Questa poesia di Bertold Brecht non è una poesia sulla guerra, nè una poesia sulla pace. E’ quasi un inno alla dignità dell’ uomo, alla sua supremazia sulle cose sì ma in nome del suo attributo umanamente più nobile e più elevato cioè il pensiero. Con la forza incisiva del suo verso, con la carica estremamente tesa della sua moralità e della sua etica, con l’ efficacia persuasiva della sua testimonianza esemplare e unica, umana e artistica ce lo rivela una delle voci poetiche più significative del Novecento. Mai come in questo primo ventennio del nuovo secolo i versi di codesta poesia si sono rivelati addirittura profetici per il mondo intero, per l’ umanità, per l’uomo.
Cosa sarebbe l’ essere umano senza il pensiero, senza la capacità di pensare, senza l’ uso proficuo della ragione?
Probabilmente soltanto un animale appartenente ad una specie uguale alle altre che popolano il pianeta. Il pensiero, la ragione distinguono da sempre l’ uomo dall’animale. L’uomo è sì un animale però un “animale che pensa”: questa l’ enorme diffrenza!
Eppure il ventunesimo secolo ha messo in atto lo sviluppo dell’ intelligenza artificiale ossia l’ intelligenza delle macchine costruite dall’ uomo stesso. Ciò è un bene? E’ un male? E’ presto per dirlo. Forse, come sempre, la risposta sensata sta nell’uso che delle macchine pensanti l’ uomo fa o farà: un uso cattivo o buono a seconda, in fondo, delle sue intenzioni, della sua cultura, della sua formazione interiore, della sua capacità di discernere il mondo che si va via via costruendo.
Una cosa forse è certa: che la macchina intelligente (il robot, l’ algoritmo calcolatore e sviluppatore, il cyborg ecc. ecc.) per quanto possa o potrà superare perfino l’uomo in velocità di azione e di movimento, in risoluzione razionale dei problemi e delle complessità scientifiche non potrà mai e poi mai sostituirsi all’uomo creatura di eccellenza nell’ Universo intero.
Con un eufemismo del tutto letterario affermiamo, con Bertold Brecht, che l’uomo ha veramente un meraviglioso, terribile e straordianrio “difetto”, che è la sua capacità di pensare; ma ha insieme a ciò anche un dono, che è il poetare, il quale non si ferma mai alla superficie delle cose ma si immerge quasi nel loro essere profondo e, per mezzo del Canto, rende di questo partecipe ciascun uomo della terra.
Bertold Brecht
L’ UOMO HA UN DIFETTO: PUO’ PENSARE
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
spiana il bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido di una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’ uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
Francesca Rita Rombolà
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