Bambini che hanno perso l’amore e il diritto all’amore. Bambini che non conoscono più l’amore. Bambini soli e solitari che hanno fame e sete di ogni cosa, ma di essere amati e accuditi principalmente. Bambini che non possono più giocare. Bambini che non possono più esprimere la loro gioia di vivere. Bambini che non riescono più ad esperire la loro innocenza ludica e il loro spirito di libertà infinita e pura. Bambini in guerra e in mezzo alla guerra. Bambini trascinati dalla guerra come arbusti spezzati lungo gli argini da un fiume in piena. Bambini sotto shock a causa della guerra il cui trauma disumano sarà come una zavorra invisibile che si porteranno addosso per il resto dei loro giorni fino a tarda età. Bambini che hanno dentro la loro anima infantile ancora in formazione l’innato senso di una pace superiore e profonda che gli uomini non riescono mai a capire e perciò non possono mai dare. Bambini i cui effetti disastrosi della guerra sono ferite dagli squarci inauditi e dalla profondità senza dimensione che brilleranno come piaghe perlacee di luce tenebrosa col trascorrere cruento degli anni e delle stagioni. Bambini la cui levità divina contrasta terribilmente con la nefanda pesantezza adulta e crudele. Bambini che non sapranno mai e non conosceranno mai l’amore che il mondo e la società avrebbero dovuto donare loro fin dall’istante della nascita. Bambini sfregiati ma non distrutti. Bambini piegati ma non spezzati. Bambini che la guerra stritola ma non annienta. Bambini feriti dentro e fuori, nel cuore e nel corpo perché la guerra con le sue bombe produce esplosioni immani e crateri inverosimili anche dove non vi è cielo e terra troppo vasti da risucchiarli o troppo piccoli da contenerli. Bambini che negli occhi percepiscono la speranza di un suono diverso e nuovo le cui frequenze gli orecchi non possono udire perché la pace, la vera pace che il mondo non conosce e che da sempre brama, è quella nota silente e dolce accompagnata dalla perpetua armonia del Creato. Bambini il cui diritto ad essere amati è più forte di ogni avversario in guerra.
IL DIRITTO AD ESSERE AMATO
Non conosco il gioco della palla
né quello della playstation
o dei trenini di plastica a vapore,
non ho mai avuto e ora non più
matite colorate
per disegnare e scoprire
né e più una penna
per imparare a scrivere
e scrivere tante cose
sul mondo e sulla vita.
Nel mio paese c’è la guerra,
orribile e implacabile si aggira
fra pianti e rovine
lo spettro della morte
e falcia la testa dei crochi in fiore
insieme a quella degli esseri umani
senza distinzione.
Ciascun giorno è la fame,
e la paura,
a scandire le ore.
Ma ciò di cui soffro di più
essendo bambino
è il non avere e più
un padre e una madre
le loro carezze e le loro premure.
Crescerò, lo so crescerò
diventerò prima adolescente
e poi adulto senza avere mai e più
conosciuto il diritto
più implicito e più naturale
per un bambino: il diritto ad essere amato.
Francesca Rita Rombolà
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