NATALE
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare.
Una poesia di Giuseppe Ungaretti sul Natale dalla quale scaturisce una breve riflessione. In questa poesia il poeta vuole un “suo” Natale fuori dal groviglio delle strade, nel silenzio e nella solitudine di una “cosa dimenticata”, presso un focolare modesto, rustico, con il fumo che sembra si diverta a fare le capriole.
Il desiderio, forte e intenso, così semplice e umano è reso in immagini e in parole misurate e contenute, nei canoni di un ermetismo stringato e, oserei dire, puro. Dicono ancora oggi qualcosa questi versi? Qualcosa sul significato primo e ultimo del Natale all’uomo del ventunesimo secolo? Forse sì. Forse molto. Soprattutto a chi desidera, come Giuseppe Ungaretti, un Natale lontano dal chiasso, dal consumismo, dal materialismo di una società opulenta, che ormai quasi ignora il senso del divino e quindi l’autenticità del Natale cristiano, qual’è diventata, ormai da tempo, quella occidentale.
Eppure anche se non ce ne accorgiamo, immersi come siamo tutti “nel groviglio di strade” di un benessere che in fondo crea il vuoto dell’anima e dell’ interiorità, nel mondo esistono guerre, povertà, indigenza, tanto dolore e tanta sofferenza. Si dice che in questo periodo dell’anno la speranza in cose migliori che verranno si rafforza e si trasforma talvolta in una piccola luce lontana che sembra quasi una guida nella lunga e profonda notte invernale. Forse è davvero così, e allora che la speranza diventi… una bellissima stella che splende nel cielo notturno donando conforto e fiducia a chiunque la guardi con occhi sinceri e colmi di bontà e innocenza.
Un sereno Natale e un Felice Anno Nuovo
Francesca Rita Rombolà
Nessun commento