Scrittore, poeta e studioso di esoterismo, Pier Francesco Grasselli è nato nel 1977 a Reggio Emilia. Ha pubblicato la trilogia, composta da tre romanzi, “L’ultimo cuba libre”(Mursia, 2006), “All’inferno ci vado in Porsche”(Mursia, 2007) e “Vivere da morire”(Mursia, 2010); i romanzi “Ho scaricato Miss Italia”(Mursia, 2008” e “Fanculo amore”(Mursia, 2009); l’antologia poetica “Sempre meglio che lavorare – Donne, solitudini e cocktail”(Thedotcompany Editore)e l’opera in cinque volumi “La ricerca di Sè stessi”(Amazon). Segnalate dalla critica come “romanzi cattivi”(Panorama) e “ritratto di una generazione”(Libero), le sue opere si sono imposte per l’originalità dello stile narrativo, e sono state ristampate più volte. Il suo sito internet è www.pierfrancesco grasselli.com.
Ecco cosa è scaturito dal conversare con lui.
D – Pier Francesco, la tua trilogia in che cosa consiste? Ne vuoi parlare un pò?
R – La trilogia(composta dai romanzi “L’ultimo cuba libre”, “All’inferno ci vado in porsche” e “Vivere da morire”, tutti editi da Mursia)parla di un gruppo di ragazzi “perduti”, delle loro più segrete ossessioni, dei falsi miti che abbagliano i giovani, delle tresche e dei vizi dei rampolli-bene della ricca Emilia; il tutto sullo sfondo dei locali notturni dell’Emilia Romagna, di Cortina d’Ampezzo, di Portofino, di Forte dei Marmi, di Milano e Roma. E’ una saga “a tinte forti”, a tratti scabrosa e pornografica, ma costituisce anche il ritratto abbastanza fedele di una generazione priva di punti di riferimento.
D – Come percepisci la tua scrittura e come la scrittura in generale?
R – La scrittura è il mio modo di affrontare la vita e di rapportarmi al mondo. Amo la letteratura, specialmente i classici. Nella mia scrittura cerco di essere il più diretto possibile… senza censurarmi mai. Ne vengono fuori, talvolta, passi che lasciano il lettore a bocca aperta(così mi hanno detto, almeno). I lettori dicono: “No, dai, non può averlo scritto davvero”. Invece sì.
D – E’ difficile conoscere se stessi, soprattutto oggi nell’era digitale?
R – Difficilissimo. Visto che la cultura in cui siamo immersi fa di tutto per tenersi alla superficie delle cose e di noi stessi. Questo è un tema che mi sta molto a cuore e che ho affrontato nella mia “ricerca di Sè stessi”(“Sè” con l’accento, sì, è più corretto. Se non ci credete consultate Accademia della Crusca e Treccani). Siamo bombardati costantemente da stimoli che, tenendoci occupati, ci distraggono dalle cose importanti e ci impediscono di fermarci e di ascoltare noi stessi. Ecco perchè siamo in crisi. Inoltre, diamo per scontato che non sia possibile trovare le risposte alle “Grandi Domande”, quando non è affatto così. Queste risposte ci sono: nei lasciti dei maestri spirituali di ogni epoca e di ogni cultura, e il bello è che sono sempre le stesse. Occorre, però, avere la pazienza di cercarle. Io l’ho fatto. Ho impiegato venti anni. Il risultato è “la ricerca di Sè stessi”.
D – Il successo letterario, per un autore, secondo te, può coincidere con l’opera di talento e con il saper scrivere bene?
R – Dovrebbe. Purtroppo oggi viene premiata la furbizia”commerciale”, narrativa di intrattenimento oppure libri che cavalcano scandali del momento. La letteratura è un’altra cosa. La letteratura si pone grandi domande. La letteratura scava nel profondo dell’animo umano. La letteratura conferisce, a chi legge, uno spessore e una ampiezza di pensiero che prima non aveva.
D – Pensi che la società abbia bisogno più di letteratura o di tecnologia sempre più avanzata, all’avanguardia?
R – Credo fermamente che la letteratura possa essere qualcosa di più di un passatempo o di un’evasione momentanea. Leggere grandi scrittori significa letteralmente “pensare i loro pensieri”, dunque “travasa” un pò dell’anima di quei scrittori dentro di noi. Io sento di essere stato formato e cresciuto dai libri che ho letto. La letteratura – quella buona, almeno – espande gli orizzonti di pensiero , scardina schemi di pensiero troppo costrittivi, alimenta i sogni, che nutrono la nostra anima e dai quali dipende la gioia di vivere – davvero, e non solo per modo di dire. Questo è fondamentale per noi che viviamo all’interno di questa civiltà tecnologica, burocratica e omologante, che ci vorrebbe tutti uguali come bulloni e che tende a soffocare le ambizioni più profonde e più autentiche dell’essere umano; questa società incentrata sui numeri che ci vorrebbe tutti tecnici, periti e scienziati. C’è bisogno di persone che sviluppino una sensibilità umanistica e umana, altrimenti diventiamo dei robot – tecnologicamente avanzatissimi, ma aridi. E’ questo che ci da la letteratura, antica e moderna.
D – Il verso poetico che più ami, del poeta che più ami.
R – “Straniero, se tu passando mi incontri e desideri parlare con me,
perchè non dovresti parlarmi?
E perchè io non dovrei parlare con te?
(Walt Whitman)
Francesca Rita Rombolà
Pier Francesco Grasselli
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