“La divulgazione storica per me è una missione ormai”. Un dialogo con Elisa Filomena Croce

7 Giugno 2021

Elisa Filomena Croce è nata a Milano nel 1990. Ha sempre amato leggere e scrivere storie fin da quando era piccola. Crescendo è nata in lei la passione per la Storia e la volontà di studiarla all’università. Ha frequentato il prestigioso liceo Berchet a Milano e si è iscritta poi in Storia all’Università Statale di Milano dove si è laureata con lode nel 2012 con una tesi sulla religione romana in Siria. Durante gli studi ha fatto i lavori più disparati: dall’organizzazione di eventi alla catalogazione di foto d’epoca. Nel 2017 è approdata alla casa editrice Sprea dove è entrata nella redazione di BBC History, nel 2018, rimanendovi fino al 2020. Dal 2018 scrive per tre importanti riviste di divulgazione storica: “Conoscere la Storia”, “BBC History” e “Civiltà Romana”. Negli ultimi mesi si è messa in proprio come editor freelance specializzato in testi storici come “Editor della Storia”. Fa parte di Ars Dimicandi, un’associazione di archeologia sperimentale che ricostruisce il mondo degli antichi gladiatori, legionari e delle arti marziali antiche (lotta, pugilato, pancrazio).

Francesca Rita Rombolà dialoga con Elisa Filomena Croce.

D – Elisa Filomena Croce, lo studio della Storia per te è solo una passione o vedi in essa qualcosa di più profondo e di più recondito?

R – In realtà entrambe le cose. Prima di tutto è una passione, ovvio. Per dedicare la tua vita alla Storia devi averne davvero tanta di passione, perché è l’arma migliore che ti farà emergere e combattere tutti quelli che cercheranno di convincerti che non serve a niente (ma che tu ignorerai sistematicamente). Ma naturalmente non è solo questo, è qualcosa di molto più profondo. Originariamente per me studiare la Storia era come attingere a un’immensa fonte del sapere, ma più mi addentravo nei suoi anfratti più capivo che era perfino più di questo. Studiare la Storia è molto più che conoscere fatti, date, personaggi, significa imparare a comprendere il mondo intorno a noi, sviscerare ogni evento che accade, scomporlo in tanti piccoli pezzi (cause, conseguenze, influenze, precedenti), non farsi travolgere dagli eventi, saper interpretare criticamente ogni fonte senza mai farsi fuorviare da una sola informazione. Eppure non basta ancora: studiare la Storia è andare a conoscere le radici, trarne la forza, comprendere come si siano evolute, come siano cresciute nel fusto fino ad arrivare a noi che siamo solo delle foglie su questo grande albero del tempo. E’ la consapevolezza che senza quelle radici non saremmo quello che siamo. Dopotutto, come diceva Bernardo di Chartres. << Siamo nani sulle spalle di giganti >>.

D – Perché ami molto la storia di Roma antica? C’è un motivo particolare?

R – In realtà mi sono innamorata di Roma molto tardi, all’università. Ero già decisa a specializzarmi in storia greca. Poi, un giorno, è venuto a farci lezione un professore rumeno dell’Università della Dacia. Nei suoi occhi, nella sua fierezza e nella passione con cui parlava ho scoperto cos’era Roma davvero. E così ho deciso di specializzarmi proprio nello studio delle province romane. Perché, per noi italiani, è scontato, a volte non abbiamo nemmeno il giusto rispetto per la nostra storia; ma vedere qualcuno che, da così lontano, era orgoglioso che Roma fosse arrivata fin lì è stato emozionante. E’ qualcosa che sa far scaturire una passione così forte non può che essere speciale. Da allora non ho fatto che approfondire la storia di Roma, specialmente quella sociale e religiosa delle province. E più passava il tempo più ne comprendevo la grandezza, l’importanza. Una buona parte della nostra civiltà si è fondata proprio in quei secoli.

D – So che scrivi per tre riviste di divulgazione storica piuttosto importanti, ne vuoi parlare brevemente?

