Romano Màdera è nato a Varese il 25 gennaio 1948, filosofo, psicanalista, è professore emerito presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca. Ha insegnato all’Università della Calabria e all’Università Cà Foscari di Venezia. Membro dell’Associazione italiana di psicologia analitica (AIPA), dell’International Association for Analytical Psycology (IAAP), del Laboratorio analitico delle immagini (LAI, Associazione per lo studio del gioco della sabbia nella pratica analitica) fa parte della redazione della “Rivista di psicologia analitica”. Insieme al filosofo Luigi Vero Tarca ha fondato, alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, i Seminari aperti di pratiche filosofiche di Venezia e di Milano. Romano Màdera è tra i fondatori e i docenti di Philo – Pratiche filosofiche a Milano. Studioso del pensiero di Carl Gustav Jung, ha definito la sua proposta nel campo della ricerca e della cura del senso “analisi biografica a orientamento filosofico” formando, nel 2007, la società degli analisti filosofi (SABOF). Fra le sue molte opere di rilievo: “Identità e feticismo”; “L’alchimia ribelle”; “L’animale visionario”; “Che cos’è l’analisi biografica a orientamento filosofico”; “La filosofia come stile di vita”; “La carta del senso. Psicologia del profondo e vita filosofica”; “Sconfitta e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche”.
Francesca Rita Rombolà conversa, in esclusiva per poesiaeletteratura.it, con Romano Màdera
D – Professor Màdera, la psicanalisi ha rivoluzionato, in qualche maniera, la percezione e la conoscenza di sé dell’uomo?
R – Mi pare evidente, non che non ci siano stati molti antecedenti – Schelling, Schopenauer, Nietzsche, per citare i più noti – ma certo l’idea che gli scarti o le dimensioni trascurate o svalorizzate della coscienza vigile e della cultura, come i sogni, i lapsus, le associazioni verbali etc., fossero essenziali per la conoscenza di sé, questo è stato decisivo per una diversa percezione dell’umano.
D – Il rapporto fra psicanalisi e filosofia è un rapporto stretto, importante, profondo o, al contrario, piuttosto oscuro e controverso?
R – Entrambe le cose. Dipende dal punto di vista. Intanto quale psicanalisi e quale filosofia… e poi: un rapporto tra discipline indipendenti, una volta a conoscere l’altra alla terapia, oppure un’unica tensione alla conoscenza – trasformazione di sé alla ricerca di un senso, più o meno provvisoriamente perduto, del vivere? Per me la filosofia, come modo di vivere, è ricerca di senso che include l’esperienza psicanalitica come suo complemento, attualizzazione, arricchimento del campo delle dimensioni da considerare e da trattare, pratica e tecniche dell’incontro formativo – terapeutico.
D – Non molto tempo fa ho avuto modo di scoprire, o meglio, di ri – scoprire con lei la mistica selvaggia soprattutto in rapporto alla poesia; le vorrei chiedere ora: la Poesia è, al di là di tutto, un frammento del Divino che permea ab aeterno l’Essere nella sua dimensione terrena quanto ultraterrena?
R – Uso il termine “mistica selvaggia”, che è di Hulin, per accennare alla possibilità di una mistica universale, l’esperienza di uno slancio che connette e anela infinitamente al Tutto, che intuisce e assaggia in una sua goccia di spazio – tempo dilatata e intensificata. Questo mi permette di ospitare diverse concezioni filosofiche, teologiche, religiose dell’Essere e delle sue dimensioni.
D – E’ possibile ancora l’utopia in tempi di transumanesimo e di post- modernità?
R – Che sia possibile coltivarla non c’è dubbio: semplicemente esistono utopisti ed esperienze che si orientano in vario modo all’utopia. In ogni caso, ce ne è un estremo bisogno, è l’antidoto possibile al rimanere schiacciati su un presente nel quale grandiose possibilità tecniche vengono utilizzate al ristretto, micragnoso, infelice, distruttivamente antiumano dio del profitto a ogni costo.
D – Quale può essere, secondo lei, il messaggio del filosofo, in particolare, o dell’intellettuale, in generale, ad una società smarrita o lontana dal suo senso più autentico?
R – Cercare un senso capace di sopportare e di benedire la vita.
Francesca Rita Rombolà
Romano Màdera
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