Marina Iuele. Il significato profondo della fiaba

6 Giugno 2019

Marina Iuele è insegnante elementare da quando aveva diciotto anni, ed è anche attrice e regista teatrale. Da più di dieci anni ha intrapreso un cammino di crescita che l’ha portata a modificare via via anche il suo metodo di insegnamento, lasciando ampio spazio ad ogni forma espressiva pura e di manifestazione del sentimento. Cerca di aiutare i suoi allievi a mantenere la loro connessione con ogni livello del Sentire. Ha partecipato a differenti progetti, anche a livello europeo, per la diffusione di forme di arte in interazione(ad esempio, ha realizzato uno spettacolo in lingua francese con alunni di scuola elementare). Dal 2011 scrive libri per bambini. Tra i suoi libri più famosi: “18 storie dall’India” e “21 piccole storie zen”. Nel 2018 esce il suo nuovo libro “13 storie dagli antichi imperi”.

Francesca Rita Rombolà e Marina Iuele hanno dialogato piacevolmente su diversi argomenti importanti.

D – Marina Iuele, vorrei che mi parlasse del significato della fiaba in generale.

R – La fiaba è una tipologia testuale molto amata dai bambini… e anche dagli adulti che leggono per loro. E’ un racconto fantastico che presenta delle interessanti caratteristiche, che rendono sempre attuali e pulsanti i suoi contenuti con i quali spesso, chi legge, può identificarsi o riconoscersi soprattutto in particolari momenti di vita. Esaminiamo le principali con riferimento a particolari momenti di vita, di crescita e di passaggio dell’essere umano.

  1. Nella fiaba il tempo è indefinito: “C’era una volta”. Questo apre la porta d’accesso ad un tempo interno che, in qualche modo, corre parallelo al tempo presente ma si colloca e ci colloca in una dimensione “altra”, che una parte di noi riconosce istintivamente e che ha voglia di ricontattare(in qualche maniera ci pare che la fiaba parli con noi… c’è qualcosa di eternamente familiare).
  2. Nella fiaba il protagonista si trova ad affrontare delle prove, che solitamente sono prove di crescita, il cui superamento lo rafforzerà e gli permetterà l’accesso ad insegnamenti preziosi cui non sarebbe mai giunto se non attraverso il superamento delle prove stesse(tutti noi, adulti e bambini, attraversiamo “fasi”, costantemente siamo chiamati a sostenere prove che talvolta dubitiamo di poter superare… che temiamo ci schiacceranno… di fronte alle quali proviamo paura, di fronte alle quali vorremmo fuggire se potessimo… ma non possiamo… ed, in qualche modo, dobbiamo trovare un sistema per attraversarle e giungere “dall’altra Parte”).
  3. Il protagonista si dovrà necessariamente confrontare, spesso scontrare, con l’antagonista, altra importante figura che incontriamo nelle fiabe. E’ solo grazie all’incontro/scontro con l’antagonista che il protagonista scopre e sperimenta la sua forza(grazie al confronto con i nostri “avversari”, cose o persone che siano, noi scopriamo, per la prima volta, la nostra forza… e restiamo stupiti di noi).
  4. L’aiutante e/o l’oggetto magico aiuteranno il protagonista proprio nel momento di maggior bisogno, non sarà lasciato solo ad affrontare il suo cammino(nella fiaba aleggia la speranza che l’Esistenza ci assegnerà sì le prove ma ci fornirà anche gli aiuti per superarle… non verremo lasciati soli e sguarniti di fronte alla nostra sorte).
  5. La fiaba ha, per sua natura, il lieto fine, meritato epilogo dopo tante fatiche… Si chiude la porta che ci aveva condotti nel tempo “altro” con la formula “E vissero felici e contenti”(questa è la promessa che la fiaba porta: quando avremo appreso tutti gli insegnamenti che la Vita ci ha riservato, non potremo che trionfare nella Bellezza e nell’Abbondanza).

Le fiabe contengono archetipi profondamente radicati nella cultura alla quale si riferiscono, e sono proprio questi a risultarci così familiari. Attraverso la fiaba un bambino li può incontrare, un adulto li può nuovamente contattare. Per meglio comprendere ed integrare. Le fiabe, poi, contengono insegnamenti di antica saggezza. Sono il nostro patrimonio, la nostra cultura… e, secondo il mio modo di sentire, uno scrigno di saggezza in grado di custodire i nostri più preziosi tesori.

D – Lei, che oltre ad essere scrittrice, autrice di teatro, attrice è anche insegnante, come vede i bambini del ventunesimo secolo, nel senso del loro apprendimento e del loro recepire la fiaba soprattutto. Essi sono uguali ai bambini delle generazioni che li hanno preceduti? E’ ancora importante per loro ascoltare una bella fiaba?

