Carla Babudri nasce a Bari nel 1978. Nipote del leggendario Francesco Babudri, storico e scrittore ricordato nella città di Bari per le sue opere, studia all’istituto di Arte Superiore di Bari. Il percorso di poetessa e scrittrice la porta ad approfondire diverse tematiche. Nel 2007 decide di racccogliere le sue poesie e, dopo un iter intimo molto intenso, esce la sua prima raccolta dal titolo “Dimmi… che sapore ha l’anima?”. Dal 2007 al 2009 partecipa a “Poesie Sostantivo Femminile” un evento organizzato da enti locali. Nel 2007 partecipa alla mostra “Amici dei Musei” con foto e poesie. Nel 2015 pubblica sette poesie con la casa editrice Riflessi e inizia lo studio della fotografia. Nel 2018 pubblica la sua seconda raccolta di poesie “Nel profumo delle tue carezze” con la collaborazione fotografica della figlia Alexandra, ormai adolescente, del padre e del dottor Vittorio Pepe. Ha pubblicato anche due libri di saggezza ancestrale: “Le streghe vanno a letto presto”, incentrato sul percorso di crescita individuale e la scoperta del sè e “Donne Poesia – Il sacro erotismo”. E’ appassionata di fotografia e di pittura intuitiva, scrive per diversi blog tra cui: NaturaGiusta, Agriturismo saluto al sole.
Francesca Rita Rombolà e Carla Babudri hanno conversato su diversi temi.
D – Innanzi tutto parlami di te. Come Carla Babudri definisce se stessa: una poetessa, un’artista generica, una studiosa, un’intellettuale?
R – Mi piace definirmi più una ricercatrice curiosa in preda a passioni interne. La parola artista forse mi identifica nelle mie manie; ne ho diverse: sento sussurrare il vento, ascolto le memorie negli oggetti, mi piace osservare con le mani, chiudo gli occhi per sentirmi viva negli ambienti e udire le emozioni del luogo.
D – Parliamo un pò del tuo libro “Donne Poesia – Il sacro erotismo”. E’ una raccolta di poesie, vero?
R – “Donne – Poesia” è un sentimento, non solo poesie. Ma è anche un libro che parla di sessualità sacra e di come raggiungere il piacere. E’ un viaggio interiore in cui descrivo il potere della sensualità, dell’erotismo e della sessualità confrontandoli e unendoli. E’ un libro nato e scritto dal mio utero e dal mio cuore ritrovato, dedicato alla forma più alta del mio amare. Ogni parola è sentita, vissuta, assaporata. Con esso credo di aver conquistato l’amore profondo e il piacere di volerlo condividere. E’ frutto della mia ispirazione che io chiamo “Daimon Ispiratore” al quale mi consacro ogni giorno. Per riassumere “Donne – Poesia Il sacro erotismo” è un percorso interiore che si serve della poesia per raggiungere la sessualità elevata con leggerezza e gentilezza. Se ci si lascia trasportare dalle parole poetiche si potrà raggiungere un grado di intimità con se stessi davvero sublime.
D – Che rapporto hai con la Poesia? Come definiresti la Poesia e cosa pensi della poesia al giorno d’ oggi?
R – La Poesia è il mio sentire. Attraverso le parole poetiche viaggio, le afferro nei miei mondi, le osservo, le vivo, le scrivo. Tutto mi ispira: la gente, il loro comportamento, un particolare che vivo durante la giornata, il vento che stormisce fra le foglie o anche una buona tazza di tè. Se c’è un qualcosa che allontana la mia mente e mi trascina da qualche parte io lo vivo, mi lascio trasportare, lo assimilo e lo trasformo in parole. Definisco la Poesia di oggi “molto poca” nel senso che bisognerebbe scrivere di più e in modo più intenso e forte cercando di esternare anche il dolore. Il dolore, infatti, un tempo si esternava. Adesso si fa fatica a manifestare il dolore. Delle volte la Poesia può essere, in questo senso, molto terapeutica.
D – C’è stato un tempo, remotissimo, in cui la società era matriarcale e la donna aveva un prestigio e una libertà straordinarie. Cosa mi dici al riguardo?
R – Era un tempo in cui la comunità aveva un valore, dove l’ accoglienza e l’ascolto significavano qualcosa e la ciclicità delle cose era contemplata e amata. All’epoca del matriarcato la donna era tenuta in alta considerazione, perciò aveva un ruolo primario nella società. Adesso invece tutto è caotico, confuso, distruttivo.
D – La scrittura, secondo te, è un buon mezzo per esprimere le proprie idee o non è, piuttosto, un qualcosa di irresistibilmente meraviglioso che però, come sosteneva Colette, rovina la vita?
R – Scrivere è terapeutico. E’ uno sfogo dell’anima. Libera se stessi e chi legge, da conforto, fa riflettere. Può farti viaggiare in altre dimensioni e farti percepire cose meravigliose.
D – Se un bel giorno nessuno riuscisse più a scrivere poesie e nessuno più riuscisse a leggerle e a meditarle?…
R – … L’uomo non esisterebbe più… esisterebbe altro.
Francesca Rita Rombolà
Carla Babudri
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