R – La divulgazione storica per me è una missione ormai. Scrivo articoli storici divulgativi su: “BBC History Italia”, “Civiltà Romana” e “Conoscere la Storia”. Sono tre testate molto diverse tra loro, ma tutte molto valide e interessantissime. Quella che sento più mia è sicuramente “BBC History Italia” nella cui redazione ho lavorato per due anni e che ho curato nei minimi dettagli dal timone al visto si stampi. “Civiltà Romana”, invece, è “speciale” per me perché è la prima su cui ho scritto (non ho mai saltato un numero) e mi permette di parlare di Roma, della sua religione ma anche di condividere con i lettori tutte quelle curiosità interessanti che spesso restano chiuse tra le mura delle università. “Conoscere la Storia” è una rivista vivace e dinamica, che mi stimola e  consente di raccontare sempre nuove cose, con uno stile più leggero e brioso che coinvolge molto il lettore. In fondo, per me esiste una sola regola: lo stile deve essere coinvolgente ma i contenuti devono avere lo stesso rigore scientifico di un trattato accademico.

D – Che cos’è un “Editor della Storia” Di cosa si tratta?

R – “Editor della Storia” è il mio nuovo progetto da freelance. Ho voluto unire le mie due grandi passioni: la scrittura e la Storia con la professionalità acquisita negli anni di gavetta in redazione. “Editor della Storia” si rivolge agli autori di romanzi e saggi storici. Offre servizi altamente specializzati come l’editing storico che, oltre all’editing tradizionale, aiuta gli scrittori a evidenziare anacronismi ma soprattutto controlla che nel romanzo si percepisca appieno il “senso della Storia” ovvero i personaggi, l’ambientazione e ogni elemento della narrazione siano esattamente come erano nell’epoca in cui è ambientato. Ma non mi occupo solo di editing. L’idea è quella di mettere uno storico al servizio degli scrittori di Storia. Ad esempio, aiutandoli a trovare la giusta ambientazione spazio – temporale per un’idea che hanno avuto ma che non sanno bene quando e dove ambientare. Oppure il supporto alla ricerca per evitare che incorrano in facili errori come fidarsi di uno storico prestigioso che, però, magari è morto un secolo fa ed è stato sconfessato dalle ultime scoperte archeologiche, giusto per dirne una. Fornisco agli autori delle linee guida di ricerca, e una bibliografia certificata che potranno utilizzare per immergersi appieno nell’epoca della quale vogliono scrivere.

D – La figura dello storico oggi per Elisa Filomena Croce.

R – Tempo fa avrei risposto in modo diverso, ma oggi ho capito che esistono due tipi di storici, e sono fondamentali entrambi (possono anche essere racchiusi in un’unica persona, ovviamente). Da una parte c’è lo storico accademico, che scrive solo di ricerca e pone le basi per tutto quello che verrà. Ed è un lavoro importantissimo, senza il quale tutto quello che facciamo e che studiamo non avrebbe alcun senso. Chi può fare ricerca deve fare ricerca e donarla all’umanità. Anche se la leggeranno solo gli addetti ai lavori. Ed ecco che entra in gioco la seconda figura dello storico, cioè quello che si occupa di divulgazione; perché ci vuole uno storico per fare divulgazione non un giornalista o uno scrittore improvvisato. Gli storici hanno il dovere di divulgare la Storia poiché solo loro conoscono l’importanza delle fonti, di quanto possono cambiare col tempo, di quanto la Storia è sempre in divenire. Lo storico ha una visione della Storia che è fatta di schemi, dati, fonti, e se qualcuno ha la capacità di saper raccontare tutto questo bagaglio alle persone che nella vita fanno tutt’altro è bene che lo faccia. In un caso o nell’altro, lo storico è colui che consegna la Storia ai posteri, siano essi i futuri storici o la popolazione che ha studiato altro. Naturalmente, vista la grande responsabilità, credo fortemente che uno storico non dovrebbe mai plasmare la Storia a suo piacimento, o modificarla in favore delle proprie idee perché, in questo caso, avrebbe contro tutto quello che rappresenta.

D – La Poesia ha un posto nel tuo bagaglio storico – culturale?

R – Assolutamente sì. La Poesia mi accompagna da quando ero piccola, al pari dei libri. L’ho studiata, amata e ho perfino provato a scriverla negli anni della mia adolescenza. Le mie poesie, però, non sono un granché, me la cavo meglio con la prosa. Tuttavia, indipendentemente dal mio lavoro, amo concedermi di leggere poesie per il solo piacere dell’anima. Mentre, a livello più professionale, i lirici greci e latini mi hanno permesso di immergermi completamente nell’antichità, rendendola ancora più viva forse di qualunque altro reperto. Le poesie possono dire tanto di un’epoca perché raccontano il sentimento più intimo dell’autore, e ci mostrano qualcosa che tutte le altre fonti non potranno mai dire. Per questo sono così preziose.

Francesca Rita Rombolà

Elisa Filomena Croce

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