Roberto Calasso, l’editore per antonomasia, è morto ieri, 29 luglio 2021, a Milano. Era nato a Firenze nel 1941. Con lui l’editoria italiana perde una delle sue figure più raffinate, più colte, più composite e forse pure un tantino più schive e più enigmatiche. La casa editrice Adelphi è la sua “creatura” più originale, più tipica e forse più sofferta nel suo percorso verso la vetta di un Olimpo letterario e culturale in genere non sempre scontato. Roberto Calasso l’aveva fondata nel 1963 insieme a Roberto Bazlen e a Luciano Foà.
Scrittore, saggista, intellettuale prima che editore, Roberto Calasso ha forse rappresentato un’era della cultura italiana in cui il valore della scrittura e della conoscenza, la diffusione del pensiero sono stati i cardini di una società che aveva voglia di imparare, di capire, di migliorare il mondo e di migliorarsi. Forse non a caso il tema di esordio della Adelphi Edizioni sono state le opere complete di Friedrich Nietzsche. Prima del suo enorme lavoro di traduzione e di pubblicazione il pensiero del filosofo tedesco era quasi sconosciuto in Italia, Roberto Calasso ha voluto esplorarlo in primis e divulgarlo affinché lo si potesse comprendere forse in profondità per riuscire anche ad epurarlo dalle molte scorie ideologiche che lo hanno avvelenato per molto tempo. Cultore e conoscitore dei miti greci, Roberto Calasso rivalutò e rielaborò il mondo classico facendosi medium, per il tempo, dell’importanza e dell’efficacia del Mito quale creazione del Bello, del Giusto, dell’Arte imprescindibili elementi vitali della civiltà. L’Italia, l’Europa, il mondo intero con Roberto Calasso hanno perso una guida dell’intelletto, di sicuro un punto di riferimento volto al conoscere. Si è spento un faro sopra l’oscurità del mare. Concludo questo breve e incerto ricordo con le ultime battute tratte dal libro “L’impronta dell’editore” di Roberto Calasso – Adelphi Edizioni, Milano, 2013:
” (…) Come nei suttra, i riti vedici più audaci, estremi e interminabili, cadeva la distinzione tra sacrificante e officianti – e con essa cadeva l’obbligo degli onorari rituali per gli officianti (la daksina senza la quale il rito stesso non poteva essere considerato ufficiale) – così nel mondo internettico viene tendenzialmente meno la differenza tra opera e comunicazione, fra autore e generico digitante. Di conseguenza, verrà meno anche l’obbligo di remunerare l’opera dell’autore, perché tutti sono autori. Alcuni fra i più indefessi produttori di opinioni oggi contemplano questo stato delle cose come una auspicabile conquista della democrazia, una globalizzazione che preluderebbe ad altre da porre in atto non soltanto in rete”.
LUX
Nessuna luce apparirà più
in cima alla torre alta:
è stato un faro molto potente
sopra l’oscurità del mare.
Altri fari sì
ma anche altre tenebre. Più fitte.
Francesca Rita Rombolà
Nessun commento