Susan Sontag (1993 – 2004), americana, è fra gli intellettuali più importanti della seconda metà del Novecento.
Scrittrice, saggista, attivista politica ha prodotto un’immensa mole, letteraria e non, di scritti. Le sue opere più note al grande pubblico sono forse il famoso saggio “Contro l’interpretazione”; “Sulla fotografia”; “L’amante del vulcano”; “Davanti al dolore degli altri”. Notevole anche la pubblicazione postuma “Rinata – Diari e appunti 1947 – 1963”. Nel saggio “Contro l’interpretazione”, del 1964, l’acuto intelletto di Susan Sontag va dritto al cuore di tutti gli argomenti; interessante la differenza, che ella individua, fra Platone e Aristotele per ciò che riguarda l’utilità o l’inutilità dell’arte.
Per Platone l’arte è una forma di inganno, dunque inutile. Rispetto alla questione dell’inganno(mimesis, imitazione della realtà)Aristotele è, in sostanza, d’accordo con Platone, ma l’arte ha per lui almeno un valore terapeutico.”In place of hermeneutics we need an erotics of art”, “Anzichè di un’ermeneutica abbiamo bisogno di un’erotica dell’arte” queste le ultime parole del saggio, piuttosto controverse e di sicuro da approfondire.
Susan Sontag non sopportava le interpretazioni poichè le riteneva reazionarie e quasi soffocanti: ” L’interpretazione è la vendetta dell’intelletto sull’arte”, in un’altra frase del saggio. Intellettuale che si è battuta per i diritti delle donne e per la loro libertà da ogni condizionamento, non era facile per i suoi avversari, ma si trasformava in una sorta di difensore strenuo per gli scrittori che ammirava.
Sebald deve la sua intera fama a lei, Brodskij, Canetti, Benjamin, Artaud ancora una volta a lei il successo e la diffusione delle proprie opere. Intellettuale sobria in fondo, che ha saputo scavare nell’artista moderno per scoprirvi la parte migliore che reca nel suo inconscio profondo il messaggio dell’arte. Oggi diremmo, a ragione, che Susan Sontag è stata un’eccellente talent – scout, cioè una scopritrice di talenti artistici davvero raffinata e infallibile.
Nel saggio “Sotto il segno di Saturno” ella racconta di abitare a Parigi in una cameretta davvero piccola, con una sedia di vimini e una macchina da scrivere sul tavolo davanti alla finestra che da sul giardino. Il suo talento di saggista è fuori discussione come pure la sua perspicacia con cui ha scritto della malattia come metafora e soprattutto intorno alla fotografia. Una sorta di impazienza, forse inspiegabile e oscura, ha sempre caratterizzato questa figura poliedrica e controversa che ha amato l’arte e gli artisti che la producono in modo quasi maniacale… era come se Susan Sontag avesse sempre fretta, una fretta quasi metafisica, fretta di arrivare da qualche parte, e considerasse molta parte di tutto ciò che la circondava come un ostacolo alla sua corsa frettolosa e urgente. Ella Muore nei pressi di New York, ma la sua volontà è di essere seppellita a Parigi.
E nel cimitero parigino di Montparnasse è sepolta, vicino a Becckett, Sartre, de Beauvoir e molti altri grandi intellettuali del Novecento scoperti e valorizzati da questa americana tenace, forte e sicura della sua passione e del suo amore per il Bello. Un piccolo aneddoto sul suo ultimo viaggio.Il giorno del suo funerale pioveva a dirotto. Il piccolo gruppo di persone che vi partecipava era fradicio, tutti erano bagnati fino all’osso, e il carro funebre è partito velocemente senza aspettare nessuno; così i becchini hanno depositato la bara sull’asfalto proprio senza tante cerimonie!
Un funerale, dunque, surreale e un tantino gotico… forse, dopotutto, come piaceva a lei.
Francesca Rita Rombolà
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