Nei primi decenni del 1800 gli stati europei assistono alla nascita di quel movimento culturale rinnovatore conosciuto come Romanticismo.
Il Romanticismo si presenta, fin da subito, quasi come un soffio di vento, improvviso e impetuoso, che travolge l’anima e la mente e si distende, supino e quieto, su una brezza leggera che sembra cullare i sensi, lo spirito, le passioni.
Le nazioni dell’Europa del Nord (quali, ad esempio, l’Inghilterra, la Francia, la Germania) riscoprono le proprie radici storiche e antropologiche in un passato che si condensa nel Medioevo quando ciascun popolo europeo acquista la propria identità culturale, religiosa ed etnica e inizia a sentirsi parte integrante di un vasto territorio che da Nord a Sud, da Est ad Ovest ha un qualcosa di comune e di molto simile. Ma, insieme a ciò, queste stesse nazioni riscoprono anche il mondo classico mediterraneo, la sua classicità così importante e così tanto ispiratrice per la formazione della civiltà occidentale in una luce diversa ossia quella del Mito, che trasforma la realtà trasfigurandola in un principio ideale eterno il quale sa di eroicità e di bellezza. Molti poeti, infatti, “presi” da tale idealismo, lasceranno la propria terra per cercare al Sud (quel Sud mediterraneo alveo della classicità) la loro ragione di vita e la loro realizzazione piena: John Keats morirà a Roma e ivi sarà sepolto, George Gordon Byron morirà a Missoulungi per la libertà della Grecia insorta contro la dominazione secolare dell’impero Ottomano turco, Percy Bysshe Shelley morirà in Toscana durante un naufragio e il suo corpo non verrà mai più ritrovato.
Quanta forza e quanto impeto, e quanto ideale, nei poeti romantici per riuscire a varcare i confini degli Stati e a dare libera circolazione alle idee,e alla poesia che li ha veicolati, al di là di ogni possibile vuoto o ostacolo sia materiale che spirituale.
Sì, un vero uragano o un vero vulcano in eruzione! Un poeta su tutti ,forse, riesce a dare forma completa alla sua poetica facendo sì che proprio la Poesia incarnasse l’idea di un mondo, o meglio, di una società europea equa, giusta, libera e completamente trasformata a beneficio del popolo e dei popoli. Questo poeta, tedesco, si chiamava Friedirich Von Hardenberg, meglio conosciuto come Novalis. La sua visione è grandiosa e sublime: un ché di meraviglioso e di meravigliosamente semplice poiché fa appello alle profondità del cuore umano, prima di tutto. Egli auspicava e sognava un’Europa unita dall’arte, dalla scienza, dalla giustizia, dalla libertà di pensiero e di azione, da una cooperazione reciproca improntata all’uomo ed esclusivamente per l’uomo, dal progresso completo dei suoi popoli e dalla singolarità di ciascuna sua nazione.
Dopo due secoli l’unità dell’Europa è stata realizzata, certo, perché i poeti sono sempre un pò preveggenti e chiaroveggenti nelle loro visioni e sanno che il futuro è lì al varco che aspetta i loro propositi… ma ahimè questa unità delle nazioni d’Europa ha incorporato e realizzato davvero pochi dei principi e degli ideali sognati e auspicati dal poeta Novalis. L’Unione europea del 2020 è retta e governata da principi prettamente economici e da idee che hanno poco o nulla a che vedere con le arti sublimi quali la Poesia… A guardarci bene poi, per i poeti e per la Poesia, in fondo, non vi è nessun posto in questa “Unione europea” controllata e manipolata dal potere sonante del denaro… nemmeno un ritaglio appena in qualche suo angolo dimenticato e pieno di detriti.
Francesca Rita Rombolà
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