Una silloge poetica piuttosto originale in cui il linguaggio rimanda a una pluralità di significati inerenti al post – moderno che viviamo quotidianamente e dentro il quale siamo immersi. “40+1 – Quaranta poesie e un monologo” (Edizioni Controluna, 2023) di Anna Maria Benone è un volume agile e scorrevole (confesso che è stato davvero un piacere leggere queste poesie), piuttosto semplice nella forma e nella struttura semantica di ciascun verso ma che tuttavia sottintende un messaggio chiaro di fratellanza, di amore universale, di vicinanza con chi soffre e ha, o ha avuto, esperienza del dolore anche in modo estremo.
Ecco la poesia che apre la raccolta: “Tempo lento” – Passato/culla del futuro./Incanto di una nuova speranza. In pochi versi essenziali vi si concentra il tema del futuro, che infonde speranza perfino nel caos e nell’incertezza del momento attuale. E poi: “Memoria” – Nel candore di/una pagina/il nero di/un pensiero/foglio/penna/giro di vite. Forse la penna è, ciò malgrado, una violenza perpetrata sulla pagina bianca simbolo di purezza, anche se, per mezzo di tale atto creativo, si vuole conservare la memoria, che è sempre un bene per l’uomo. Altra poesia: “Sul ciglio” – Strada nera/catrame cocente/vite assetate./Sul ciglio/un fiore/il richiamo della natura. Questi versi mi hanno toccato molto in quanto tante volte ho vissuto, in prima persona, la realtà da essi cantata … un giorno d’estate o di primavera inoltrata sulle strade assolate del Sud dove l’asfalto rovente, e ciò che su di esso si muove, è spesso arso da una sorta di sete endemica, e fors’anche metafisica, che sembra consumare tutti e tutto … sono stata l’unica, in quell’istante, a “vedere” sul ciglio della strada un fiore, quasi sempre azzurro, nel profluvio di colori che la natura offre in abbondanza a tali latitudini. E ancora: “Traguardi” – … se pensi di essere arrivato,/non sei mai partito. E’ evidente l’ermetismo dei versi al quale la poetessa (e il poeta in generale) ricorre perché l’attuale e insieme l’inattuale della società lo richiedono, senza il quale non è possibile comunicare nessun pensiero e nessuna idea nella deriva del linguaggio e delle lettere. Straziante e incisiva è “A picco” – Nel dolce ricordo/rantolo/nel sangue di corpi/che più non mormoreranno./Fratelli ingoiati dal Mediterraneo./Fermi gli uomini/vergogna di Dio. Un grido di denuncia al mondo intero e alla coscienza di ogni uomo singolarmente, che non può non far almeno riflettere sulla complessità e sulle miserie di questi primi decenni del ventunesimo secolo per ciò che avviene in un mare Mediterraneo al centro di traffici e di civiltà da millenni. E infine la poesia “Poeta” – Viandante dell’anima,/rivolo di luce/tralcio di vite/giglio senza moneta,/poeta/angelo in solitudine. La poetessa usa parole forti e veritiere per presentare la realtà del poeta, parole penetranti come frecce scoccate dall’arco di Apollo per colpire il cuore, in primis, e la mente e dare, o ri – dare, al poeta la sua giusta essenza. Conclude la silloge poetica un monologo dal titolo “Ritornerò? Ritornerai?” formato da quattro movimenti, ciascuno dei quali è una piccola piéce teatrale in un tempo e in uno spazio che riassumono tutte le tragedie del mondo, siano esse guerre, genocidi, atti terroristici, violenze e sopraffazioni di ogni tipo che, ancora una volta, l’Arte può sublimare e fare monito al ché la pace, la bellezza, la compassione, l’aiuto reciproco possano imporsi sui sentimenti e le azioni più aberranti.
“40+1 – Quaranta poesie più un monologo” di Anna Maria Benone ha, nella sua inusualità, il perno maggiore … Quando la parola si infrange contro le dure scogliere del tempo storico, i suoi frammenti sparsi diventano semi di luce che illuminano la notte più lunga e più buia.
Francesca Rita Rombolà
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