27 gennaio 1945 – 27 gennaio 2020
Settantacinque anni fa veniva liberato, dalle truppe sovietiche (l’Armata Rossa), il campo di stermino nazista di Auschwtz in Polonia. Simbolo di morte, di distruzione, del Male per eccellenza, la sua esistenza ha significato per l’uomo, per l’umanità molte cose insieme spesso contrastanti, spesso diverse. Molto si è scritto, molto si è detto in questi settantacinque anni in tutto il mondo di questo “campo della morte”. Oggi, 27 gennaio 2020, Giornata Internazionale della Memoria, io che ho fatto della memoria, del ricordo, spesso per avvenimenti personali e di dolorosa o gioiosa intimità,una specie di “ragione di vita” non posso non associarmi alla memoria collettiva che ricorda e ricorda, e non dimentica non dimentica… anche in tempi in cui la memoria e il ricordo non hanno più molto valore per le generazioni più giovani. Celebro questo giorno col Canto, come sempre, perché il Canto, ossia la Poesia, può custodire, celebrare con discrezione, rispetto e sacralità e donare ai morti, in primis, e ai vivi il ricordo perenne, abito esclusivo e sicuro di immortalità. FOSSA COMUNE è una poesia tratta dalla raccolta PETALI GRIGI (Edizioni del Leone, 2004) di Francesca Rita Rombolà
FOSSA COMUNE
Copritemi di terra
Gocciolante sangue e pioggia
Livido e pallido per il freddo
Copritemi di terra
Grondante umanità e sangue
Rosso e screpolato per il caldo
Copritemi di terra
In una fossa grande e stretta
Insieme a molti e molti altri
Gocciolanti sangue e solo sangue
Grondanti umanità ma vera umanità
Molti e molti e molti ancora verranno
A sdraiarsi nella terra
Tremanti e fiduciosi
Sereni come i loro carnefici
Perché la terra è madre
E accoglie l’uomo e l’animale
L’acqua e il fuoco
Il pianto e il riso
L’amore come l’odio
Sparatemi alla nuca
Col ghigno di una scimmia
E il cuore immiserito
E mentre in fretta mi seppellite
Nella segreta fossa – un popolo
E oltre centomila –
Voi, in fondo, permettete che
Con gli occhi mi aggrappi
Alle colonne del cielo.
Francesca Rita Rombolà
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