Anna Rita Rossi e i suoi libri compositi

9 Novembre 2020

Anna Rita Rossi ha studiato danza, canto e pianoforte laureandosi al DAMS. La scrittura è attualmente la sua professione, anche se la musica è ugualmente presente, e in modo totale, nella sua vita. Con il suo nome e con vari pseudonimi ha all’attivo ventisei pubblicazioni (libri cartacei ed e – book) che spaziano tra vari generi. Tra i suoi libri: “Cammerville” (libro illustrato per bambini) e tra gli e – book: “L’assassino va in scena”, “Presagio mortale” (pseudonimo A. J. Evans), “L’ultimo salto” (pseudonimo A. J. Evans).

Francesca Rita Rombolà e Anna Rita Rossi conversano insieme.

D – Anna Rita Rossi, la danza e il canto come li percepisci a livello emozionale?

R – Sono entrambe due espressioni molto intense del corpo che mi consentono di dare forma alle mie emozioni; forme effimere che si perdono in fretta alla vista, ma che restano dentro: nei muscoli, nelle corde vocali, nel respiro. Muovendomi per danzare rilascio delle energie, ma sempre nuove ne emergono dal movimento stesso. Per quanto riguarda il canto, quando eseguo certe frasi musicali sento di rivelare tutte le mie fragilità, nel rompersi della voce, specialmente quando una combinazione di suoni o una melodia mi toccano particolarmente l’anima. Ma cantare mi consente, come nessun’altra cosa, di esprimere la gioia.

D – Hai scritto tanti libri, anche con pseudonimi diversi. Perché uno pseudonimo e perché non sempre quello?

R – Ho scelto di utilizzare degli pseudonimi un pò come fanno gli artisti che scelgono un nome d’arte, accattivante quanto basta perché possa restare in mente – almeno io spero che rimanga nella memoria di chi scorre rapidamente gli scaffali virtuali degli store online. Ho pensato di variare gli pseudonimi in base ai generi, infatti ritengo che un nome adeguato per un romanzo rosa non sia altrettanto valido per un giallo o un noir. Le parole, i suoni hanno la loro importanza anche per richiamare atmosfere e anticipare quanto si andrà a leggere.

D – Cos’ha di speciale, oppure di non speciale, secondo te, un libro giallo?

R – Per me i gialli – anche se non tutti – hanno una singolare qualità che apprezzo: soddisfano il mio senso di giustizia. Mai come in questo momento, in cui i colpevoli spesso non sono individuati e, il più delle volte, individuati ma non puniti, si ha bisogno di un profondo senso di giustizia. Inoltre, amo i gialli perché, specialmente i classici del genere, sono organizzati secondo un ordine che mi affascina. L’incastro dei moventi e degli alibi, le deduzioni e le ipotesi, l’abilità di indirizzare verso falsi sospettati, il colpo di scena finale. Insomma, tutta la costruzione del giallo per me è speciale, se rispetta certi canoni o anche quando non lo fa, ma ne da una giusta motivazione narrativa.

D – E la Poesia?… Ne hai mai scritta una?

r – Scrivevo poesie molti anni fa. Lasciavo fossero loro a veicolare i miei sentimenti attraverso le parole. Ho sempre amato l’Ermetismo, quel particolare tipo di poesia scarna e l’uso singolare di certi suoni. Ora, però, sto riscoprendo la profondità e la bellezza di altri autori e altri movimenti letterari studiati a scuola, come Leopardi e Pascoli.

D – Un tuo pensiero breve sulla cultura in generale.

R – Pensare alla cultura in questo momento mi fa venire in mente tutte le incrinature e le lacerazioni che il covid ha fatto emergere in questo delicato settore. Credo che la cultura vada difesa, coltivata e protetta, ora più che mai, se non vogliamo perdere aspetti fondamentali della vita quali civiltà, sensibilità, capacità di comprendere il mondo e rispetto profondo per ogni cosa.

Francesca Rita Rombolà

Anna Rita Rossi

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