Omar di Monopoli è uno scrittore e sceneggiatore. Dopo aver lavorato per un decennio all’interno di numerose piccole realtà editoriali del Salento, dove vive, si è affacciato nel panorama culturale nazionale nel 2007 entrando a far parte del catalogo delle dedizioni milanesi ISBN con il romanzo “Uomini e cani” (Premio Kilhgren città di Milano, presto al cinema), cui sono seguiti nel 2008 “Ferro e fuoco”, nel 2010 “La legge di Fonzie” e nel 2014 la raccolta di racconti “Aspettati l’Inferno”. Nel 2017 è approdato nel catalogo della casa editrice Adelphi, per la quale ha pubblicato “Nella perfida terra di Dio” (tradotto in Spagna e in fumetti da Sergio Bonelli Editore) e la ristampa di “Uomini e cani” (2018). Il suo ultimo romanzo, “Brucia l’aria”, uscito nell’autunno 2021, è invece targato Feltrinelli. Omar di Monopoli insegna comunicazione e scrittura creativa alla Scuola Holden. Per Radio Rai3 ha scritto il radiodramma “L’Uomo termoionico”. Ha scritto per il cinema e per il web, suoi articoli e recensioni sono periodicamente pubblicati su riviste e antologie. Collabora con La Stampa, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e Rolling Stones Italia. E’ stato in giuria nella 33° edizione del Premio Calvino.
Francesca Rita Rombolà e Omar di Monopoli conversano insieme.
D – Omar parliamo un pò dei tuoi romanzi di successo.
R – Da ormai quasi un ventennio sto allestendo una sorta di mia personale contea letteraria fatta di piccole metropoli rurali ubicate in Puglia, città fittizie tanto somigliano a quelle reali della mia terra, periferie in cui una umanità dispari si incrocia consumando passioni, aspirazioni e violenze. Il mio romanzo di esordio è del 2007, si intitola “Uomini e cani” ed è uscito per le edizioni milanesi ISBN prima di venire ristampato dieci anni dopo da Adelphi, editore con il quale ho pubblicato anche il più recente “Nella perfida terra di Dio” (2017). In mezzo ci sono stati altri romanzi (“La legge di Fonzie”, “Ferro e fuoco”) e molti racconti (“Aspettati l’Inferno”). Il mio ultimo parto si chiama invece “Brucia l’aria” ed è uscito un mese fa con Feltrinelli. Queste opere sono state rappresentate a teatro e vendute al cinema per il quale ogni tanto lavoro come soggettista. Intanto la Bonelli, la casa editrice di Dylan Dog e Tex, ha comprato i diritti per trasporre in graphic novel il mio lavoro, mentre le mie opere venivano tradotte anche all’estero. Sono stato giurato del Premio Calvino e scrivo per La Stampa e il Fatto Quotidiano. Questo direi che è quanto.
D – So che insegni scrittura creativa alla Scuola Holden, come vivi questa tua esperienza e cosa pensi della scrittura creativa?
R – E’ per me un onore e naturalmente una grande soddisfazione. La mia esperienza al riguardo è semplice: non credo si possa insegnare a essere scrittori ma i corsi servono a eliminare tutto ciò che è inutile: si sforbicia insieme gli orli, si fa il punto sulle sovrabbondanze per crescere e focalizzare gli sforzi sul talento e il mestiere. Io ci ho messo una vita ad alzare lo sguardo dal mio ombelico per trovare la mia voce, mentre in un corso Holden questo cammino, spesso penoso e irto di errori, viene facilitato e consapevolizzato. Ecco, la scrittura creativa può diventare un viatico verso una maggiore presa di coscienza dei propri strumenti, si elimina un pò di ego per allenare la propria penna all’unica cosa che conta per uno scrittore, ovvero raccontare una storia!
D – Le tue collaborazioni con Radio Rai.
R – Ho scritto per la Rai un radiodramma qualche anno fa. Da allora partecipo periodicamente a trasmissioni e interviste del terzo canale radiofonico. Rai cinema era invece disposta a finanziare il film tratto da “Uomini e cani”, ma il progetto si è poi arenato per poi tornare oggi daccapo in auge. Vedremo se questa volta si riesce a portare il progetto a compimento.
D – E il panorama editoriale italiano, come lo vedi?
R – Mi sembra interessante e vivacissimo, ma naturalmente è un settore perennemente in crisi per cui è complicato districarsi tra le offerte – patacca e i lavori degni davvero di rilievo. Le librerie sono strapiene di marchette e paccottiglia letteraria. Ma ho l’ottimistica convinzione che alla lunga il talento e le capacità siano le uniche cose a pagare sempre, per cui non vedo necessariamente tutto nero nel futuro dell’editoria come spesso sono soliti fare molti miei colleghi. Speriamo il tempo mi dia ragione.
D – I poeti e la Poesia hanno un ruolo significativo, secondo te, nella società odierna?
R – Non lo so. Ho scoperto il potere lenitivo della poesia da relativamente poco, e questo per me è già una conquista preziosa. Lunga vita alla poesia!
D – Un tuo augurio per l’anno che sta arrivando.
R – Spero che ci si metta alle spalle questo biennio orribile quanto prima, e l’auspicio è ovviamente quello di continuare a leggere e scrivere storie degne di essere narrate. Un abbraccio a tutti.
Francesca Rita Rombolà
Omar di Monopoli
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