Fragore e caos, strepito e sfrenatezza, questo e molto altro si alternano nel mese di agosto, al culmine dell’estate, per chi può godere di un periodo di riposo, non sempre utilizzato al meglio e nel rispetto dell’altro, per chi soffre a causa di guerre, di malattie, di solitudine, di povertà e di altri mali che spesso l’uomo trasforma in endemici.
C’è bisogno di silenzio. Un silenzio fatto di riflessione e di un cuore che batte, ed ogni battito assapora la ricchezza spirituale del tempo che rallenta per dare riposo vero e pace all’essere talvolta stanco, talvolta sfinito, talvolta incapace di capire e di vivere normalmente e naturalmente. C’è bisogno di silenzio. Il “bisogno” del silenzio dei cuori affranti e dei cuori in disparte, ma comunque di tutti i cuori che ancora battono in modo umano e sperano nell’umanità ferita, imbrutita, piegata. Sperano nel suo riscatto, nel suo miglioramento, nelle sue capacità di resilienza per ricominciare ancora all’aurora di un giorno radioso.
Il silenzio dei cuori
Lasciate che la terra
fruttifichi e fiorisca,
lasciate che l’acqua
lavi e rinfreschi le pietre e il fango,
lasciate che l’aria
respiri lieve sul giorno e la notte,
lasciate che il fuoco
riscaldi dal freddo sottile
che rallenta il passo
di moltitudini sconvolte.
Ogni bambino
ha il diritto di sognare
quella quiete che il mondo
non sente,
e quella pace sotto il sole
che i popoli
non sanno mai trovare.
Se lo squillo di morte cesserà
lieta sarà l’aurora
nel cielo tinto di rosa,
luminose le estati
miti e brevi gli inverni del gelo.
Oggi il fragore è assordante,
e il silenzio dei cuori
fatica a trovare la sua via.
Francesca Rita Rombolà
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