Valerio Vigliaturo, cantante, scrittore e operatore culturale. Dal 2004 è direttore del Premio InediTO – colline di Totino – punto di riferimento in Italia tra i concorsi letterari dedicati alle opere inedite, organizzato dall’Associazione culturale “Il Camaleonte”, di Chieri(Torino), con cui ha fondato, nel 2009, il giornale “Chierioggi” pubblicato fino al 2015. Valerio Vigliaturo ha collaborato in passato, come giornalista, con “Il Giornale del Piemonte”, “la Nuova” e “Torino Cronaca Qui”. Dopo diverse esperienze in band come cantautore, chitarrista e produzioni discografiche nel 2012 riprende la sua passione per il jazz e il blues esibendosi dal vivo in locali quali “Il Diavolo Rosso” di Asti, il “The Mad Social Club” di Torino, “Il Louisiana Jazz Club” di Genova e “Il Nordest Cafè” di Milano, in festival quali il Moncalieri Jazz Festival, l’ Alba Jazz Fest, L’ Evergreen Fest e I suoni della Piazza di Torino, collaborando con importanti jazzisti a livello nazionale. E’ recente il suo esordio come scrittore con il romanzo “Dalla parte opposta”.
Francesca Rita Rombolà e Valerio Vigliaturo hanno dialogato su diversi temi.
D – Valerio Vigliaturo, iniziamo questo dialogo parlando del tuo libro “Dalla parte opposta”. Di cosa parla esattamente e che riscontri e riconoscimenti ha avuto?
R – E’ un romanzo di formazione, o meglio, un’autofiction a sfondo, quindi, autobiografico proiettata in un futuro postumano con digressioni saggistiche, versi poetici e tweet attraverso una scrittura metatestuale. Narra le vicende esistenziali di un personaggio antipatico e divergente incapace di vivere secondo le regole dei mortali che decide di fare, dopo varie vicissitudini amorose, viaggi, esperienze spirituali, sessuali e con le droghe, folgorato dal progetto Global Future 2045, di smaterializzarsi in una macchina o un robot. E solo l’incontro con una donna ideale potrà proiettarlo nel romanticismo di una nuova esistenza. L’ho presentato in giro per l’Italia in diverse rassegne quali “Firenze libro aperto”, “la Fiera delle Parole” di Padova, il “Book City Milano”, al “Salone del Libro e “Al Circolo dei Lettori” di Torino, alla Libreria Mondadori di Catania. E a febbraio il romanzo ha vinto il Premio Carver 2018!
D – So che sei il direttore del Premio InediTO – colline di Torino. Parliamo anche un pò di questo premio, della sua importanza e delle sue finalità.
R – Il premio esiste da diciotto anni. Ha, quindi, raggiunto la maturità diventando, con soddisfazione, un punto di riferimento in Italia tra i concorsi letterari dedicati alle opere inedite. Si rivolge a tutte le forme di scrittura(poesia, narrativa, saggistica, teatro, cinema e musica), naturalmente in lingua italiana e a tema libero, e ha l’obiettivo di premiare autori già affermati e nuovi talenti accompagnandoli nel mondo dell’editoria e dello spettacolo grazie a un ricco montepremi, pubblicando quindi le loro opere o mettendole in scena, producendole e diffondendole alla radio. Inoltre, gli autori partecipano a rassegne, festival, fiere letterarie. E’, perciò, un ponte tra il fitto sottobosco di creatività che vive ancora nell’anonimato e la ribalta editoriale o scenica. Dopo il premio, infatti, si può ambire a vincere altri concorsi come testimoniato dai tanti autori lanciati in queste edizioni: è il caso di Dario Neron che, con il romanzo “Doctor Reset”, ha vinto, a pari merito con me, il premio Carver. Inoltre, il premio è sostenuto dalla Regione Piemonte, dalla Fondazione CRT, ha come parteners il M.E.I. di Faenza, il premio Lunezia, il Film Commission Torino Piemonte, l’Aurora Penne e ha coinvolto in questi anni tentissime autorità e personalità di prestigio quali Paola Mastrocola, Luca Bianchini, Andrea Bajani, Aurelio Picca, Davide Ferrario e Morgan che hanno fatto parte della giuria presieduta quest’anno dalla scrittrice torinese Margherita Oggero.
D – Anche la musica è importante per te, vero? Quali i tuoi generi musicali preferiti e perchè e il rapporto che hai sempre avuto e che hai con la musica.
R – La musica è da sempre la mia più grande passione fin da bambino quando ho iniziato a suonare il clarinetto conseguendo il diploma di Orientamento Musicale di tipo Bandistico e da adolescente quando ho iniziato a suonare la chitarra e a cantare folgorato dal rock anni’ 70: da Himi Hendrix ai Led Zepellin. Dopo i venti anni ho iniziato a scrivere canzoni mie, facendo concerti e incidendo un album e un singolo fino a quando, nel 2010, ho interrotto per alcuni anni l’attività per poi ricominciare nel 2012 – 2013 dal blues e dal jazz, che rappresentano attualmente i generi musicali che propongo. Anche se ultimamente ho ripreso a comporre e a riarrangiare canzoni mie che mi piacerebbe proporre come autore.
D – Qual’è, secondo te, la funzione della letteratura nel XXI secolo?
R – La letteratura dovrebbe non solo allietare i lettori ma proporre temi fondamentali e paradigmi dell’esistenza domandandosi chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo e, perciò, essere contemporanea trattando argomenti come i cambiamenti climatici, l’ecologia, le religioni, la convivenza sociale, lo sviluppo delle nuove tecnologie dall’ingegneria genetica alla robotica, favorendo quel dibattito che dovrebbe portare al concepimento di nuove regole di convivenza con l’ambiente, gli animali, le persone e, non per ultimo, le macchine altrimenti saremo destinati a soccombere.
D – C’è desiderio, forse anche urgenza di poesia nelle persone oppure no?
R – Io ho sempre “sentito” un trasporto emotivo e poetico verso la vita, l’Universo, il desiderio di infinito cercando di scoprire la bellezza che ci circonda ed esaltandone l’aspetto artistico. Purtroppo mi sono sentito spesso un outsider “dalla parte opposta” rispetto ai miei coetanei che avevano e sentivano altre esigenze: andare in moto, giocare alla play station, vestire firmati ecc. ecc. per cui non ho mai intravisto tutta questa urgenza nelle persone, anzi con biasimo oggi ne riscontro sempre meno perchè la maggior parte della gente vive soggiogata dal sistema che schiavizza attraverso il denaro e il lavoro, e le nuove generazioni poi sono succubi delle nuovissime tecnologie, sono senza stimoli, senza scopi o passioni.
D – Chi è oggi il poeta o colui che si affida alla poesia per ripensare il senso della vita e anche quello della morte?
R – Dovremmo essere tutti un pò poeti per dare un senso all’esistenza e anche alla morte. Le antiche civiltà erano a contatto con la verità circa la morte, davano cioè importanza al trapasso finale sperando un giorno di ritornare in vita nell’ Oltremondo, di reincarnarsi o di essere immortali. Oggi la scienza è così vicina dal realizzare tutto questo per mezzo della clonazione e dell’intelligenza artificiale. Forse presto potremo vivere in eterno in un corpo nuovo o, come descrivo nel mio romanzo “Dalla parte opposta”, in una macchina o in un robot. Il poeta di oggi dovrebbe, così come il romaziere, affrontare tali temi e farli propri nei suoi versi.
Francesca Rita Rombolà
Valerio Vigliaturo
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