Innanzitutto il titolo: “L’ultimo treno della notte”, che appare piuttosto evocativo in quanto sia il treno sia la notte sono due elementi decisamente importanti a livello inconscio e insieme conscio, e poi il frontespizio del volumetto che riporta una frase di Victor Hugo: “La malinconia è la felicità di essere tristi”, frase che si presta a molti sensi interpretativi ma che di per sé da un posto di preminenza a quello stato d’animo che ci fa stare male e, allo stesso tempo, bene in quanto ci stimola spesso a riflettere e a pensare profondamente sulle cose e sulla vita.
“L’ultimo treno della notte. Racconto musicale” Armando Editore, 2024, è l’ultima pubblicazione letteraria di Stefano Diotiallevi. Una struttura insolita caratterizza il racconto, perché è come “scandito” dalle note musicali che si susseguono sul pentagramma. Bella è l’espressione e la fluidità delle parole, piacevole e semplice lo stile; le stazioni e il treno sembrano essere i veri protagonisti, e il susseguirsi dei ricordi e dei momenti trascorsi in essi diventano un vissuto quasi speciale che non si cura più del tempo, restando sospesi in un continuum presente il quale suscita, talvolta, perfino una sottile nostalgia e un qualcosa di irrimediabilmente perduto. La musica ha di certo una preminenza di rilievo quando alla fine di ogni “piccolo episodio” viene citato un cantante o una canzone che hanno fatto epoca, del resto Stefano Diotiallevi ha concepito il tutto proprio in funzione della musica.
Il racconto ha “visto la luce”, raggiungendo anche la pubblicazione, dopo, e alla fine, di un iter piuttosto travagliato (così mi ha riferito l’autore) lasciando di stucco un po’ tutti, specialmente gli increduli e gli scettici che mai avrebbero scommesso qualcosa sulla sua effettiva pubblicazione … dimenticando forse che la scrittura spesso può “essere cieca” come la dea bendata, ossia la dea Fortuna. Ho apprezzato molto l’ambientazione, infatti ho tanti ricordi anch’io di un treno e di una stazione, anche se non ho “mai preso” l’ultimo treno della notte pur sognando tanto di poterlo fare e desiderandolo in notti cruciali della mia vita. Concludo questa brevissima recensione con le frasi proprio dell’ultima pagina del racconto, che andrebbero meditate, e a lungo, se non altro per la speranza che trasmettono, e per “l’umana e legittima” ricerca della felicità che raccomandano … e un certo monito nascosto a non “sprecare” gli anni migliori dell’esistenza.
” ( … ) Forse davvero solo l’arte, la poesia o la pittura saprebbero dare la splendida illusione di una risposta, ma se l’ultimo treno della notte farà suonare ancora quella fatidica campanella … io sarò in stazione ad aspettarlo, sarò ancora lì a struggermi nei ricordi e a dondolarmi nell’eterna altalena della vita, in bilico tra passato e futuro, nell’umana e legittima ricerca della felicità … che, come sempre, ha fretta …
E non si ferma mai”
Finale di “L’ultimo treno della notte. Racconto musicale” di Stefano Diotiallevi, pag. 46, Armando Editore, 2024.
Francesca Rita Rombolà
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