Il ruolo dell’immagine nell’Occidente

4 Novembre 2021

Qual è e quale è stato il ruolo dell’immagine nell’Occidente? Risulta, ben evidente credo, che nella sua storia e nella sua tradizione l’Occidente ha sempre posto in rilievo e quasi esaltato il ruolo dell’immagine. Bisogna già partire dall’antichità classica. Infatti, quando Platone parla dell’idea in un senso anche prettamente filosofico, dell’eidos, l’eidos è ciò che si vede. In un certo senso si tratta del primato della facoltà visiva rispetto a tutte le altre facoltà, che è propria dell’Occidente ossia della civiltà occidentale. Altre civiltà, ad esempio quella semitica, pongono in risalto il ruolo dell’ascolto piuttosto che quello della visione.

Perché oggi, in Occidente, vi predomina il ruolo primario dell’immagine? Proprio perché la nostra cultura, la nostra tradizione convergono verso tale direzione cioè nell’esaltazione dell’immagine, della visione che, a differenza di altre civiltà, ne ha fatto un punto di focalizzazione molto importante. Tutto oggi, in base a questo concetto o idea, è diventato immagine in Occidente. L’essere stesso in sé è “immagine”: “l’epoca dell’ immagine del mondo”, “l’era delle visioni del mondo” sono modi di dire emblematici a tale riguardo. Bisogna anche riconoscere che l’evento e la presenza massiccia della tecnologia ha continuato e continua a sollecitare “la nostra percezione visiva”.

Ma ciò non è una novità perché tutto questo ha radici nella lunga tradizione occidentale che ha come baricentro il vedere. Anche il linguaggio filosofico, che può sembrare più atto alla dimensione del pensiero e non della visione, è dominato, in realtà, da termini che indicano l’immagine, la visione, e anche il linguaggio artistico che è radicato nella potenza dell’immagine. Ogni generazione umana, infatti, per secoli fino ad oggi si è inventata una sua forma e un suo linguaggio artistico basati sull’immagine. Il linguaggio dell’arte, quindi, ha a che fare con il vedere, il rappresentare, il percepire; anzi ne è come il fulcro senza il quale l’Arte, in Occidente, non sarebbe mai stata possibile. Fino a che, in Occidente, dominerà l’immagine continueremo ad essere artisti e l’Arte continuerà ad esistere. L’arte pop, maggiormente, ci ha resi consapevole in tempi moderni della forza straordinaria dell’immagine e ci ha fatto comprendere come questa sia quasi un destino per l’Occidente.

La plasticità delle cose focalizzate dalla visione risalta da sempre, in Occidente, quasi come una realtà sublime, elevata; una capacità unica di essere e di mostrarsi al resto del mondo. La visione è in grado di far spaziare la mente e lo sguardo a trecentosessanta gradi. L’immagine concreta, qualunque immagine, nella sua rappresentazione, ma anche l’immagine astratta in ciò che riesce a cogliere riempiono il vuoto che crea il pauroso estraniamento dal mondo, dall’Universo che non può mai venire colmato in nessun’ altra maniera.

In mezzo al caos delle immagini subliminali odierne vi è sempre spazio per pensare, ricreare, ripensare, immaginare ancora un qualcosa di puro, di primordiale, di essenziale che il produrre visione e percezione, tipici dell’Occidente, sanno dare, con flessibilità, ancora e sempre.

UN’ IMMAGINE

Un’ immagine?

E’ un pensiero che danza

una danza di parole

in un cerchio sacro

rivolto all’incessante

cammino della vita

dentro il proprio mistero.

Un volto,

anche senza lineamenti

cerca e trova l’Infinito

stabilendovi la sua dimora.

Il vedere, il rappresentare,

il percepire sono vivere e morire

in divenire e in essere,

così la terra del sole morente

ha plasmato nei secoli

l’uomo e l’abisso

il cielo e la speranza.

Nella visione

l’occhio parla

e insieme ascolta

il vibrare perenne e l’inaudito

il senso e il silenzio

il suono e ciò che raggiunge

il culmine nel canto.

Ti vedo e ti guardo

mi guardi e mi vedi

e c’è nella tua anima

il ricordo di me,

rimane nel mio angolo immaginifico

la memoria sinuosa

della tua presenza.

Un’ immagine?

Quasi un destino

per una civiltà

soltanto unica,

oggi forse il luminoso

e oscuro

destino del mondo.

Francesca Rita Rombolà

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