Andrea Mazzacavallo è un musicista e cantautore. Nel 1995 vince il premio dedicato a Demetrio Stratos “Cantare la voce”. Nel 2000 pubblica il suo primo album e, con la canzone “Nord – est”, partecipa a Sanremo 2000. Nel 2003 Andrea Mazzacavallo partecipa al festival della musica uzbeka, a Tashkent. Nel 2006 vince il “Leoncino d’oro” alla Biennale Teatro di Venezia con la colonna sonora dello spettacolo di Carlo Gozzi “Il Carro”. Nel 2007 tiene un seminario su “Musica e vocalità nella commedia dell’arte” presso l’università di Seul (Sud Corea). Lo stesso anno, Andrea Mazzacavallo firma la colonna sonora dello spettacolo scritto da Tiziano Scarpa “L’ultima cosa”, che vince il premio “Chi è di scena” alla Biennale di Venezia. Nel 2008 Andrea Mazzacavallo realizza la musica dello spettacolo di circo – teatro “Cirk”.
Francesca Rita Rombolà e Andrea Mazzacavallo conversano insieme.
D – Vuoi parlare un pò, Andrea, del tuo ultimo album “Capricci”?
R – “Capricci” sono le canzoni del pollo che si lagna, è lui che canta e che sempre merita il taglio. “Capricci” è una raccolta di canzoni scritte su commissione per spettacoli di teatro e di cabaret. C’è una canzone su testo di Ruzzante (1500 d. C.) scritta per uno spettacolo di Eugenio Allegri, c’è “Tutti nudi” ovvero la sigla finale dello spettacolo di cabaret “Condominio varietà” con Corrado Nuzzo e Maria di Biase, oppure c’è “La cucina del futuro” scritta per “Aulularia” di Plauto (200 a. C.), “La canzone del mostro” per uno spettacolo su Frankestein oppure “L’Uomo Vitruviano” per uno spettacolo su Leonardo da Vinci, o una canzone sui funghi per uno spettacolo su Gianni Rodari. Poi, però, c’è anche “Suor Chiara”, una strana canzone in dialetto veneto e di tema religioso. Quest’ultima canzone, secondo me, è da non perdere. Se la si ascolta si guadagna quel senso di pace e di conforto che a volte si trova nel sentimento religioso. Non occorre essere per forza credenti o praticanti. Io non sottovaluterei del tutto questo consiglio.
D – Come vive, come sente e che cos’è, per Andrea Mazzacavallo, la musica?
R – La musica è un mistero ed è anche un linguaggio universale. Nella mia vita è stato un “incidente” che, per fortuna, mi è capitato da bambino. Mia nonna Gina mi ha mandato a sette anni a studiare il pianoforte dicendomi. “Suona, che suonare tiene compagnia!”. Niente di più vero. Il mondo è una sfera, ma senza musica sarebbe una palla. Io, da ormai sette lustri, segno la musica perdendomici sistematicamente. Dico sistematicamente perché, essendomi spesso occupato di colonne sonore per spettacoli teatrali o televisivi, ti viene, di volta in volta, una differente ambientazione: magari della tecno preadamitica oppure tipo la Roma del III secolo d. C., la Cina ai tempi di Marco polo, il circo di Lecoq o i sistri della Grecia dorica. Uno si deve arrangiare, possibilmente documentare; sono lavori che bisognerebbe tassativamente rifiutare per riuscire a mantenere una qualche forma di integrità. Se accetti e superi i pericoli dell’instabilità psichica, magari diventi un bravo artigiano.
D – Hai anche realizzato, nel 2008, la musica dello spettacolo di circo – teatro “Cirk”, vero?, di che cosa si è trattato?
R – Ah, grosso lavoro è stato “Cirk”, realizzato da professionisti generosi. La storia era molto semplice: un circo a conduzione familiare: due clown, un giocoliere, due attrici atlete e trapeziste; oltre a loro un elefante, che però era scappato. Per tutto lo spettacolo lo cercano, e alla fine il meraviglioso pachiderma torna a casa. La regia notevole dell’olandese Ted Keijser. Per tutto lo spettacolo nemmeno una parola, solo azione e musica. Ho dovuto scrivere molta musica da circo. Quando siamo andati al Piccolo di Milano, lo spettacolo ha avuto un discreto successo. Durante l’allestimento, un macchinista del teatro si è avvicinato e mi ha detto che, secondo lui, la musica, che avevo scritto, gli sembrava bella come quella di Tchaikovskij.
D – Hai vinto diversi premi in diverse manifestazioni di cultura, è stato importante e gratificante per te?
R – Certo, fa piacere e può essere utile, soprattutto se li ricevi da giovane. Ma i premi, anche piccoli, sono importanti se sono seguiti da finanziamenti o borse di studio. Mi ricordo che, a venticinque anni, ho vinto una borsa di studio del Ministero del Lavoro per frequentare una scuola di musica europea. Dieci milioni di lire! Mi è servita moltissimo. Sarebbe bello se le Fondazioni, le Amministrazioni, le Associazioni industriali, le persone che hanno soldi, i ricchi insomma … sarebbe bello se mettessero delle cifre significative per i giovani che studiano, che si occupano di ricerca e di creatività. Secondo me sarebbe importante che le persone ricche utilizzassero i loro soldi non solo per incrementare finanziariamente la loro ricchezza ma anche per mandare dei segnali di attività, di bellezza, di merito. Basta andare a farsi un giro alla Cappella degli Scrovegni, ed è fatta: quelli sapevano cos’è la gloria! Adesso non sappiamo nemmeno come ci chiamiamo.
D – Ti piace la Poesia? Quale poeta, straniero o italiano, potrebbe ispirarti per la tua musica?
R – L’Italia è un paese importante anche per la Poesia. Il Sommo Poeta andrebbe studiato nel dettaglio. La settimana scorsa ho letto Trilussa, che non conoscevo … Adesso lo amo.
Francesca Rita Rombolà
Andrea Mazzacavallo
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