Forse oggi è quasi un must parlare della Cina in generale e soffermarsi su qualche suo aspetto in particolare, perché la Cina è praticamente da sempre un grande paese in tutti i sensi (la sua civiltà è nata millenni prima di Cristo) e la sua realtà è costante, vasta, complessa e tutta da scoprire.
Una riflessione molto breve sul poeta cinese Ton Fon, che visse intorno al 712 – 770. Il luogo della sua nascita è incerto. Ebbe una vita molto movimentata e sofferta in un’epoca in cui la Cina fu contraddistinta da profondi e intensi rivolgimenti politici quali la ribellione di An Lu Shan e l’ascesa al potere dell’imperatore Sutsung.
Il poeta Ton Fon, costretto all’esilio e a una vita raminga, patì la fame e l’isolamento, conobbe il dolore e l’umiliazione. I suoi poemi, rimasti in diciannove libri, documentano non solo la sua statura morale e il suo senso doloroso del destino umano ma anche una spiccata sensibilità politica e sociale sullo sfondo degli avvenimenti del suo tempo.
Insieme a Li Po e Wang Wei è la figura più rappresentativa della letteratura cinese. I suoi versi sono attraversati da un amore purissimo ed elevato verso i propri cari e verso la propria patria della quale vorrebbe tanto sollevarne le sorti. Egli, però, vive la disillusione della Storia e del destino di ciascun essere vivente con un sentimento davvero molto forte di inconciliata amarezza.
Ecco, di seguito, una delle sue poesie più belle e più toccanti al riguardo in cui al senso caduco di ogni cosa si mescola lo scorrere inesorabile del tempo che sembra a volte legare insieme, a volte disperdere il passato e il presente.
L’uomo scompare nel tempo
Sepolto da cento malerbe.
Non ha veduto sulle sponde del Ch’ing – hai
Le bianche ossa, gli uomini antichi
Che nessuno raccoglie?
I nuovi ancora li turba il dolore,
Gli antichi piangono
Nel cielo velato di pioggia
Ne ascolti frusciare il mesto respiro.
Francesca Rita Rombolà
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