La voce libera … e liberata. Un riflettere improvviso intorno al libro “La voce liberata. Nove ritratti di femminilità negata” a cura di Ilaria Franciotti

30 Ottobre 2023

Una sensazione forte, corroborante. La mente che si apre, il cuore che pulsa e si rigenera, la voce che si libera di tante atavicità incancrenite, sclerotizzate, spesso assurde. E parla, perché riesce a parlare, adesso. Può parlare. Perfino urlare sì. Ormai può farlo senza più molta paura e con tutta la consapevolezza possibile della propria femminilità.

Ho letto il bellissimo volume “La voce liberata. Nove ritratti di femminilità negata AA. VV. ” a cura di Ilaria Franciotti (ChiPiùNeArt Edizioni, 2021). L’ho letto. L’ho meditato. Ci ho riflettuto su. Ed è stato, per me, come un ri – torno. Un ri – trovare me stessa. Un andare col ricordo, e con la scrittura, a tante pagine che ho scritto su alcuni di questi ritratti femminili mitici, archetipici, semi divini a cominciare da Lilith (spesso soltanto citata, talvolta protagonista tenace del mio primo romanzo “Ultimi giorni di novembre” – Firenze Libri Editore, 1993) per finire a Penelope (alla quale ho dedicato un intero canto, “L’albero di Penelope”, nella silloge poetica “Petali grigi” – Edizioni del Leone Venezia, 2004).

Il libro non è un saggio, né forse pretende di esserlo a tutti gli effetti, e non è una carrellata di ritratti che si impongono e che seguono schemi precisi e ordinati di presentazione e di interazione; piuttosto, come il titolo suggerisce, sono ritratti del femminile/eterno femminino che non hanno tempo in quanto sono figure – archetipi, appunto, che formano e sintetizzano il frame della psiche umana. Centrali nell’epica, nella letteratura, nel dire comune, nel mito e nella leggenda sembrano essere (forse lo sono sì) portatrici – custodi di un mondo, di una civiltà, di un modo di essere e di concepire la vita, la morte, la terra, il cielo, l’Universo che rimanda ad ere molto lontane nel tempo, per non dire remotissime, in cui il femminile era potenza e non potere; libera creatività e non coercizione; amore, cura, diletto e non odio, abbandono, guerreggiare distruttivo; pietà verso l’altro e non disprezzo e dileggio; libertà dell’Essere e degli esseri e non schiavitù di ogni vivente ed esistente.

E’ davvero esistito un tempo simile sulla terra? Soprattutto un mondo, una civiltà simili? Sì, le prove archeologiche, antropologiche, paleontologiche e dell’inconscio collettivo lo confermano pienamente. Le varie autrici – studiose, che nel libro presentano diverse figure femminili appartenenti alla letteratura, al mito, alla tradizione talvolta orale dei popoli europei, ci dicono di più. Ci rivelano, infatti, la natura vera, la complessità, la preponderanza, la costellazione precipua di ognuna di loro offuscate, nei millenni e nei secoli, da una “storia ufficiale” scritta, innanzitutto, e declinata interamente dal maschile e al maschile che le ha demonizzate, rese malefiche, denigrate, se non qualche volta addirittura cancellate del tutto. Da che sono apparse le prime civiltà “storiche” nella Mezzaluna Fertile (Medio Oriente) non si fanno che guerre di conquista: popoli contro popoli, fazioni contro fazioni, collettività contro collettività, facendo quasi sempre emergere la figura dell’eroe – guerriero – maschio ricercante la gloria e l’immortalità attraverso la distruzione del nemico e dell’umana dignità.

Sarebbe stato così, fino ad oggi, primi decenni in corso del ventunesimo secolo, se lo spirito materno – femminile avesse regnato presso tutti i popoli della terra? Di sicuro no. Andrebbe, allora, riscritta la Storia? Domanda scontata quanto scontata è la trappola del facile stereotipo di essa. Sì, la Storia andrebbe riscritta fin dal principio (e con principio intendo, come le autrici degli scritti del volume, migliaia di anni fa) con un rovesciamento di mentalità, di percezione, di sensazione, di concezione a trecentosessanta gradi! Ancora difficili da capire, da intendere, da mettere in pratica, certo, malgrado il cammino fatto sulla strada del riconoscimento di uguaglianza, diritti e altro per le donne; perché non è per niente facile immaginare e saper riconoscere ciò che il matriarcale profondo abbraccia, costruisce, dona gratuitamente in termini di pace, prosperità, benessere spirituale, psicologico, naturale.

Mi piace concludere quest’improvviso (e forse improvvisato, di sicuro non esauriente) riflettere con una mia poesia, tratta dalla raccolta “Echi lontani” NeP Edizioni, 2017, dal titolo “Lontanissime Madri”: “Nel tufo scavato e vecchio/dipinti graffiti rupestri/tappeti con simboli/filati e colori/dall’inconscio lontano,/Lontanissime Madri/singulti pensieri vissuti remotissimi/il mare che travolge/trasforma spiagge e scogliere./Parla a me ogni cosa/priva di bocca e di parola”. La voce libera … e liberata.

Francesca Rita Rombolà

Nessun commento

Lascia un commento

Poesiaeletteratura.it is Spam proof, with hiddy