Maria Martino è nata a Palermo nel 1945, ma vive a Milano. Da sempre appassionata di scrittura, nel tempo ha scritto libri spaziando fra i diversi generi della letteratura. Fra i suoi thriller: “Carambola di delitti”, “Omicidi virtuali”, “Analisi omicida”; i suoi libri fantasy: “Il mistero dei Maya – Il sovrano non verrà condotto in Athlas”; fra le sue raccolte di poesie: “Parole in solfeggio”, “La lirica nasce dai suoni”. Ha ricevuto due attestati di benemerenza per il concorso nazionale per la Poesia “Premio Perini 2003” e “premio Perini 2009” a Milano.
Francesca Rita Rombolà conversa con la scrittrice Maria Martino
D – Maria Martino, pensa che il fantasy sia ancora, diciamo, un genere di “nicchia” in Italia, anche se negli ultimi anni ha avuto una certa diffusione piuttosto di massa?
R – Penso che il genere fantasy piaccia a molti. Basta valutare quanto successo abbia avuto “Harry Potter e la pietra filosofale”, per esempio.
D – Qual’è in fondo il tuo genere letterario preferito? Quello in cui la tua scrittura è più spontanea e fluida, ad esempio?
R – Il mio genere letterario preferito è il thriller, ma leggo altri generi letterari e saggi scientifici. Scrivo volentieri thriller, anche se ogni tanto passo ad altri generi letterari.
D – Nelle tue “Osservazioni e affermazioni” scrivi: “Mio padre, morto di leucemia a quarant’anni, mi ha lasciato un vuoto nel cuore fino ad ora incolmabile. Avevo dieci anni ( … )”. Ciò mi ha ricordato un pò la morte di mio padre, per un cancro al polmone, quando avevo undici anni, … il vuoto nel mio cuore fino ad ora incolmabile anche per me; abbiamo forse la speranza di “colmare questo vuoto”, prima di morire, al di là e a prescindere dalla scrittura?
R – Io cerco di colmare il vuoto abitandolo. Dal dolore si esce con una forza (dico io) gigante la quale fa superare i vincoli che si frappongono durante il percorso dell’esistenza..
D – Il mondo, la società sono ancora capaci di credere in valori positivi, secondo te?
R – Al mondo ci sono un sacco di ragazzi meravigliosi. Sono persone che si spostano ovunque per conoscere altri Stati, culture, e per lavorare. Sono figli del mondo. Non ci sono confini che dividono, per loro. Sapranno vedere la meravigliosa Terra e avranno l’intelligenza per valutare i benefici della generosa biosfera e guardare all’avvenire del genere umano. Saranno capaci di iniziare rapporti di partnership e concepire amore per il sole, per il mare, per ciò che esiste sul nostro e su altri pianeti, e principalmente per l’altro. Sapranno amare e proteggere. Mi rendo conto che nel contesto sociale, sia socio – economico sia politico, possa sembrare difficile pensarlo, ma se useranno la neocorteccia (sede della ragionevolezza e dell’intelligenza) anziché il cervello antico (sede ancestrale che agisce d’impulso) arriveranno all’idea di pace, sempre agognata dal genere umano. L’unica valvola da gestire sta in noi. La domanda è: vogliamo quello a cui aspiriamo da sempre, cioè benessere, cooperazione, fiducia, serenità, condizioni ottimali e indispensabili per la nostra sopravvivenza? Solo se la risposta sarà negativa, sparirà la Terra … e noi.
D – La Poesia ci può salvare dalle brutture che avvelenano la nostra vita?
R – Non so se la Poesia possa salvarci da ciò che infanga e avvilisce le anime che aspirano alla vita. Tuttavia lo spero.
Francesca Rita Rombolà
Maria Martino
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