Genevieve Makaping. Il coraggio e la determinazione di una “Donna che dice no”

25 Novembre 2020

Il racconto di un viaggio, metafora di dolorosa migrazione e di scottante attualità. Il racconto di un percorso che non è ancora finito. Continua. La protagonista è Genevieve Makaping, un’antropologa del Camerun (Africa).

Ripudiata dalla Famiglia per la sua relazione con Marcel, lascia il suo paese per la Francia e, dopo la morte del suo compagno, resta sola e senza sostegno. Genevieve Makaping arriva in Italia e, in Calabria (dove si laurea, prima, diventando docente di antropologia, dopo, all’Università della Calabria di Cosenza) inizia un percorso di studio, di ricerca, di lavoro ma soprattutto di osservazione degli uomini, delle donne e della società che le sono intorno. Di questa società, da ospite, diventa parte vitale ed integrante, voce ed espressione.

“Makaping”, nella lingua autoctona del Camerun, significa “Donna che dice no”. Perciò, nel suo nome, è veramente racchiuso un destino. Genevieve Makaping è una studiosa ma è, prima di tutto, una donna che dice no alle violenze contro le donne e contro ogni essere vivente, no all’ignoranza imperante ad ogni livello (culturale, sociale, scientifico, umano), no al pregiudizio sempre in agguato e spesso palese, no all’ipocrisia che dipinge e ridipinge continuamente la propria maschera sul volto delle persone, no ad un Occidente non sempre civile, umanitario, accogliente.

L’autrice di “Traiettoria di sguardi” sostiene il concetto di individuo, di identità: è una donna del Camerun, è africana, è, inoltre, Bamilekè (la sua etnia di appartenenza) ma è anche araba per lingua e cultura, è cristiana, parte di una grande comunità che si riconosce in Gesù Cristo. Una difficile identità multipla della quale Genevieve Makaping afferma: “La mia convinzione è quella di tenere aperti i confini della mia identità, confini religiosi, sociali, politici. Molte cose, consigli, punti di vista degli altri, detti in buona o in cattiva fede, sono stati spesso da me recepiti, coscientemente o no, come sfide contro me stessa”.

Genevieve Makaping si serve della sua “diversità” per sperimentare e capire, sperimentando spesso, appunto, “la coscienza nera dell’uomo bianco”, come afferma lei stessa, e comprendendo che stare ai margini non è sempre qualcosa di negativo, perché posizionarsi ai margini significa, in realtà, riuscire a vedere più chiaramente quello che accade. Il libro “Traiettoria di sguardi” di Genevieve Makaping è interessante, bello (forse la sua opera più riuscita, umanamente e antropologicamente), affascinante come solo un romanzo di vita vissuta può esserlo. Ma è bella, e colpisce, soprattutto la sua ostinazione e la sua voglia di andare avanti nonostante le lotte e le difficoltà. Il suo coraggio e la sua determinazione di una “Donna che dice no”. Malgrado tutto. E nonostante tutto.

“Lottare non è solo fatica, è anche piacere oltre che gratificazione; rende lo sguardo più acuto, pur se dolorosamente, e allarga la linea di orizzonte della mente”. Sì, è proprio vero, Genevieve Makaping.

Francesca Rita Rombolà

P. S. – Per la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.

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