R – i miei trenta anni di insegnamento mi hanno fatto attraversare, insieme ai miei bambini, alcuni cambiamenti che io definisco epocali. I bambini del ventunesimo secolo sono, per alcuni versi, uguali ai bambini delle generazioni che li hanno preceduti, per altri profondamente diversi. Come chi è stato bambino prima hanno curiosità, fragilità e necessità di decodificare il mondo… ma sono più penalizzati proprio dal rapporto con adulti sempre meno strutturati: Mi spiego meglio: nel rapporto educativo è assolutamente necessario che i ruoli siano definiti e differenti. I genitori non sono amici(è reale, non è soggettivo), gli insegnanti non sono genitori… e neppure amici, i compagni, i fratelli; devono stare, invece, su un altro piano di relazione. La relazione fra adulti e bambini(io grande, tu piccolo)è funzionale anche al fatto che l’adulto costituisca un punto di riferimento, un argine. L’adulto dovrebbe essere colui che costruisce i binari affinchè, nella crescita, il bambino possa sperimentare in sicurezza, possa crescere, confrontarsi. Questo, oggi, accade sempre più raramente, e per questa ragione i bambini appaiono più… disorientati. Ed è proprio in virtù di questo che l’incontro con la fiaba è un momento ancor più prezioso! I bambini del ventunesimo secolo “bevono” le fiabe riconoscendo in esse istintivamente qualcosa di importante, qualcosa che arriva dentro di loro profondamente e che contiene, fra le parole, qualcosa di cui vogliono appropriarsi… al punto che mi chiedono di leggere e rileggere e rileggere ancora le stesse fiabe. nel caos di stimoli multiformi, che bombardano tutti noi da ogni direzione,… la fiaba è come una stanza colorata nella quale non c’è rumore, nella quale ti viene chiesto di fare nulla… ma solo di ascoltare… e di “essere”, e in questa stanza i bambini, oggi come trenta anni fa, vogliono entrare… e poter tornare.

D – Cosa rappresenta per lei il teatro: un mezzo per diffondere la cultura, la trasmissione di un sapre misterico insieme a dei valori immortali quanto antichi, la possibilità di esternare e di comprendere l’ Arte?

R – Il Teatro è il più grande amore della mia vita. Ed è stato l’occasione di vivere mille vite in una sola. Rappresenta la possibilità di calarmi nei panni di donne, talvolta di uomini(ho interpretato anche quelli)così diversi da me… per interpretare i quali devo “comprendere”… ovvero prendere con me, senza giudizio, la loro forza, la loro storia, la loro vita, il loro percorso. Proprio grazie al Teatro io ho imparato che il giudizio limita la comprensione! Se io “giudico”, ad esempio, riprovevole il comportamento di un certo personaggio del quale devo vestire i panni… come potrò entrare nella sua psicologia, capirlo, muovermi come lui si muove, pensare come lui pensa, scegliere ciò che lui sceglierebbe, camminare come farebbe lui? Quel che ho imparato sulla scena cerco di portarlo nella mia vita, cerco di com-prendere e non giudicare… e tento di insegnarlo ai miei allievi. Che il Teatro sia un mezzo di trasmissione di un sapere misterico… non ho alcun dubbio, e la pensano come me anche grandissimi uomini e autori di teatro. Un nome per tutti? William Shakespeare, che fa dire ad Amleto: << Ci sono più cose fra cielo e terra, Orazio, di quante non ne possa immaginare la tua filosofia… >>. E’ detto chiaramente! Chi di noi oserebbe contraddire un gigante come William Shakespeare? Al di là della battuta(perchè il Teatro è, anche e soprattutto, spazio di sperimentazione, di gioco, di divertimento!)credo profondamente che molti testi teatrali, in modo non troppo dissimile dalle fiabe, contengano valori di saggezza che oso definire universali. In questo senso amo particolarmente i classici greci, alcuni dei quali ho avuto modo di rappresentare come attrice. Nei classici viene così ben descritta la natura umana, la sua forza e la sua fragilità… che sostengo, da sempre, che il Teatro dovrebbe essere materia obbligatoria e gratuita, fin dalla scuola primaria.

D – Le fiabe ascoltate da bambini torneranno utili da adulti, secondo lei, a livello psicologico?

R – La mia esperienza mi dice di sì. Più volte noi visitiamo, attraverso la fiaba, le nostre zone d’ombra(le nostre paure, i nostri timori)e vediamo come, attraverso varie strategie che le fiabe propongono, si può sopravvivere alla paura, si può uscire “dal buio del nostro bosco”… E lo ricorderemo. E nel ricordarlo, dentro di noi quel cono d’ombra, che da bambini ci sembrava così ampio,… ci parrà meno ampio. Acquisteremo coraggio, andremo e torneremo dalle fiabe ogni volta più “forti”, e questa sensazione resterà con noi. Se poi, da adulti, ci troveremo in situazioni per qualche verso simili a quelle in cui si trova un personaggio di una fiaba… sarà divertente “recitare” come fossimo Pollicino o Hansel e Gretel che, ricordo a noi tutti, sono usciti dal bosco… e sono tornati a casa!

D – Ha pubblicato il suo ultimo libro nel 2018 con la Uno Editori, il titolo è “13 storie dagli antichi imperi”. Di cosa tratta esattamente questo libro? Quali sono gli antichi imperi?

