Festa degli amanti, disperati e soli. Festa degli innamorati, solitari e insieme. Festa dell’amore che unisce e, allo stesso tempo, disperde; porta gioia immensa e dolore smisurato; coinvolge e sconvolge, sazia e affama, brucia e rinfresca, eleva e abbassa, calma e tormenta. Festa di chi ama davvero, senza essere mai riamato; di chi sogna, nel più lucido e amaro presente; di chi ha fatto dell’amore più tenace la propria bandiera e non dimentica mai la sofferenza dell’amato e lo sguardo dell’amante.
Festa dell’amore, che sa di primavera precoce e già annunciata e percepisce nei cuori il profumo suadente del vento e dei fiori, del mare e del cielo, delle nubi e della luna, del faro lontano e della scia di stelle all’orizzonte. Festa dell’amore che tutto si dona e dona, e lacero e perdente non smette mai, e poi mai, di amare camminando lento e avanzando a tentoni fino ai cancelli dell’Eternità.
LA FORMA DELL’ ORCHIDEA
Nascosta ai venti
che gonfiano fino alle stelle
le onde dell’oceano
tremolanti gocce
e danza di ragazze scatenate,
dura e selvatica la rosea orchidea
radice endemica dell’unico sangue fecondo
piacevole dolore,
e il seme vagante dei mondi
il silenzio cosmico
l’immane esistenza della materia oscura
la fonte e il risveglio.
Il fuoco che dalla terra sale
è il ritmo inaudito
dell’Universo in espansione,
i miei perché di bimba
chiesero al Fato
l’amore che tutto travolge
la freccia compiaciuta
della precisione del bersaglio
il desiderio di morire
per vivere ancora
l’eros dei corpi
e la misteriosa unione delle anime,
e scoprire che l’amore
è il gioco più crudele
ciò che l’indicibile conduce
e al tempo non domanda altro
che la durata dell’istante.
Vienimi incontro, amor mio
innamorato e amante
è la nostra festa,
posa appena le tue dita rudi
sui miei capelli d’argento
che non conobbero
l’ebbrezza e il pianto
della vita che nasce,
saziati di ambrosia e di vino
e comprendi con me
la forma dell’orchidea
fiore di continenti nuovi
e di misteriose civiltà perdute.
Francesca Rita Rombolà
Nessun commento