Strano e inusuale thriller, a mio parere, quello di Rossana Pessione, dal titolo “La teoria del moltiplicatore”. Non tanto per la trama, per lo stesso titolo e per l’ambientazione, di certo molto particolari, quanto piuttosto per un non so ché di pacato e , allo stesso tempo, di inafferrabile, tranquillo e lineare e insieme placidamente inquietante, cold e insieme bollente come un fuoco liquido. L’argomento può sembrare sinistro e orrifico ai palati deboli ma è tuttavia reale, attuale, moderno e post – moderno in modo quasi perfetto. L’autrice, Rossana Pessione, dimostra acume nella descrizione e competenza nel sapersi districare in un ambito scientifico complesso e non sempre di facile comprensione quale quello della medicina. La sua scrittura scorre lineare e fluida dalla prima fino all’ultima pagina del romanzo facilitandone la lettura anche al lettore più esigente o più ostico.
E veniamo ai personaggi, almeno ai principali o ai più interessanti dal punto di vista del loro ruolo o del loro carattere: Francesca, Alessandro, Sebastiano, Giorgio, Margherita, Nora, Ludmila, la piccola Cecilia, il professor Malaspina. Spiccano fra tutti sicuramente Francesca, Ludmila, Giorgio e Sebastiano in primis. Francesca e Ludmila, apparentemente così lontane nello spazio, saranno le protagoniste latenti e positive dell’intera vicenda. Il destino, un destino di morte e per mezzo della morte che ha in sé la vita, le farà incontrare in una circostanza davvero eccezionale e da togliere il fiato! Giorgio e Sebastiano, colleghi in quanto lavorano nello stesso istituto, Villa Letizia, una clinica apparentemente normale ma che in realtà cela segreti incredibili, sono, in un certo senso, diciamo così, gli eroi che aiutano e salvano perché nella silenziosa e, spesso soffocante, routine lavorativa sanno amare e fare così dell’amore il loro punto di forza che li condurrà a violare norme e a sfidare potenti in un giro di affari internazionale per quel che riguarda un traffico, non del tutto secondo le norme, di parti anatomiche del corpo umano ( di persone morte spesso tragicamente e anche misteriosamente) da destinare allo studio nelle facoltà di Medicina e Chirurgia di molte università sparse per il mondo. Al di là del thriller sapientemente orchestrato e costruito, al di là della coraggiosa vicenda vissuta da ciascuno secondo il proprio ruolo nella storia (vi è lo speculatore e l’idealista, vi è il killer spietato e il “cattivo” dal volto umano, vi è il luminare della medicina e l’inserviente mite il cui lavoro è indispensabile all’intera catena) resta una nudità essenziale che si può riassumere in due termini nemmeno molto antitetici, cioè la vita e la morte, la morte e la vita. Il loro intreccio in “La teoria del moltiplicatore” è palese eppur misterioso, lucido e affascinante come un gioco di specchi. Al di là della scienza e della sua rilevanza nel mondo odierno è ancora possibile la presenza dell’uomo con i suoi sentimenti più profondi, più veri, più alti? E’ ancora possibile l’uomo con la sua umanità, fragile e forte, capace di grandi slanci e di passioni ancora più grandi? Rossana Pessione alla fin fine dice di sì. La vita, la morte, l’amore sono i temi ai quali la letteratura non può e non sa rinunciare mai. Perché sono i temi universali che muovono la natura tutta.
Rossana Pessione è prima cronista del quotidiano “Il Secolo XIX”, poi redattrice del settimanale “Gente” e conduttrice del GR1 Scienze della Rai. Da trenta anni si occupa di divulgazione medico – scientifica. “La teoria del moltiplicatore” è il suo primo romanzo. Ci auguriamo che la sua ispirazione letteraria, unita ad una conoscenza scientifica di fondo, in futuro possano regalarci altri romanzi intriganti e avvincenti. Per ora “La teoria del moltiplicatore” è un inizio felice più che promettente.
Francesca Rita Rombolà
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