Uno, due, tre milioni e mezzo di anni indietro nel tempo, sprofondati in pieno Pliocene (periodo bio – geologico della terra), all’improvviso compare la nitida figura di una creatura che cammina! Sicura. Eretta. E’ un ominide. Un australopitecino. Una femmina. E’ già, in tutto e per tutto, una donna. E’ Lucy. Nel novembre del 1974, nel mezzo del Triangolo di Afar, nel deserto dancalo (Etiopia – Africa Orientale), il più grande paleantropologo vivente, l’americano Donald C. Johanson, compie un ritrovamento fossile eccezionale: cinquantadue ossa, circa il quaranta per cento dello scheletro di un singolo individuo. Al campo l’eccitazione è alle stelle, scorre la birra, viene suonato e risuonato il nastro della canzone dei Beatles “Lucy in the sky with diamonds”, e dal reperto fossile AL 288 – 1 nasce Lucy: un ominide di sesso femminile di quasi trent’anni, alta poco più di un metro che, con questo nome, sarà conosciuta in tutto il mondo. La sua postura è, fatto sorprendente, per la prima volta eretta … Perché Lucy camminava eretta? Potrebbe essere una questione di sesso (femminile), un adattamento evolutivo nella locomozione manifestatosi per un cambiamento nella “strategia riproduttiva”. Fatto sta che Lucy è la progenitrice del genere umano! Lucy: il primo essere umano – donna del pianeta Terra.
Nella Giornata Internazionale della Donna, Lucy sia il simbolo ancestrale ed endemico di ogni donna che continua sempre a camminare eretta, fiera, coraggiosa e dignitosa, nel mondo.
LUCY
Sollevò le braccia
un mito,
alzò il capo verso il cielo
un sogno …
e si mosse. Camminò.
La prima donna della terra
una donna sulla terra.
Da quell’istante in poi
arduo e temerario
sarebbe stato il vivere
e il morire, il dolore
e l’esultanza accolti
o rigettati e dispersi.
Vai, muovi i primi passi
timidi e orgogliosi
non sei più femmina
ma donna,
le savane dell’Africa
sono immense
vasti declivi rocciosi
rossi e infuocati
i tramonti e le albe.
E’ l’inizio. E’ il principio.
E tu, donna, ama
dona la vita
placa la sete e la fame
del genere umano
che è appena nato.
Come sarà il futuro?
Un futuro da venire
e da costruire
sulla via serpentina
di milioni di anni,
e il tempo?
Lo spazio e il tempo
dell’infinitamente piccolo?
Vai, donna, avanza
traccia il sentiero,
sotto la pianta dei tuoi piedi
in nuce è celato
il paradiso immaginato dai profeti
affinché le nude impronte
lascino il segno, l’enigma e il canto.
Sola, inquieta e libera
allo scadere di ogni ciclo lunare,
pioggia e tuono
ruggito e grido
e poi anima, pneuma misterioso
sulle labbra formate dal sangue.
Tutto ti toglieranno
tutto conserverai
e custodirai con tenacia e forza,
non tua la guerra
la pace da te generata
il sigillo d’oro
sul viso inerme
quando il mare si prosciuga
e l’abisso si spalanca.
… E un mattino
la tua più audace discendenza
esulterà incredula:
“E’ una donna. Donna.
Sì. Donna. La madre dell’umanità.
Presso la culla della specie.”
Una canzone diffondeva
le sue note per il campo
insieme alla crescente euforia
per la scoperta grandiosa.
Il tuo nome fu allora Lucy
per il pianeta e i suoi popoli
in continua evoluzione.
Francesca Rita Rombolà
P. S. – Buon 8 Marzo, Festa della Donna, a tutte le donne del mondo.
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