa 100 Passi” patrocinato dalla Fitel – Sicilia e dal Ministero della Cultura. Il 6 luglio 2018 esce in radio “Sette grandi” secondo singolo estratto dall’album “Faccia”.
Francesca Rita Rombolà e Riccardo Maffoni hanno conversato per poesiaeletteratura.it
D – Riccardo Maffoni ha un curriculm piuttosto consistente riguardo a premi vinti in kermesse e manifestazioni musicali importanti. Quanto questi riconoscimenti hanno inciso sul percorso musicale e sul piano umano di un artista come Riccardo Maffoni?
R – Moltissimo. Il fatto che il proprio impegno, gli sforzi, la passione, il lavoro, la voglia di dimostrare quello che sei e quello che hai da dire vengano riconosciuti, non soltanto a livello popolare, ma anche attraverso premi specializzati è qualcosa di molto gratificante. La musica è arte e l’arte è un qualcosa di soggettivo. Ma ci sono momenti in cui, attraverso una canzone, si riesce ad arrivare a più persone, si riesce a trasmettere la stessa emozione. E questo credo sia qualcosa di magico, e non può che influire nella vita di un’ artista, di un cantautore. Sia a livello artistico, ma soprattutto umano. E’ un pò come avere la sensazione di trovarsi nella giusta direzione, che le scelte intraprese, in mezzo a mille difficoltà e a mille dubbi, siano quelle giuste.
D – Sei stato paragonato, di volta in volta, a Bob Dylan, a Bruce Springsteen e ad altri cantautori e rocker di fama mondiale. A chi si ispira, in realtà, la tua musica e che cos’è la tua musica?
R – Quando si inizia a scrivere canzoni si hanno sempre dei riferimenti, dei maestri dai quali imparare, dai quali trarre tutte le informazioni necessarie per intraprendere poi un proprio percorso. E questo influenza anche la scrittura. Ma credo che col tempo poi ci si accorge di avere qualcosa di personale, ci si accorge che quei maestri sono diventati così importanti e così influenti proprio perchè erano e sono se stessi. E’ questa la cosa più importante: restare se stessi quando si è sul palco, quando si scrive una canzone. Quando scrivo sono molto naturale: cerco di lasciare uscire la musica e il testo, senza pensare a nulla. E’ come camminare, respirare, bere… E tutto succede in pochi istanti. Quello che ho dentro, la mia vita, le mie sensazioni, le mie emozioni, anche negative, in quei momenti vengono a galla e diventano musica. E’ questo che mi ispira: semplicemente la vita che vivo tutti i giorni, la vita che vedo, che sento a casa, per strada.
D – L’album del 2004 “Storie di chi vince a metà” contiene il famoso singolo “Uomo in fuga” dedicato a Marco Pantani, scelto dalla Fondazione Marco Pantani Onlus come sigla in tutte le sue manifestazioni ufficiali. Vuoi dirci qualcosa circa questo brano dedicato al ciclista Marco Pntani e perchè è stato scelto dalla Fondazione che porta il suo nome?
R – “Uomo in fuga” in realtà è una canzone che non avevo scritto per Marco Pantani. E’ stata registrata nel 2003 per il mio primo album, quando ancora Marco era in vita. Dopo la sua morte ci fu questo sodalizio con la Fondazione forse anche per questo motivo perchè, nonostante la canzone non fosse stata scritta per lui, certe frasi descrivono, in maniera lampante, gli ultimi momenti della sua vita: quelli più duri. Ricordo ancora quando, ad un evento, venne sottolineata la frase “e solo rimango, non mi sentite che piango”. Il presentatore, parlando di Marco, disse che questa frase sintetizzava, più di altre, proprio quello che era successo al grande campione. Marco Pantani credo sia stato uno dei pochi uomini che, con la sua grande passione, è riuscito a far appassionare milioni di persone ad uno sport spesso lontano dal grande pubblico. E’ stato un onore per me questa collaborazione, poter conoscere la sua famiglia, poter, con la mia musica, essere associato ad un uomo che ha dato tanto al ciclismo e alla storia di questo paese.
D – A questo punto parliamo un pò del tuo album “Faccia” uscito da qualche mese. Pare stia avendo successo.
R – Sono veramente contento della risposta che c’è stata. Ricevo continuamente messaggi di apprezzamento. Le canzoni arrivano, piacciono. La gente mi scrive sui social, mi ferma per strada per dirmi quanto queste nuove canzoni sono diventate parte della loro vita. Credo che non ci sia niente di più bello per un artista: arrivare, con le proprie canzoni, al cuore della gente!
D- Essere cantautore in Italia: cosa è cambiato dagli anni Settanta – Ottanta ad oggi?
R – Oggi il cantautore è diventato quasi un genere e molto spesso lo si identifica, appunto, con un certo tipo di musica. Personalmente credo che scrivere canzoni sia un qualcosa di libero da ogni etichetta. Un cantautore può scrivere canzoni di ogni genere: dal pop, al rock, al jazz. Per questo scrivo: per sentirmi libero, per dare voce a quella parte artistica di me che sento. La canzone è il centro della musica. Senza canzoni non esiste niente, e negli anni Settanta e Ottanta questa cosa era molto sentita. La canzone era ancora qualcosa nella quale rispecchiarsi. Era qualcosa in cui credere. Forse oggi questo un pò si è perso. C’è troppo di tutto e poca attenzione verso quello che davvero ci interessa. E non parlo solo della musica, ma proprio a livello sociale. E la musica rispecchia la società.
D – La musica, per Riccardo Maffoni, è una forma di arte che veicola nella società un messaggio importante?
R – La musica è un qualcosa di profondamente sacro. E’ un qualcosa di viscerale. E’ vibrazione. E’ dentro l’essere umano da sempre. Questo è il messaggio che dovrebbe dare la musica: aiutarci a tirar fuori la nostra parte più vera, più sincera, più nascosta. Quando mi trovo sul palco vivo tutte queste emozioni così profonde, è come se all’improvviso tutta la voglia di vivere esplodesse dentro la mia voce. Per quanto mi riguarda la musica è importantissima, non solo per chi la fa ma soprattutto per chi la ascolta. Aiuta a sentirci liberi.
D – Musica e poesia cosa rappresentano per Riccardo Maffoni?
R – C’è una poesia che adoro, “Il cuore che ride”, di Charles Bukowski. Spesso torno a rileggerla: mi da speranza, mi da forza per affrontare la vita nonostante tutto. Nonostante le delusioni, nonostante i momenti difficili c’è sempre quella luce là in fondo che non smette di risplendere. Questo per me rappresentano la musica e la poesia: la forza per affrontare questa vita, tutti i giorni passo dopo passo.
Grazie mille
Francesca Rita Rombolà
Riccardo Maffoni
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