R – Il mio quarto libro “13 storie dagli antichi imperi” raccoglie storie di origine incas, azteca e maya che sono i tre maggiori antichi imperi della Mesoamerica. Le storie sono in numero di tredici per onorare la tradizione dello Tzolkin, ovvero il calendario maya. Le storie contenute in questo libro sono fiabe da me scritte e tratte da leggende appartenenti a queste antiche e meravigliose culture, da noi troppo poco conosciute. il linguaggio che ho utilizzato è un linguaggio semplice in modo che i bambini, se lo desiderano, possono leggersi le storie anche da soli. Questa è una richiesta che, quando ho iniziato a scrivere, ormai dieci anni fa, ho ricevuto direttamente dai bambini. Sono loro che mi hanno suggerito il formato dei miei libri, valutando che la forma quadrata fosse più pratica per chi ha mani piccole. Loro mi hanno chiesto di “sottolineare” le cose più importanti della storia, così le capivano meglio. Con la mia casa editrice, Uno Editori, abbiamo dato vita alla collana “Storie d’Altrove” i cui libri hanno forma quadrata… e nella quale gli insegnamenti sono evidenziati in grassetto colorato. Nelle “13 storie dagli antichi imperi” si trovano storie che raccontano come è stato creato il mondo(secondo le tre tradizioni incas, azteca e maya), storie di amori fra mortali e dei, storie di animali che cercano di fare i furbetti e, pensate un pò,… anche una storia che parla del Diluvio Universale!

D – Da insegnante Marina Iuele come vede la scuola italiana oggi e, secondo lei, come sarà il suo futuro?

R – Da insegnante di scuola italiana… sono molto preoccupata perchè vedo la crescente e sistematica tendenza a “seppellire” la creatività di insegnanti e bambini sotto macigni di inutile burocrazia. I contenuti di insegnamento, la preparazione non sono più la priorità per la scuola italiana: progetti e balletti(come dico io)lo sono diventati. Come sarà il futuro? Temo che ci regalerà persone meno preparate e meno innamorate della possibilità di continuare a studiare per il solo piacere di farlo… perchè è bello! Noi insegnanti abbiamo una responsabilità grande, grandissima in questo momento storico! Dobbiamo trovare la forza di non farci seppellire da chi vuole trasformare il nostro mestiere in qualcosa che non è… dobbiamo trovare la forza di continuare ad amare il nostro mestiere e a lavorare, con la testa ancora più china, per il nostro futuro… che sono i nostri bambini. Solo loro contano.

D – Cosa ne pensa della poesia? Le piace? E’ importante per la società oppure è ormai un qualcosa di obsoleto in mezzo a tanta supertecnologia in ogni campo della vita quotidiana?

D – Amo la Poesia: Ho anche scritto alcuni spettacoli teatrali composti da poesie. Poesia e Teatro formano un sodalizio fantastico per trasmettere la Bellezza! La Poesia, secondo il mio sentire, racconta l’Anima… e, quando serve, la lenisce. E’ luogo di Pace, di Bellezza, di Coraggio e di Possibilità. Ai miei allievi propongo spesso poesie, soprattutto quando sono più grandi, quando cioè possono capire meglio. Propongo testi di canzoni, che sono raffinate poesie, propongo classici e poesie per bambini. E poi ci sono le poesie per me: quelle lette nel silenzio dei miei momenti più intensi quando anch’io vado ad incontrarmi nel silenzio della Verità. Oggi, più che mai, c’è bisogno di poesia, come di teatro, di cultura in generale! la Poesia ha la capacità di risvegliare emozioni delle quali abbiamo bisogno e che nessuna tecnologia o supertecnologia ci può regalare! E’ pennello che dipinge, la Poesia, è canzone che canta… è bellezza che ci ricorda che possiamo scegliere di continuare a coltivare sogni e anche a vederli realizzarsi! Abbiamo bisogno di ogni cosa che nutra la bellezza dell’Esistere perchè non ce lo ricordiamo più, perchè vogliono farci credere che il mondo sia ormai solo un posto orrendo abitato da orrende persone… Ma non è così! La Poesia testimonia che l’animo umano è capace di tanta bellezza… deve solo scegliere di spostare lo sguardo in quella direzione. E si può fare. Si può ancora fare. Si può sempre fare! Il mio primo libro “21 piccole storie zen” si chiude con un convincimento che ho… che vi condivido nel salutarvi e nella speranza che vogliate abbracciarlo. L’ultima frase del libro è: L’ ARTE SALVERA’ IL MONDO. Benedizione a tutti voi.

 

Francesca Rita Rombolà

Marina Iuele

P. S. – Le fiabe che mio padre mi ha raccontato da bambina… mi hanno aiutata e mi aiutano nei momenti più bui della mia vita… sì, le fiabe ascoltate da bambini tornano utili da adulti.

Nessun commento

Lascia un commento

Poesiaeletteratura.it is Spam proof, with hiddy