Samira Makhmalbaf, regista e donna, nasce a Teheran, in Iran, il 15 febbraio 1980. Figlia del famoso regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, già all’età di otto anni compariva nell’acclamato film “The Cyclist” diretto dal padre. Dopo aver terminato la scuola di cinematografia, è stata assistente alla regia del padre per il film “Il Silenzio”. Ha debuttato alla regia di lungometraggi a soli venti anni, classificandosi come la regista più giovane in assoluto del mondo, con la pellicola “La Mela” nel 1998. Il film è stato presentato al Festival di Cannes, edizione 1998, e premiato in una delle sezioni collaterali. Fra i suoi film più importanti, oltre al già citato “La Mela”, si ricordano “Lavagne” (2000), “Joy of Madness” (2003), “Alle cinque della sera” (2003).
Samira Makhmalbaf è veramente una regista donna che racconta la donna, in contesti difficili, e non di certo a favore della donna, in paesi quali l’Afganistan e l’Iran in cui i diritti delle donne sono spesso calpestati e derisi se non addirittura inesistenti. Il suo cinema coraggioso ha fatto conoscere all’Occidente super tecnologizzato e foriero dei diritti umani, civili e politici, delle donne in primis, una realtà diversa, sconosciuta, spesso oscura e profonda in cui la donna si muove, lotta, talvolta anche per la cruda sopravvivenza, vive disperata o ancora piena di speranza in un futuro che le sia più confacente e in cui possa esprimersi liberamente nell’appartenenza al proprio genere.
Presente nei suoi film il senso della guerra che martoria da decenni alcuni paesi del Medio Oriente, visto come un qualcosa di abnorme e di terribile che annienta le coscienze, distrugge la vita materiale, e anche in senso psicologico, e lo sviluppo positivo di idee nuove e dell ‘arte, che proprio le donne sentono maggiormente e cercano di manifestare. Ella, infatti, dirà, a tal riguardo: << Se il pensiero della guerra si basa su un’unità di idee e sul monologo, allora gli strumenti di pace dovrebbero consistere in una varietà di pensieri umani che dialogano fra loro>>. Samira Makhmalbaf crede molto nel cinema femminile e nelle potenzialità che una donna può avere come regista, avendo anche pochi mezzi a disposizione e vivendo anche in una realtà difficile che le è poco propizia.
Sofferenze, privazioni, vessazioni e umiliazioni delle donne sono raccontate da questa regista, nei suoi film, con naturalezza e con un profondo quanto intenso coinvolgimento interiore; lo si evince da queste sue affermazioni: >>La creazione di ogni film segna una rinascita per il suo regista. E’ chiaro che i nostri ricordi profondi sono pieni delle esperienze della nostra vita, e ogni nuovo film è come una nuova esperienza di vita per me. Penso che non valga solo per me, ma anche per tutti gli altri registi, uomini o donne, che trovano un’occasione di calarsi e vivere nelle condizioni di un altro essere umano, specialmente donna. La stessa cosa accade al pubblico. Quando stavo girando “La Mela”, per la quale ho impiegato undici giorni, è stato come se avessi sperimentato io stessa il carcere delle donne orientali per undici lunghi anni. Quando ho fatto “Lavagne”, mi sono sentita come se avessi vagabondato per anni>>.Dunque, non possiamo che ringraziare questa regista e donna per il suo lavoro, il suo coraggio e il suo impegno costante per la donne e in nome delle donne.
Francesca Rita Rombolà
P. S. Un auguro sentito a tutte le donne del mondo per l’8 marzo,Festa della Donna.
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