Nulla, in fondo, si sa di Omar Khayyam uno dei massimi e più celebri poeti e uomini di cultura dell’Iran dell’X – XI secolo circa.
Egli nacque probabilmente in uno degli anni della prima metà del V secolo dell’Egira (computo cronologico – temporale musulmano). Nemmeno l’anno della sua morte è noto con esattezza. Forse è avvenuta intorno al 510 dell’Egira (1130 d. C. circa). Delle caratteristiche della personalità di questo poeta si tramanda che egli si dedicò con molto impegno all’insegnamento e alla produzione letteraria. E’ conosciuto in tutto il mondo soprattutto per le sue famosissime “Quartine”, opera poetica dal rilievo molto alto e dalla sensibilità profonda e raffinata. Da una riflessione non superficiale delle “Quartine” di Omar Khayyam si evince che egli forse non era un poeta faceto e che, tramite tali componimenti poetici, non cerca di mettere in risalto la sua arte poetica, il gusto ricolmo e la natura brillante che si riteneva conveniente possedere, bensì di esprimere in versi i pensieri e le meditazioni della sua mente vigile, aperta e grande. Egli ha, infatti, uno stile e una eloquenza trascinanti: è scorrevole e semplice come l’acqua, è molto lontano da artificiosità e formalismo, non tende ad abbellire il proprio discorso poetico e non ostenta affatto la sua arte poetica nonostante questa sia davvero sublime; propone ed esamina sempre tutti i concetti che sono oggetto della sua attenzione.
Nelle sue “Quartine” traduce, nella forma apparente di visione poetica, la memoria e l’intenso riflettere su momenti e fatti accaduti. Per citare alcuni esempi, Omar Khayyam osserva il verde dell’erba e subito comprende e canta poiché questo verde sorge dalla terra che ieri era corpo e fattezza umani; osserva le rovine del palazzo del potere e ricorda che, in questa che è ora dimora di uccelli e di fiere selvatiche, un tempo vissero imperatori; osserva il cielo e le stelle e pensa, e riflette sullo scopo del vagare di questi corpi celesti.
Importantissimo, per questo poeta, il sentimento dell’amore, che talvolta diviene intenso e leggiadro come l’aria e la brezza dell’alba sui tetti dorati delle città d’Oriente. in modo particolare, ciò che dell’eloquio di Omar Khayyam suscita meraviglia è l’impressione che i volti delle ragazze, dalle gote luminose come il sole e dall’aspetto di Venere dea dell’amore, presenti nei suoi versi, derivino dall’impronta indelebile lasciata nel suo cuore colmo di amore e di passione dalla dipartita di queste ragazze, che egli ha amato e dalle quali è stato ricambiato in attimi vibranti e ardenti avvolti dall’amore. Le “Quartine” di Omar Khayyam sono state tradotte praticamente in tutte le lingue del pianeta e sono state pubblicate in migliaia di versioni nell’ambito di raccolte antologiche di varie forme, e si può veramente dire che non vi è, oggi, lettore o lettrice al mondo che non conosca le Robayyat, “Quartine”, di Omar Khayyam, e spesso non le legga e non le dedichi alla persona amata specialmente il 14 febbraio, il giorno di San Valentino, la festa degli innamorati e dell’amore. Ecco di Omar Khayyam la Quartina 52:
“Vieni, accarezza i capelli di questa solare fanciulla
prima che il Tempo ti corroda le membra.
Godi felice una coppa di squisito vino finché il tuo nome è sul Libro della Vita.
Il cuore domato dal vino non è preda di affanni.”
Francesca Rita Rombolà
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